La fine del mondo secondo Koltès. Favino racconta il viaggio degli ultimi

“Nella notte poco prima delle foreste, poco prima del punto di non ritorno della nostra umanità, poco prima della fine del mondo, un uomo, uno straniero, un estraneo, un diverso che ha tentato in tutti i modi di diventare un eguale, ferma nella pioggia un ragazzo. Che sembra un bambino. Immacolato”. Iniziano così le note di regia di Lorenzo Gioielli, regista del monologo“La notte poco prima delle foreste” scritto da Bernard-Marie Koltès e interpretato da Francesco Favino (teatro Massimo di Cagliari fino al 13 gennaio).

Un testo fluentissimo e irto nella sua prosa vertiginosa, aliena da punteggiatura, in cui i temi dell’autore prematuramente scomparso a quarant’anni affiorano in una comunicazione per voce solista, un poema teatralissimo che sconta i problemi dell’identità, della moralità, dell’isolamento, dell’amore non facile. Favino si è letteralmente innamorato di questo monologo che ha poi scelto di interpretare per la Compagnia Gli Ipocriti di Melina Balsamo. “Mi sono imbattuto in questo testo un giorno lontano -ha detto- mi sono fermato ad ascoltarlo senza poter andar via e da quel momento vive con me ed io con lui. Mi appartiene, anche se ancora non so bene il perché. È uno straniero che parla in queste pagine. Non sono io, la sua vita non è la mia eppure mi perdo nelle sue parole e mi ci ritrovo come se lo fosse. Il suo racconto mi porta in strade che non ho camminato, in luoghi che non ho visitato. Come un prestigiatore fa comparire storie di donne, di angeli incontrati per caso, di violenze e di paura di ciò che non conosciamo. Forse è anche a questo che serve il Teatro e mi auguro di riuscire a portarvi dove lui porta me”.

Il testo del drammaturgo francese, che ha saputo innovare il linguaggio del teatro contemporaneo dando risalto alle storie degli ultimi e alla realtà più cruda con lo sguardo visionario di un poeta, racconta il dramma di uno straniero, emarginato e costretto a nascondersi, uno degli invisibili che vivono ai margini delle nostre città. Un viaggio agli inferi tra prostitute e diseredati, in una sera di pioggia, un folgorante monologo sulla solitudine metropolitana, quasi un flusso di coscienza, un incessante fiume di parole che mette a nudo la spietata indifferenza e le diseguaglianze sociali.

Lo scorso anno, durante l’ultima edizione del Festival di Sanremo, Favino aveva commosso l’Italia portando sul palco dell’Ariston un intenso brano del monologo. Vi riproponiamo uno spezzone del video, ricordando che oggi, alle 17.30, nella sala M2 del Massimo, si terrà un incontro con il pubblico nell’ambito dei Pomeriggi della Fondazione per una riflessione sul testo del drammaturgo francese, scomparso nel 1989. (d.p)

 

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