Le Diner Cachè, arrivano a Cagliari le cene dagli “ingredienti” segreti

Suscita una certa diffidenza l’idea di ritrovarsi nel salone di un appartamento a noi non familiare, a condividere la tavola con dei commensali conosciuti solo qualche istante prima. Invitano a superare questa apprensione Marco Orrù, Claudia Sulis, Francesco Accardo e Michela Mossa, cagliaritani, giovani ideatori di Le Diner Cachè. Dietro la traduzione letterale dal francese “la cena nascosta”, si sviluppa quello che loro definiscono “un esperimento di social dining”, un progetto nato in maniera spontanea dalla passione per il cibo e ispirato ai valori – spesso trascurati – della condivisione, convivialità ed eco sostenibilità.

Le Diner Cachè è un’iniziativa che combina fantasia e abilità culinaria, curiosità intellettuale e una notevole propensione alla conoscenza reciproca. Cambiano i saloni e le cucine, le pietanze, i servizi da tavola e i commensali. Gli unici ingredienti a rimanere invariati, oltre al cibo di qualità, sono l’orario serale e, soprattutto, la segretezza. Chi intende partecipare a questi “incontri” prenota al buio. Sia le diverse abitazioni – sempre nel centro di Cagliari –, sia il menù – tassativamente vegetariano – sono comunicati agli ospiti solo poche ore prima dall’inizio del pasto. Bisogna aspettare fino all’apertura della porta d’ingresso del posto prescelto, invece, per scoprire chi trascorrerà il resto della serata al nostro fianco, accompagnandoci con le sue chiacchiere dall’antipasto al dolce. Sta proprio in quest’ultimo elemento la forza innovativa di Le Diner Cachè. “Alla base del nostro progetto vi è una necessità: utilizzare i social network per stimolare un dialogo offline, tra sconosciuti, di cui sentiamo il bisogno”, spiega Marco Orrù. Sotto questo punto di vista la cena rimane sullo sfondo, assumendo le sembianze di un pretesto più che appetitoso, “diversivo” curato in ogni dettaglio atto a favorire la nascita di nuove relazioni: potenziali amicizie o antipatie, collaborazioni lavorative e, nella più fortunata delle ipotesi, storie d’amore.

Tuttavia, nonostante tale singolarità nella composizione “imprevedibile” dei partecipanti al banchetto possa far ipotizzare un minor riguardo verso l’aspetto gastronomico, vediamo come, al contrario, questo rappresenti una priorità assoluta per gli organizzatori. “A una cuoca insostituibile, Claudia Sulis, affiancheremo di volta in volta degli chef emergenti. Abbiamo già ricevuto svariate richieste di collaborazione e cercheremo di accontentare tutti“, racconta Marco Orrù. In cucina vige un’unica regola: lasciar libero sfogo all’estro dei giovani talenti, in modo da offrire menù fantasiosi e, allo stesso tempo, salutari. L’impronta culinaria de Le Diner Cachè, è data dall’impiego esclusivo di prodotti genuini per la realizzazione di ogni ricetta. Da questo presupposto nasce, inoltre, l’idea di avviare una collaborazione con alcune piccole realtà locali, ben radicate sul territorio, capaci di distinguersi nel campo dell’agricoltura, della viticoltura e dell’attività casearia, logicamente all’insegna del biologico. A proposito, continua Orrù: “Le aziende che ci offriranno i loro prodotti, potranno approfittare delle nostre cene come vetrina per consentirne la degustazione”.

Dopo il primo esame della settimana appena trascorsa, passato a pieni voti grazie ai commenti entusiasti degli ospiti – o “cavie” -, l’esperimento è già pronto per il secondo appuntamento, fissato sabato 19 ottobre. “La cornice sarà la sala da pranzo di un celebre palazzo ottocentesco nel quartiere di Castello, dove imbandiremo una tavolata per venti sconosciuti”, anticipa Orrù. Poi prosegue, “C’è ancora tempo per prenotare, basta andare sulla nostra pagina Facebook (Le Diner Cachè) e contattarci in privato. Come da regolamento, ciascuna persona può riservare non più di due posti, uno per sé e uno per un’accompagnatrice/tore. A ogni partecipante chiederemo un’offerta simbolica”. Oltre alla cena, questa volta, ci sarà anche un’altra sorpresa legata alla musica. Nata dall’amore per la cucina e la socializzazione, l’avventura del social dining cagliaritano ha dei tratti in comune con una neonata start-up americana, Eatwith, molto in voga nelle metropoli statunitensi ed europee. Così come quest’ultima, Le Diner Cachè potrebbe evolversi in una piattaforma digitale, operante a livello locale, che convogli la domanda di persone pronte a sedersi a tavola con dei completi sconosciuti e l’offerta di appassionati di cucina, open minded, disposti ad aprire le porte della loro abitazione a chi è in cerca di un’esperienza diversa dal solito. Quest’ipotesi, però, appare lontana. Per il momento i ragazzi vogliono investire tutte le loro risorse nello studio di nuove prelibate ricette e nell’organizzazione di altre cene. “In ogni caso”, dice Marco Orrù, “se qualcuno offre casa sua, noi ricambiamo volentieri con una cena gratuita”.

Enrico Lixia

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