Al Cedac con Marescotti, l’uomo che fa della propria vita un museo

“Come si fa a buttare via le cose?”, è la domanda che si pone in scena Ivano Marescotti, noto al grande pubblico per importanti apparizioni nei lavori di premi Oscar come Anthony Minghella, Ridley Scott, Marco Risi, Roberto Benigni.

Lo vediamo in scena in Sardegna in questi giorni in diversi teatri del circuito Cedac, nei panni di un uomo ossessionato dal proprio presente che diventa continuamente passato senza essere stato neppure vissuto. È una storia dell’impossibile, schizofrenica conservazione delle cose in cui un protagonista solitario si muove a fatica in una casa colma di oggetti.

In un monologo di un’ora e mezza, su un testo affidato direttamente a Marescotti dal poeta romagnolo Raffaele Baldini, scomparso nel 2004, il protagonista costruisce, attraverso le parole, l’architettura delle proprie manie. In tale maniera egli fa diventare la sua vita una perenne bacheca nella quale inserire le cose che, per accidente, gli sono appartenute. Lui vivente, dunque, fa diventare la sua casa il museo della propria vita, “La fondazione”, appunto, per cui si aspetta perfino un riconoscimento pubblico, magari del comune, della Provincia o della Regione. Tappi di bottiglie e carta per le arance non possono essere buttati. Il prezzo sarebbe perdere la memoria di sé: rischiare di non farle più sopravvivere a se stessi.

Sapiente e leggera la recitazione di Marescotti, sempre colta sul filo dell’autoironia. In un monologo non facile. E se l’attaccamento alla vita del protagonista è ossessione di possesso, riduzione minima delle attività dell’uomo al proprio contingente, in questo assembramento di ricordi Marescotti asseconda i tick del personaggio, lo coccola (quasi) quando, per esempio, vuole gestirsi autonomamente la sua vita. Una vita in cui entrano le cose ma escono le persone. La moglie dopo 7 anni lo ha abbandonato, e quello che gli eredi del personaggio chiamano ‘mondezzaio’ è in realtà il protagonista stesso.

Quelle cose, dice Marescotti, “sono me stesso”, lui le sente, ci parla, le incarna, giustificandone così la loro importanza. Avvolto da una scenografia essenziale, voluta in netto contrasto con il testo dal regista Valerio Binasco, il pieno del protagonista, le sue fisime, diventano il vuoto dello spettatore, impercettibile agli occhi.

Dopo il Cine Teatro Costantino di Macomer, Marescotti sarà oggi, 6 marzo, a Meana Sardo, al Teatro San Bartolomeo, il 7 marzo ad Arzachena, all’Auditorium comunale, l’ 8 e il 9 marzo a San Gavino Monreale, presso il Salone Santa Lucia. Tutti gli spettacoli iniziano alle 21.

Davide Fara

 

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