A Oristano con Marcias e Cabiddu il cinema ha il sapore di “Terre di confine”

Anche un piccolo, ma importante Festival del cinema come “Terra di confine”, giunto alla ottava edizione, puó contribuire, attraverso la solidarietà culturale, alla ripresa delle zone dell’Oristanese, colpite negli scorsi mesi da una devastante alluvione. Infatti, la manifestazione, che si svolgerà il 14-15-16 marzo prossimi, ruoterà attorno a Solarussa e Narbolia, dove saranno centrate le proiezioni e gli eventi previsti. Un modo per credere nel valore di ricomposizione sociale della cultura, in tutte le sue espressioni. D’altronde, secondo gli organizzatori (l’Associazione culturale “Su disterru”), il Festival è “una esplorazione, discussione, visione di una forma d’arte che, nonostante le sue crisi economiche, produce opere, influenza il nostro immaginario, guida il nostro modo di analizzare e studiare la realtà”. Insomma, il filo che lega il grande schermo alle lotte quotidiane è ancora molto intenso e resistente.
“Terre di confine”, quest’anno, è dedicato principalmente alle minoranze linguistiche spagnole, che vantano una tradizione cinematografica di ottima qualità. A dirigere il Festival sarà Peter Marcias, il quale, messo da parte il suo status di regista (il suo ultimo film, già premiato in varie manifestazioni è “Tutte le storie di Piera”, viaggio nella carriera e nella vita avventurosa della grande interprete Piera degli Esposti) ha traghettato “Terre di confine” proprio nei suoi luoghi di origine. A questo proposito, ci dice di “essere assai felice di sostenere questo festival, soprattutto nella zona di Oristano, il mio luogo natale, di recente, purtroppo colpita dall’alluvione. Ma sono anche molto contento della qualità dei film spagnoli e di quelli italiani in programma, i quali completano il discorso sull’identità e l’emigrazione, temi da sempre fondamentali per questa manifestazione.” Così, Marcias, un estimatore del cinema iberico, ha dato l’occasione agli spettatori di poter vedere alcuni film, che difficilmente arriveranno alla grande distribuzione italiana.
Il Festival si inaugurerà sia a Narbolia, nel pomeriggio di venerdì 14, nella sala Polivalente, con “Costa da morte” di Lois Patino, sia a Solarussa, contemporaneamente, alla Casa Sanna, con “Arraianos” di Eloy  Enciso Cachafeiro. Il primo, ambientato nella Galizia, in un luogo inquietante noto per i suoi naufragi e l’altro, la vicenda di una resistente comunità rurale, tratto da un testo letterario di Jenaro Marinhas. Le proiezioni proseguiranno sabato 15 e domenica 16 e prevedono l’approfondimento delle tematiche anche nell’ambito del cinema italiano. In questo senso, si collocano il documentario “L’innesto” di Gianfranco Cabiddu (ospite del Festival, che presenterà e discuterà con gli spettatori il suo film), il quale non racconta esclusivamente il rapporto tra Paolo Fresu e suo padre, ma pure le inferenze di suoni, paesaggi, linguaggi, mentre, invece, “La mia classe” di Daniele Gaglianone, già proiettato all’ultima Mostra di Venezia, insiste, con uno stile originale, sull’integrazione e i suoi problemi.
“Terre di confine” non è solo cinema. Saranno tre giorni pieni, tra Narbolia e Solarussa, ricchi di laboratori, mostre, incontri, concerti. Da non perdere l’allestimento “Cinema di confini” a cura di Antonio Maraldi , la presentazione dell’ultimo libro di Nicolò Migheli (“La storia vera di Diego Henares de Astorga” edizioni Arkadia) e il concerto finale a Solarussa di Ester Formosa con Marcello Peghini e Gianluigi Dettori, un viaggio nella musica iberica dai trovatori medioevali alle canzoni con i versi di Garcia Lorca.

Elisabetta Randaccio

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