Il freelance Salaris: “Vi racconto come ho realizzato lo scoop”

“Sembrava una di quelle scene che si vedono in certi quartieri dove si spaccia la droga. C’è il venditore che tiene in tasca poche dosi. Si sistema in qualche angolo di strada. Il cliente lo avvicina e in un attimo avviene lo scambio della bustina e dei soldi. Poi quando le dosi sono finite, il piccolo spacciatore si allontana e raggiunge una macchina o una casa dove c’è il “deposito”. Prende qualche altra dose, e così via. Solo che quello non era un quartiere di spaccio ma la piazza più grande di Roma strapiena di gente e quello ‘spacciatore’ non nascondeva sotto la maglietta le dosi, ma una bandiera coi Quattro Mori!”.

E’ emozionato Antonio Salaris, giornalista free lance ventiduenne, quando racconta la sua scoperta. Giovanni Antonio Casula, 70 ani, famiglia di Siniscola ma nato a Roma, lo osserva con un sorriso indulgente ma anche un po’ accigliato. Era riuscito a preservare il segreto per cinquant’anni. Certo, parecchie volte aveva pensato che prima o poi qualcuno l’avrebbe scoperto. Aveva anche fantasticato su come sarebbe avvenuto. Ma non aveva immaginato che a smascherarlo sarebbe stato un ragazzino più giovane del più piccolo dei suoi nipoti.

Siamo a Roma, a Trastevere, nel locale ‘Ombre rosse’ in piazza Sant’Egidio. Abbiamo pensato di realizzare qua questa ‘doppia intervista’ perché fu proprio qua, nel quartiere che è anche il cuore di roma, che, il 25 agosto del 1963, Giovanni Antonio Casula, vent’anni appena compiuti, decise che sarebbe diventato “l’uomo della bandiera dei Quattro Mori”. Che cioè avrebbe dedicato il suo tempo libero, le sue risorse, la sua vita alla promozione del simbolo dei sardi. Ed è stata questa la scoperta che il giovane Antonio Salaris – l’autore dell’articolo che pubblichiamo oggi in apertura del sito – ha fatto lo scorso 22 febbraio, in piazza San Giovanni, mentre si trovava in mezzo alla folla del comizio di Beppe Grillo.

bandiera 1.5.2006

“A un certo punto, accanto a me, un ragazzo ha srotolato una bandiere dei Quattro Mori, l’ha legata a un’asta retrattile lunga più di tre metri e ha cominciato a sventolare.  Ero divertito perché sono anni che vedo comparire la bandiera dei Quattro Mori nei luoghi più inaspettati: dall’elezione del papa alla beatificazione di padre Pio, dalle manifestazioni contro Berlusconi al concerto del primo maggio. Come tanti, mi sono sempre chiesto come fosse possibile. Perché uno o due volte si può anche capire, ma sempre! Insomma, ho deciso di seguire quel ragazzo, senza nemmeno sapere perché. Ero curioso e non capivo perché avesse deciso di andarsene quando il comizio di Grillo era in pieno svolgimento. Come se l’unico suo obiettivo fosse quello di mostrare la bandiera alle tv”.

“Ci siamo conosciuti così – conferma con finto rammarico Giovanni Antonio Casula – io e questa canaglia”. Antonio Salaris sorride, annuisce per confermare, e prosegue nel suo racconto: “Quel ragazzo è uscito dalla piazza, ha attraversato la strada, ha imboccato la via Merulana. Camminava in fretta, come se avesse un appuntamento. Si è fermato accanto a una macchina parcheggiata che aveva il finestrino del posto accanto al guidatore abbassato. Vi ha infilato dentro la sacca con la bandiera. Poi è passato dall’altra parte, quella del guidatore. Che era seduto al suo posto. Un uomo di un certa età. Ha abbassato il finestrino e ha tirato fuori la mano che teneva una banconota da 100 euro. Il ragazzo l’ha afferrata, ha borbottato un ringraziamento ed è corso via. E’ stato in quel momento che mi è parso di assistere all’incontro tra uno spacciatore e il suo fornitore”.

Interviene Giovanni Antonio Casula: “Io una faccia tosta così non l’avevo mai conosciuta”. Già perché Antonio Salaris dopo aver assistito a quella strana scena, decise di andare fino in fondo: “Temevo che mettesse subito in moto la macchina e stavo ragionando su come fare per fermarlo. Poi la fortuna mi ha aiutato, perché lui è sceso e si è diretto verso un bar”.  Casula: “Ero seduto là da un’ora e non potevo muovermi perché aspettavo il ritorno dello sbandieratore. Morivo dalla voglia di un caffè”. Salaris: “L’ho seguito fin dentro il bar. Ha preso il suo caffè e l’ha posato su un tavolino. Si è seduto per cominciare a berlo. Mi sono fatto coraggio e ho deciso di sedermi davanti a lui, senza essere invitato. Casula: “All’inizio ho pensato che fosse uno di quei rompiscatole che tentano di venderti qualcosa. Sono rimasto di stucco quando mi ha detto: ‘Sono sardo, mi spieghi questa storia della bandiera!”.

Ha gli occhi lucidi Giovanni Antonio Casula. “Era come se aspettassi quel momento da sempre. E poi questa canaglia poteva essere uno dei miei nipoti… Gli ho solo detto che doveva avere pazienza, perché era una storia un po’ lunga”. Salaris: “Gli ho risposto che avevo tutto il tempo necessario. Morivo di curiosità…”

Il resto della storia – e la spiegazione di quel che accadde a Giovanni Antonio Casula ventenne il giorno del funerale di Togliatti – è tutto nell’articolo dell’autore dello scoop. Noi possiamo solo dire che questo incontro a Trastevere si è concluso con un brindisi. Con una bottiglia di Cannonau, naturalmente.

N.B.

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