Paesaggi sospesi tra spazio e tempo, l’Isola monumentale della pittrice Pruna

“Per conoscere non è necessario vedere molte cose, ma guardarne bene una sola.”

Guardando all’opera di Maria Chiara Pruna questa affermazione di Giorgio Morandi trova espressione nelle tinte del litorale di una delle più belle regioni d’Italia: la Sardegna. Così come il grande pittore bolognese, anche lei, con una propria cifra stilistica, dipinge ripetutamente gli stessi paesaggi, togliendoli dal loro contesto spaziale e temporale per sublimarli e renderli eterni, perfino monumentali. Ambienti incontaminati, panorami marini e costieri, trasmettono una quiete avvolgente e rarefatta, che fuoriesce dalla tela per invadere lo spazio circostante. Quella della Pruna è una pittura solenne che non sembra subire evoluzioni, ma rimane fedele a se stessa.

I luoghi che dipinge, sono avvolti da un’aura onirica di soprannaturale silenzio in cui, la perfezione delle luci, delle ombre e degli scorci, dialoga con l’essenzialità del soggetto. La purezza della sua idea di paesaggio trova espressione nell’eleganza dei cromatismi che accompagnano lo sguardo verso l’unico orizzonte possibile: mare, terra e cielo. I paesaggi della Pruna, in cui si respira una solitudine ancestrale, sono guardiani del tempo naturale, nella sua essenzialità e perfezione; luoghi del sogno in cui si percepisce il sentimento del tempo. Immagini eterne, trasformate dal suo pennello, in rappresentazioni dell’essenza della vita.

Spiagge, vegetazione, rocce bianche di polvere sono ambienti in cui la figura umana è all’apparenza cancellata: eppure queste vedute riescono ugualmente a trasmettere sentimenti universalmente umani. I suoi paesaggi primordiali sono infatti familiari agli occhi del suo spettatore. Immobili e colmi di energia si lasciano scrutare attentamente in un percorso analitico e, al contempo, di introspezione. I suoi soggetti rimandano, in una duplice essenza, ad un principio originario e a ricordi di vita vissuta. Le tonalità pacate e la luce soffusa offrono un luogo di pace e di contemplazione, mentre i nodosi rami, o le precarie ombre provocate dalla sabbia mossa dal vento, lasciano scaturire piccoli moti di inquietudine. Nell’opera della Pruna tutto è sottile, fine e delicato ma al tempo stesso solenne e monumentale, in una candida celebrazione della potenza della natura. Le abbiamo rivolto qualche domanda per conoscere più a fondo il suo legame con i soggetti che ritrae e, più generalmente, il suo rapporto con la pittura.

I suoi dipinti hanno una coerenza cromatica molto spiccata. Questa sensazione è data dall’uso dei colori, o dalla scelta degli stessi? Da quanto tempo ha definito la propria attuale tavolozza?
“Potrei dire che la scelta dei colori, inizialmente, è stata istintiva. Quelli della Sardegna, intensi e senza mediazioni, coincidevano con il mio gusto personale quindi è stato facile, ho tentato di utilizzarli in una pennellata piatta e pulita e il risultato mi piaceva abbastanza. Un lavoro dopo l’altro la tecnica si è affinata e la tavolozza cominciava a definirsi meglio, lasciando spazio alle tonalità del bianco/crema e dei grigi più o meno azzurrati o violacei che utilizzo per le spiagge. Durante questo percorso ho pensato che non mi interessava riprodurre fedelmente il paesaggio ma, anzi, togliendo particolari e riducendo la tavolozza a pochi colori ragionati, sarei riuscita coglierne meglio l’essenza”.

I paesaggi che ritrae sono legati alla sua infanzia. Quanto il rapporto con il passato permea la sua opera?
“Sono nata a Iglesias e avevo 2 anni quando sono andata con i miei genitori in Emilia Romagna, quindi non ho vissuto la mia infanzia in Sardegna. C’erano le ferie, certamente, e qualche tramonto sul mare l’ho dipinto da ragazza, ma quello che vedevo, nel mio quotidiano, erano le colline sopra Sassuolo che l’afa estiva o le nebbie autunnali smorzavano in tonalità pastello. Salvo qualche campo, giallo di grano e coperto dal cielo viola di un temporale, raramente c’era qualcosa vicino ai miei attuali soggetti; neppure quando il panorama si ricopriva di neve, seppur essa m’incanti per come riesce a modificare il paesaggio dandogli luci speciali. È stato tornando al mare da adulta che ho cominciato a guardarmi intorno vedendone, come per la prima volta, i colori e cogliendo i giochi delle onde, in estate come in inverno. Successivamente mi sono resa conto che tutti ci rivolgiamo al mare, ci sediamo, lo guardiamo. Inoltre, passeggiando tra le dune, il panorama era altrettanto intrigante e mutevole, a volte inquietante, se ci si fosse inoltrati troppo. Non c’è passato, è tutto assolutamente presente. Non è un ricordo infantile, un rimpianto, ma lo sguardo di una persona adulta che guarda il mondo affascinata”.

Pittura come necessità, urgenza creativa, o come stato meditativo?
“Il tempo necessario alla pittura, dalla fase preliminare nella quale immagino e studio il soggetto, sino alla sua realizzazione, lenta e minuziosa, serve per fermare nella mente e nel cuore ciò mi ha colpito. Non c’è urgenza in questo. Si tratta di trovare lo spazio mentale necessario, fare del vuoto, concentrarmi e poter cominciare. Non è una fase tranquilla, si genera una certa ansia fino a che il quadro non è a buon punto, poi subentra il piacere di dedicarsi ai particolari con tutta calma e definire l’atmosfera complessiva”.

Ci sono artisti a cui si ispira o che ama particolarmente?
“Mi piace la pittura dell’ 800 e 900, non solo figurativa. I grandi maestri che amo sono tanti e l’elenco sarebbe troppo lungo, ne cito solo una, Georgia O’Keeffe, forse non la più nota ma tra le maggiori pittrici americane della prima metà del novecento. Ha dipinto negli anni 20-30 quadri di una modernità indiscutibile mantenendo una pulizia ed uno stile inconfondibile sia nei suoi incredibili fiori, che nei paesaggi”.

Gaia Dallera Ferrario
https://www.instagram.com/gaiafe/

Biografia essenziale dell’artista

Nata in Sardegna a Iglesias nel 1958, vive da tutta la vita a Sassuolo dove inizia a dipingere giovanissima, proseguendo a fasi alterne, compatibilimente con gli impegni di famiglia e di lavoro.
Negli ultimi 15 anni il tempo dedicato alla pittura aumenta e partecipa a corsi per approfondire la tecnica della pittura a olio e ad acquarello sino ad eligere la propria tecnica preferita: l’acrilico.
Oltre a qualche ritratto dei primi anni, ad alcune installazioni per mostre a tema, la natura è il principale soggetto dei suoi dipinti: fiori, paesaggi e marine. Il mare, inizialmente protagonista, diviene in seguito spettatore, come l’artista stessa, delle dune caratteristiche delle spiagge del Sulcis Iglesiente. Molte le collettive e i concorsi con premiazione della giuria tecnica e per gradimento del pubblico.

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