Playlist Sardegna ai tempi del Covid-19: ecco undici album per non dimenticare

di Claudio Loi – Dal punto di vista delle produzioni discografiche il 2020 non è stato proprio un anno memorabile. Le vicende sanitarie hanno condizionato una realtà di solito più dinamica e vivace. Ma non sono mancate le cose interessanti e quindi ve ne propongo una manciata che in qualche modo mi hanno emozionato. Non i dischi più belli (e chi può dirlo) ma semplicemente quelli che mi hanno lasciato qualche traccia e mi danno la spinta per continuare e, come si potrà notare, tutti segnati in qualche modo dalle vicende pandemiche e in rigoroso ordine alfabetico.

Simon Balestrazzi. Cautionary Tales (st.an.da.)
Con Balestrazzi si va sul sicuro e se la scena elettronica sarda è sempre in tiro lo si deve anche a lui, per la sua esperienza, disponibilità e per uno sguardo sempre oltre. Queste nuove tracce raccolgono un percorso creativo che parte dal 2006 e arriva ai nostri giorni e sono indicazioni da seguire per chi ha bisogno di verificare le direzioni che potrà prendere la ricerca elettronica. La proposta di Balestrazzi è colta e popolare allo stesso tempo, una miscela indistinta di suoni digitali e di mezzi meccanici assemblati a mano, come un mantra che avvolge nella sua narcotica ritualità. Si percepisce un lungo percorso di formazione e conoscenza e la voglia di credere in un progetto estremo ma indispensabile. E le voci di Sarai Cappai e Monica Mariani, gradite ospiti nel brano There is a crack in everything, aiutano a condividere questo complesso trekking metafisico.

Bebo Ferra. #Jazz Vs Corona Vol. 1 (Barnum for Art)
Concepito e registrato in pieno lockdown nell’intimità della propria abitazione e con i pochi mezzi a disposizione, questo progetto ci lascia intendere quanto possa essere complicato per un musicista rimanere chiuso e non riuscire a entrare in contatto con il proprio pubblico. Proprio per questo Ferra ha cercato di mantenere il contatto con suoi ascoltatori attraverso le possibilità offerte dalla rete offrendo assaggi giornalieri di musiche che hanno formato la sua identità di artista, tanto ampia e variegata. Il passo successivo è stato quello di trasportare queste quotidiane epifanie su disco, dove ritroviamo il grande songbook americano, il Brasile, la canzone d’autore italiana, jazz, rock e musica popolare, un po’ di Sardegna e anche un inedito. E infine, quasi a voler aprire uno spiraglio al mondo circostante, una insolita versione di Bella Ciao con la partecipazione di Paolo Fresu, Rita Marcotulli, Marco Decimo e Sergio Sgrilli.

La città di notte. La città di notte (Talk About Record)
Il disco è arrivato alla fine di questo strano anno e potrebbe essere di buon auspicio per i tempi che verranno. Loro sono un quartetto formato da musicisti di grande esperienza che per l’occasione hanno trovato un comune sentire e messo a disposizione la propria cifra musicale: Edoardo Meledina, Diego Pani, Andrea Schirru e Frank Stara. Canzone jazzata che pesca tra le suggestioni di un jazz notturno e pieno di swing e la grande tradizione della canzone italiana con i dovuti riferimenti a personaggi come Fred Buscaglione o, in tempi più recenti, a Paolo Conte e Sergio Caputo. Musica fascinosa ma non banale, attenta alla tradizione ma aperta alle narrazioni della contemporaneità, un ponte tra due mondi che possono felicemente convivere. Colonna sonora perfetta per il nostro coprifuoco da abbinare a un buon vino con lo sfondo di un quadro di Edward Hopper o del nostro Mario Sironi. Da non trascurare le note di copertina redatte da Gianmarco Diana che fa da garante a questa insolita avventura.

Elias Lapia. The Acid Sound (Emme Record)
Esordio discografico del giovane e talentuoso sassofonista Elias Lapia che lascia stupiti per la freschezza del suono e la sicurezza con cui guida il suo quartetto che vede Mariano Tedde al pianoforte, Salvatore Maltana al contrabbasso e Massimo Russino alla batteria. È un disco che raccoglie le passioni musicali di Lapia che spaziano tra bebop, hardbop (soprattutto), swing e bossa nova e racconta in musica le vicende legate ai suoi periodi trascorsi tra scuole di musica, concerti, soggiorni a Parigi e in Olanda e piccole stanze di vita quotidiana. Elias Lapia ha l’approccio di un veterano, suona con energica passione e dimostra una tecnica davvero sorprendente. Se il jazz in Sardegna avrà un futuro dovrà passare anche da queste parti.

Matteo Muntoni. Radio Luxembourg (TiConZero)
Nell’immaginario collettivo Radio Luxembourg è stata la prima vera radio libera del pianeta, un’esperienza di utopia realizzata attraverso la quale era possibile ascoltare musiche d’avanguardia che altrimenti non avrebbero avuto possibilità di comunicazione. Tutte le successive esperienze radiofoniche partono da lì e hanno seguito la scia di una programmazione libera e indipendente fuori da ogni gabbia istituzionale e culturale. Matteo Muntoni ha deciso di ricordare questa seminale esperienza con un concept album uscito all’inizio dell’anno e proposto dal vivo prima e dopo il lockdown. È un progetto pensato per large ensemble con possibili mutazioni nelle esibizioni live e una scaletta che si dipana in sette movimenti tutti composti e arrangiati dallo stesso Muntoni che in questo frangente dimostra tutta la sua perizia per la composizione, l’arrangiamento e la direzione orchestrale. Emerge in queste tracce la storia musicale del suo autore che attraversa generi e ideologie, attinge da svariati contesti storici pur rimanendo sempre coerente e uniforme. Un’idea folle e difficile da realizzare ma Muntoni ci ha abituato a queste sfide e rimane un unicum nel panorama musicale non solo isolano.

Massimo Olla. Life in a Sonic Free Form Research Experience (Luce Sia)
Un altro progetto di scuola noise/industrial anche se concepito con modalità differenti da altri progetti analoghi. Massimo Olla riesce a coniugare alla perfezione la sua passione per i suoni elettronici e l’universo digitale con una propensione artigianale e materica piuttosto insolita in questi territori. Tempi lunghi di elaborazione (almeno tre anni per questo album), sperimentazione e ricerca su materiali e oggetti reali, mani che si sporcano, polvere, residuati metallici, profumi di officina meccanica e all’occorrenza silicio e introspezione. Dall’elenco dei materiali usati si percepisce quanto sia stata lunga la manipolazione di questi suoni e si capisce il senso della ricerca e la fatica di ottenere quello che si desidera. È molto stimolante avere a che fare con manufatti artistici così complessi e meditati in tempi in cui tutto si consuma in tempo reale e si capisce meglio anche la citazione di Burroughs riportata all’interno del Cd: “Your mind will answer most questions if you learn to relax and wait for the answer”.

Perry Frank. Reveries (Dynamo Tapes)
Un album di ambient music per chitarra solista ed effetti speciali proposta da Francesco Perra (alias Perry Frank) con un piglio che ricorda quei viaggiatori solitari che non si fermano di fronte a nessun ostacolo. Ostinato e deciso Perry Frank tratta la materia musicale con religiosa dedizione, assoluta determinazione e sincerità. Le sue sessioni musicali ci arrivano da luoghi sempre diversi e sempre imprevisti: spazi aperti, ambienti naturali e archeologici, musei, teatri o semplici abitazioni. Una sorta di situazionismo che ricorda movimenti d’avanguardia come Fluxus così come le teorie enunciate da Guy Debord. Reveries è un messaggio lanciato nell’immensità dell’universo per chi ha voglia di lasciarsi trasportare da suoni e sensazioni o semplicemente di chiudere gli occhi e aprirsi ad altre dimensioni. Questo disco in particolare è dedicato a tutto quello che trascende la realtà effettuale, a quei momenti in cui si disinserisce il pilota automatico e si accede a un paesaggio ideale e imprevedibile. Musica per sognare, per viaggiare, per provare a immaginare un mondo diverso, musica perfetta per questi tempi chiusi e isola(n)ti.

Saffronkeira with Paolo Fresu. In Origine: The Field of Repeteance (Denovali)
Ancora ambient music e ricerca elettronica di grande spessore grazie a Eugenio Caria (in arte Saffronkeira) e alla Denovali Records, eminente label tedesca, che continua a credere in lui. E fa bene perché Saffronkeira è un artista su cui puntare e seguire con attenzione. Le sue precedenti esperienze discografiche sono la prova certa di un’elettronica mai scontata, piena di suggestioni e con il dovuto rispetto alla storia di questo universo. La collaborazione con Paolo Fresu all’inizio era stata prevista per alcune tracce e poi è diventata qualcosa di più che un semplice cameo: i due si sono trovati in perfetta sintonia e le manipolazioni elettroniche di Saffronkeira si sono dimostrate perfette per gli intrecci sonori creati dalla tromba di Fresu. Il disco contiene una profonda riflessione sulla natura umana, sulla capacità di riuscire a stare al mondo alla luce di una deriva culturale che sembra irreversibile. Amara riflessione su un universo che si avvia lentamente al suo declino ma che può e deve reagire. L’essere umano ci ha dimostrato di essere capace di creare e di distruggere e le musiche di questo progetto si inseriscono in modo mirabile in questa terribile frattura. E in fondo la qualità e la bellezza di questi suoni ci portano a sperare di essere migliori.

Svm. Ant (Su Pop)
Alcuni anni sono passati dal loro esordio discografico e alla fine eccoci al secondo fatidico album. Andrea Sanna, Nicola Vacca e Mauro Medde con Ant non deludono le aspettative e si confermano musicisti intelligenti e preparati. Ant è tante cose: è space jazz che rimanda a Sun Ra e alle sue escursioni galattiche, è avanguardia e sperimentazione, è un ibrido di rock classico e prog e persino di fascinazioni floydiane. Un messaggio lanciato nello spazio per comunicare e trovare nuovi contatti. Il loro atteggiamento rimanda alla science fiction del secolo scorso ma è tanto attuale da essere perfetta per i nostri tempi così incerti come un buco nero nello spazio profondo.

Uncodified. Le conseguenze del nostro inesorabile declino (Antipatik Records)
Corrado Altieri non si è fermato e non sarà certo questo straziante momento storico a bloccarlo nella sua ricerca elettronica. A ben pensarci la scena elettronica/industrial/noise è quella che ha forse risentito meno di questa contingenza: artisti abituati a marciare in solitudine, a veicolare messaggi esoterici e complessi e formulare suoni e suggestioni escludenti e radicali. E chi meglio di loro può riuscire a fornire la trama sonora per inquadrare un mondo in dissoluzione, una distopia mai così reale e fornire i codici per decifrare una contemporaneità dominata dal consumo sfrenato e dalla totale mancanza di sostenibili scelte di vita. In queste otto tracce (masterizzate dal solito Simon Balestrazzi) ritroviamo il rumore di fondo della nostra vita, un suono che disturba, crea tensione, se ne frega della forma e scava profondi solchi di inquietudine.

Vanvera and the Golden Birdies. Gloom Age Plumage (MV)
Meno male che ci pensa Vanvera (ovvero Mauro Vacca) a ricordarci la storia nobile del rock, quella più laterale, sofferta e oscura. Quella musica di frontiera che ci riporta a paesaggi immaginari che esistono solo nella nostra immaginazione o nei tanti film e libri e canzoni che abbiamo divorato. Quella roba proposta da Johnny Cash e dai tanti disperati della storia del rock’n’roll che nel tempo ha sempre saputo morire e rinascere. D’altronde lui arriva dal paese d’ombre e la sua visione non poteva che essere dark, scura, malinconica e talvolta piena di speranza e redenzione. Nella sua musica si nasconde il passato glorioso e le più recenti evoluzioni della musica contemporanea, le murder ballads riproposte da Nick Cave e quel mondo così variegato e improbabile che ci è arrivato dai Calexico. Con Vanvera troviamo in questo disco l’insostituibile Roberta Etzi e i fedeli Andrea Cherchi, Luca Gambula e Giacomo Salis: graziosi uccelletti dal piumaggio multicolore e dal canto così sincero e suadente.

Diventa anche tu sostenitore di SardiniaPost.it

Care lettrici e cari lettori,
Sardinia Post è sempre stato un giornale gratuito. E lo sarà anche in futuro. Non smetteremo di raccontare quello che gli altri non dicono e non scrivono. E lo faremo sempre sette giorni su sette, nella maniera più accurata possibile. Oggi più che mai il vostro supporto è prezioso per garantire un giornalismo di qualità, di inchiesta e di denuncia. Un giornalismo libero da censure.

Per ricevere gli aggiornamenti di Sardiniapost nella tua casella di posta inserisci la tua e-mail nel box qui sotto:

Related Posts
Total
0
Share