Il giornalista sportivo Darwin Pastorin sabato a Bauladu: “Gigi Riva è una leggenda vivente del nostro calcio”

Il calcio moderno ha perso la bussola tra calcioscommesse e veleni fuori e dentro il campo. A Bauladu questo fine settimana vi sarà una riscoperta delle antiche radici del futebol, con un viaggio nella memoria lungo settant’anni di chi guarda al mondo del pallone con uno sguardo fatto di romanticismo e allegria. Tra gli ospiti della piccola rassegna di storie, cinema e parole organizzata dal Comune e dalla Consulta Giovanile di Bauladu sabato 23 agosto ci sarà il giornalista sportivo Darwin Pastorin, che ripercorrerà la propria infanzia tra il Brasile e l’Italia, raccontando gli aneddoti e le storie racchiuse nel suo ultimo libro “Adesso abbracciami, Brasile”.

“Sono molto contento di tornare in Sardegna, una terra a cui sono molto legato per motivi familiari” spiega il giornalista. “I nonni di mio figlio erano originari della Barbagia ed ogni volta per me è un ritorno a casa. Sarà l’occasione per parlare di un tempo calcistico che rimarrà per sempre, di intelligenze che hanno fatto innamorare milioni di persone, come ad esempio il genio brasiliano Sócrates. Ho avuto modo di conoscerlo a Montevideo nel 1981 durante il Mundialito che si stava disputando in Uruguay. Stava discutendo col portiere Joao Leite, avevano entrambi dei libri in mano, e notai che quello di Sócrates era ‘Il Capitale’ di Karl Marx. I due parlavano delle loro visioni della politica e della filosofia. Sócrates era straordinario per essere un uomo colto e preparato. Mi chiese di portargli ‘Lettere dal Carcere’ di Antonio Gramsci, aveva interesse a leggerlo”.

Darwin Pastorin nel suo libro parla del paese dei campioni del pallone e degli artisti popolari, ma anche del suo Brasile più intimo, fatto di gente umile, di abitanti delle favelas, di italiani avvolti dalla determinazione e dalla tenerezza, di piccole vicende personali che diventano, in realtà, le storie esemplari di tanti emigrati.

Il volto bello del calcio però sta anche in Sardegna. Quando parla di Gigi Riva, Pastorin sente salire l’emozione: “Quando nel 1961 sono tornato in Italia, a Torino, è stato facile in qualche modo simpatizzare per la Juventus. Però qualche anno più tardi è sbocciato un grande calciatore come Gigi Riva, che sembrava un Dio Greco e aveva quel modo speciale di segnare di sinistro che poi porterà Brera a dargli l’appellativo di ‘Rombodituono’. Riva è sempre stato un grande uomo prima che grande calciatore, ha saputo legarsi alla Sardegna in modo indissolubile rifiutando quella che allora era la squadra di approdo naturale per tutti i grandi calciatori”.

Il calcio è una religione laica e Riva diventa il mito da venerare. Un mito deciso, riservato e serio a tal punto da dichiarare che “il mercato non mi piace, non sono una bestia da vendere. Questa terra è la mia terra. I pastori sardi mi adorano e io adoro loro”. La punta più prolifica nella storia della nazionale italiana e del Cagliari supera la prova del tempo e conquista anche i giovani d’oggi. “Mio figlio tifa Cagliari proprio perché stregato dal modello di riferimento che è Gigi Riva. Nella casa dei nonni materni, Riva era ed è ancora un santino, nell’immaginario collettivo è una leggenda vivente come Ulisse, legato fortemente alla sua terra. Ed io sono legato a lui da un forte rapporto di amicizia, e ad una immagine di lui con De André: entrambi sono una emozione forte che fa parte quotidianamente della mia vita”.

L’ultimo pensiero si rivolge al Cagliari, e alla nuova epoca appena iniziata: “Massimo Cellino ha fatto la storia del Cagliari. Però quella che c’è oggi è una nuova dirigenza preparata, innovativa. Conosco il vicepresidente Filucchi che è una persona seria, fidata. Una persona che è l’emblema di come questo sia un progetto serio e competente. Poi hanno chiamato Zeman che è modello di spettacolo per tutti i tifosi. Credo che quest’anno i tifosi rossoblù potranno togliersi parecchie soddisfazioni”.

Simone Spada

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