Il Man sotto il segno del Mediterraneo: una retrospettiva e due nuove mostre

Il Man di Nuoro inaugura il 2019 con due nuovi progetti espositivi appositamente concepiti: la retrospettiva inedita dal titolo “Allori senza fronde”, un prezioso omaggio all’artista francese Pierre Puvis de Chavannes, a cura di Luigi Fassi e dello storico e critico d’arte Alberto Salvadori, e “Personnages” la prima mostra in un museo europeo dell’artista franco-palestinese Maliheh Afnan, curata anche questa da Fassi, direttore artistico dell’istituzione.

In questa occasione il Man presenta “Il segno e l’idea”, una mostra di opere provenienti dalla collezione permanente, a cura dello stesso Fassi e di Emanuela Manca, storica dell’arte del museo. Le mostre sono aperte al pubblico da venerdì 15 marzo a domenica 9 giugno 2019. L’intero progetto espositivo si inscrive in uno specifico percorso di ricerca che il Man ha attualmente intrapreso e che pone al centro della propria attenzione il Mediterraneo, luogo decisivo dell’identità europea e nel cui bacino una varietà di culture e tradizioni sono sorte e si sono tra loro fuse.

Se l’attenzione alla ricerca artistica contemporanea internazionale rimane lo snodo centrale dell’attività dell’istituzione, il Man negli anni ha tuttavia indagato con attenzione e originalità anche i percorsi e gli sviluppi dell’arte moderna occidentale. L’intenzione del museo è accompagnare i visitatori in un viaggio di conoscenza dove emerga con forza la continuità che lega tra loro le diverse esperienze artistiche succedutesi nei secoli che hanno scritto la storia dell’arte moderna e contemporanea.

La mostra “Allori senza fronde” è un prezioso omaggio all’artista francese Puvis de Chavannes (Lione, 1824 – Parigi, 1898), figura decisiva nel panorama europeo, protagonista dell’arte francese tra Otto e Novecento e fortemente influenzato dalla tradizione della pittura rinascimentale italiana. Puvis cominciò a lavorare negli studi di Henri Scheffer, Eugène Delacroix e Thomas Couture, rifuggendo la formazione artistica convenzionale e dipingendo da solo nel suo studio. Il suo interesse per i grandi temi eroici e l’immaginario classico lo portò a intraprendere la pittura murale, considerata a quel tempo la suprema ambizione per tutti i pittori. “Allori senza fronde” intende far luce sulla rappresentazione simbolista del corpo umano e del paesaggio, in linea con la poetica artistica di de Chavannes ispirata a un innovativo modello di pittura decorativa di chiaro rimando all’affresco e all’ideale classicista. Il corpus espositivo, che conta circa ottanta opere tra cui disegni, olii su tela, schizzi e bozzetti mai esposti prima, provenienti da collezioni private e pubbliche internazionali, offre una panoramica generale su tutte le tematiche affrontate dall’artista durante la sua carriera.

Maliheh Afnan, Personnages

“Personnages” invece è la prima retrospettiva museale dedicata ad Afnan (Haifa, 1935 – Londra, 2016). Figura ancora poco nota al pubblico dell’arte, in cinque decenni di intensa attività Afnan è stata diasporica testimone degli sconvolgimenti e dei destini che hanno caratterizzato il mondo del Medioriente mediterraneo. Il titolo della mostra prende ispirazione da un’evocativa serie di disegni, Personnages, realizzati nel corso di diversi anni ed eseguiti da Afnan in tecnica mista, in cui compaiono una successione di volti e di figure umane. Le rappresentazioni all’interno delle opere simulano una folla di presenze fantasmatiche attraverso cui l’artista restituisce frammenti della propria esperienza nel travagliato percorso degli eventi mediorientali novecenteschi. Ogni opera racconta un volto, una possibile memoria e una storia dimenticata, alludendo allo sradicamento dalla propria cultura e identità come dimensione non solo storica ma anche esistenziale del destino umano. Il percorso espositivo presentato al Man è caratterizzato da una serie di lavori dal carattere enigmatico eseguiti dall’artista su tipologie di supporti diversi e mediante differenti tecniche tra cui velature, combustioni e rilievi in gesso.

Il segno e l’idea

In sintonia con l’intero progetto curatoriale e le tematiche affrontate con “Personnages” e “Allori senza fronde”, il Man poi propone circa venti opere appartenenti alla collezione permanente del museo tra cui disegni, sculture e dipinti. Tra gli artisti in mostra, Antonio Ballero, Giuseppe Biasi, Salvatore Fancello, Francesco Ciusa, Francesca Devoto, Bernardino Palazzi e Giacinto Satta, figure chiave per l’elaborazione di nuovi canoni espressivi nella scena artistica sarda. Il corpus espositivo è una straordinaria occasione per vedere non solo opere finite ma anche bozzetti e studi anatomici, che rivelano al contempo l’attenzione verso i classici – rielaborandone il pensiero alla luce della propria cultura – e l’indagine sulla fisiognomica che impegna la scienza di fine Ottocento influenzando profondamente la storia culturale della Sardegna. Nelle opere è la rappresentazione della figura umana nella sua dimensione simbolica a prevalere, tra dettagli di volti e volumetrie di corpi, sempre in stretto rapporto con il mondo della Sardegna del XX secolo e la cultura mediterranea insulare. (Foto di Pierluigi Dessì, Confinivisivi)

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