Museo degli strumenti popolari a Pula, 152 i manufatti esposti a Casa Frau

Un viaggio tra launeddas, organetti e fisarmoniche per coglierne unicità, creatività e la magia dei suoni arcaici. Nasce a Pula MuSPoS, Museo degli strumenti popolari sardi, interattivo e multimediale. Allestito a Casa Frau sarà uno spazio aperto alla cultura e verrà inaugurato domenica 6 settembre alle 19.30. Sono 152 i manufatti esposti, 77 le tipologie, in buona parte autoctone, rappresentative dell’intero territorio della Sardegna. Un prezioso patrimonio etno-musicale che fa parte della collezione di Orlando Mascia, di Maracalagonis, noto polistrumentista e da lui stesso in gran parte realizzati. Oltre a poter ammirare i manufatti esposti nelle teche, attraverso un’innovativa installazione multimediale-interattiva si potrà accedere a informazioni sulla storia, usi e caratteristiche dei singoli strumenti, sentire i loro suoni e le esecuzioni dal vivo. In un angolo dello spazio espositivo sarà allestito anche un piccolo laboratorio curato da Mascia. Il Museo è frutto della sinergia tra l’Associazione culturale di Maracalagonis Ballu Tundu e il Comune di Pula.

“Lo scopo è valorizzare, in modo tangibile, l’inestimabile patrimonio musicale sardo, diventando veicolo di formazione, educazione e sperimentazione musicale nonché luogo di custodia delle più autentiche tradizioni sarde”, commenta la sindaca Carla Medau. Un sogno realizzato per Orlando Mascia. “Ogni strumenti ha la sua storia – racconta all’Ansa – c’è l’organetto del 1885 Paolo Soprani con i tasti in osso, oppure Serràggia, una sorta di violoncello rudimentale costruito con vescica di maiale e corda di budella di capra. Tra le decine di launeddas ce n’ è una che mi è molto cara: me la regalò il mio maestro, il grande Pietrino Murtas di Muravera il giorno del mio matrimonio. In esposizione anche sei del centinaio da me realizzate, tra cui due create con le ossa delle zampe di fenicottero”. Non manca su trimpanu. “Il suono che emana è fastidiosissimo – confessa – e fa imbizzarrire i cavalli: si racconta che anticamente veniva utilizzato dai malviventi per disarcionare i carabinieri impedendone l’inseguimento”.

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