michela murgia

Lìberos, Murgia: “La cultura non può dipendere dai finanziamenti pubblici”

“La nostra felicità in questo momento si può misurare sulla scala Richter”. Ha appena ricevuto la notizia della vittoria di Lìberos al premio CheFare, un concorso nazionale che metteva in palio centomila euro per progetti culturali innovativi, e la comunità dei lettori sardi è riuscita ad aggiudicarsi quel premio. Un finanziamento importante che consentirà al progetto – che finora si sosteneva sul lavoro volontario di tutti coloro che hanno deciso di animarlo fin dall’inizio – di strutturarsi meglio, crescere, dare lavoro e sviluppare professionalità. E soprattutto di dare maggiore corpo all’idea che ha portato alla nascita di Lìberos: quella di sostenere la filiera del libro in Sardegna mettendo in relazione editori, scrittori, librai, biblioteche, operatori culturali e lettori, creando un network che valorizzasse la capacità di collaborare, di creare relazioni, di fare, in definitiva, comunità. “Lìberos riassume gli elementi dei quali eravamo alla ricerca quando abbiamo progettato il bando: è una proposta che parte dal basso per rispondere concretamente ad una situazione di crisi della cultura, e svolge questo compito facendo emergere ed interpretando in modo innovativo le richieste della comunità a cui si rivolge”.

Una delle motivazioni della giuria mette in risalto uno degli aspetti cruciali di Lìberos: quello di essere nato “dal basso”, senza risorse o finanziamenti iniziali ma grazie alla volontà di un gruppo allargato di persone interessate a far crescere un contesto, dare pieno sostegno a chi da anni lavora in questo campo con tenacia e passione e grandi difficoltà.

“Lìberos non ha costi strutturali. È una cattedrale di relazioni. Per questo ora col premio di 100mila euro cercheremo di far crescere delle competenze. Dare lavoro a tre o quattro persone che si occupino professionalmente di far crescere il progetto. Finora tutti quelli che hanno lavorato lo hanno fatto gratis. Ora assumeremo una persona che curi i testi del sito, una che coordini la community online, un project manager…”. C’è di più: proprio l’esperienza con il premio CheFare ha suggerito l’idea di destinare una parte del finanziamento ricevuto alla creazione di un premio analogo in Sardegna. Il 10 per cento servirà per finanziare, con meccanismi simili, dei progetti culturali che sappiano dimostrare non solo di avere spessore e di poter produrre valore culturale e innovazione, ma che siano anche in grado di sostenersi economicamente. “Partecipare a questo premio ci ha costretto a riflettere sui parametri che ci eravamo dati. Quando qualcuno ti dice: voglio capire quello che vuoi fare, tu stesso sei costretto a capire meglio le tue motivazioni e il tuo progetto. In particolare ci siamo chiesti: come facciamo a dimostrare che Lìberos è sostenibile economicamente? Come facciamo a tenerci in piedi a prescindere. Ecco: CheFare premia modelli culturali e vorremmo replicare lo stesso modello virtuoso qui in Sardegna”.

Nel frattempo, prima ancora di conoscere l’esito del bando, il social network dei lettori aveva già progettato una serie di iniziative sul territorio. Nei prossimi mesi arriveranno in tour nell’Isola sei autori di rilevanza italiana che non sarebbero potuti arrivare se non alle condizioni contrattate da Lìberos. Tra gli altri, Daria Bignardi, Loredana Lipperini, Paolo Giordano e Riccardo Iacona. “Gli autori andranno in sedi totalmente decentrate”, spiega Murgia. “Quindi cercheremo di evitare la prassi consolidata di portare scrittori noti nelle grandi città. È un modo per ripagare le realtà territoriali che ci hanno sostenuto. Ad esempio, Giordano farà una tappa a Isili”.

Un altro progetto è quello che stanno sviluppando insieme all’Istituto di Cultura della Catalogna: due poeti catalani verranno nell’Isola e due poeti sardi li tradurranno in sardo, e viceversa. Un terzo progetto importante riguarda la possibilità per alcuni editori sardi piccoli di partecipare al Salone del libro di Torino, in uno spazio collettivo col marchio di Lìberos. “Prima e forse unica possibilità per degli editori piccoli di partecipare al Salone a condizioni economiche accettabili”. Da sottolineare come questi progetti siano stati messi in campo a prescindere dal finanziamento e a prescindere anche da eventuali risorse pubbliche. “Dobbiamo precisare che al pubblico non volevamo chiedere niente. Parlo molto chiaro: il settore pubblico non può essere la principale fonte di sostentamento delle attività culturali. Non è possibile mendicare finanziamenti che arriveranno due anni dopo e nel frattempo ipotecare beni e case per realizzare progetti messi in campo da associazioni non profit. I festival hanno ricevuto con grande ritardo i soldi di due anni fa, e solo dopo infinite preghiere, e non hanno ancora ricevuto quelli dell’anno scorso. Non si può dipendere dal finanziamento pubblico. La politica non deve garantire la tua esistenza, anche perché se lo fa ti può anche ricattare”.

Non a caso tra le motivazioni della giuria del premio è sottolineata anche la capacità di riconoscere alla lettura un valore economico, culturale e sociale, individuale e collettivo, la capacità di coinvolgere in modo originale gli attori della filiera del libro, la capacità di sviluppare un modello capace di bilanciare cultura e istanze commerciali. “Il progetto ad oggi è fortemente ancorato alla realtà della Sardegna, ma il problema che affronta è nazionale e riguarda in prima battuta le zone meno popolate del paese e quelle che non hanno una libreria o una biblioteca. La Giuria auspica che, durante la fase di affinamento del progetto, il gruppo vincitore affronti esplicitamente il tema della crescita dell’idea al di fuori dei confini regionali”.

 

Andrea Tramonte

 

 

 

 

 

 

Andrea Tramonte

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