Celestini riaccende ‘Radio Clandestina’. A Cagliari va in scena la Memoria

All’inizio era un libro, L’ordine è già stato eseguito, nel quale Alessandro Portelli ha raccolto e rielaborato centinaia di testimonianze. Prima ancora, anzi prima di tutto, è stata una tragedia: l’eccidio delle Fosse Ardeatine, l’episodio forse più emblematico della barbarie nazista in Italia. Ascanio Celestini, attore teatrale, regista cinematografico, scrittore e drammaturgo romano, classe ’71, ne ha saputo restituire la complessità delle memorie e la molteplicità delle voci in uno spettacolo scarno e tagliente dal titolo Radio Clandestina, diventato subito uno dei monologhi teatrali  più di successo dell’ultimo ventennio.

Lo spettacolo che ha lanciato la carriera di quello straordinario cantastorie (ha debuttato nell’ottobre 2000 all’interno della rassegna I luoghi della memoria), arriva oggi a Cagliari,  alle 20.30, al Teatro delle Saline, con ingresso libero fino ad esaurimento dei posti. Un appuntamento che fa parte dei Pomeriggi della Fondazione, e che vuole essere un’anticipazione della Giornata della Memoria che si celebra in tutta Italia domenica prossima, 27 gennaio.

Radio Clandestina è la storia di ciò che accadde il 24 marzo del 1944, quando a Roma i nazisti uccisero 335 persone. Ma non è soltanto una storia di guerra, è soprattutto il racconto lucido e disarmante di come quei fatti accaddero. Un’operazione della memoria che sentiamo appartenerci, che arriva dritta al cuore e che definisce in maniera netta un genere, quello del ‘teatro di narrazione’ che dopo questo lavoro, datato oramai venti anni fa, è diventato un vero e proprio genere di grande successo.

In scena, una sedia e un filo di lampadine fanno da corredo alla presenza dell’attore. Una scenografia disadorna che lascia il campo libero al fiume di parole. Celestini ha un modo tutto suo di unire memorie personali, personaggi esistiti e di pura fantasia, intrecciando tonalità diverse e affidando il tutto a un linguaggio dalle forti tinte popolari. Si ride, ci si commuove, si piange, con gli occhi che rimangono incollati sul volto magro dell’attore, quasi a a volerlo studiare, imprimerlo nella mente, per apprendere tutto quanto ci racconta nel suo continuo elucubrare e non dimenticarlo mai più.

“Questa dell’Ardeatine è una storia che uno potrebbe raccontarla in un minuto o in una settimana – scrive Celestini sulla sua pagina Facebook -. È una storia che comincia alla fine dell’Ottocento, quando Roma diventa capitale e continua negli anni in cui si costruiscono le borgate, continua con la guerra in Africa e in Spagna, con le leggi razziste del ‘38, con la seconda guerra, fino al bombardamento di San Lorenzo, fino all’8 settembre. È la storia dell’occupazione che non finisce con la liberazione di Roma. È la storia degli uomini sepolti da tonnellate di terra in una cava sull’Ardeatina e delle donne che li vanno a cercare, delle mogli che lavorano negli anni ‘50 e dei figli e dei nipoti che quella storia ancora la raccontano”. Ancora.

Donatella Percivale

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