Il Museo Nivola sostiene l’arte sarda. Acquisite le opere di 25 giovani artisti

L’emergenza coronavirus ha messo in difficoltà anche una categoria di persone che sembrano essere sparite dai radar dell’opinione pubblica e delle istituzioni: gli artisti. È con questa consapevolezza che il Museo Nivola di Orani ha deciso di lanciare una campagna per supportare pittori, illustratori, scultori, street artist, designer, videomaker, portando avanti un piano di sostegno e avviando un processo di selezione per acquisire le opere di venticinque di loro. La scelta è ricaduta su artisti rigorosamente under 40. “È stata una scelta dolorosa, però siamo una istituzione piccola e abbiamo pensato subito ad artisti giovani, emergenti, che magari non possono ancora contare su una platea di collezionisti così ampia”, spiega Antonella Camarda, direttrice del museo. L’iniziativa si chiama Back Up e funziona così: lo staff del Nivola ha selezionato 25 artisti e ha chiesto loro di inviare un portfolio con le opere disponibili per la vendita. Il budget per ogni artista è di massimo 500 euro, un “prezzo” che ha consentito al museo di selezionarne un numero più ampio. Una volta finita l’emergenza, il Nivola proporrà una mostra con le opere selezionate, che saranno vendute all’asta e il ricavato andrà in beneficenza ad associazioni che saranno scelte con gli artisti coinvolti.

Il risultato è una panoramica ampia – anche se necessariamente incompleta – dell’offerta artistica sarda under 40, divisa tra arti figurative e linguaggi della contemporaneità. “Abbiamo selezionato anche tanti giovani artisti che lavorano fuori dall’Isola – racconta Camarda -. Da un lato questo è un segno di dinamismo culturale, dall’altro però questo dato racconta che da noi non c’è un mercato. Sarebbe bello che chi compra arte contemporanea in Sardegna supportasse di più gli artisti emergenti”. L’elenco è lungo e mostra una vitalità e anche una varietà notevole: Alessandro Vizzini, Eleonora Di Marino, Gianmarco Porru, Narcisa Monni, Federico Carta in arte Crisa (leggi l’articolo), Stefano Serusi, Andrea Casciu, Kiki Skipi, Irene Balia, Roberto Fanari, Carlo Spiga, Andrea D’Ascanio, Paolo Pibi, Veronica Muntoni, Silvia Idili, Tellas (leggi l’articolo), La Fille Bertha (leggi l’articolo), Heart Studio (leggi l’articolo), Daniela Spoto, Sergio Fronteddu, Giulia Sollai, Siro Cugusi, Manuelle Mureddu, Vittoria Soddu, Edoardo Tedde. “In generale c’è una tendenza forte all’illustrazione, come da tradizione sarda – spiega Camarda -: gli stessi Figari e Biasi si cimentavano in questo campo, oltre a quello classico della pittura”.

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La mostra sarà un’occasione di approfondimento e confronto, con la speranza che gli artisti in questione possano essere conosciuti e apprezzati da un pubblico più ampio. “Se chiedi a una persona comune, colta, il nome di un artista sardo, magari farà quello di Biasi o di Ballero – dice Camarda -. C’è poca conoscenza del contemporaneo, mancano le gallerie e le occasioni di confronto. Certo chi lavora nel territorio è più conosciuto, ma chi sta fuori – abbiamo diversi artisti che lavorano in Italia e all’estero – invece no. Ci saranno molte sorprese”. Il problema dell’arte nell’Isola è strutturale, e un museo può dare un impulso alla conoscenza e alla trasmissione di nuove proposte. “Il circolo dei conoscenti dell’arte contemporanea in Sardegna è piccolo e quindi bisogna ampliarlo. Il museo non necessariamente deve fare mostre di giovani artisti sardi, però può e deve dare uno stimolo al territorio. Avviare un dialogo e stimolare l’ambiente. Speriamo che sia solo un primo passo in questa direzione, riuscendo ad avvicinare al museo giovani artisti e farli conoscere ai collezionisti”.

Andrea Tramonte

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