A Gavoi con Donatella Di Pietrantonio: “Ho scritto per conoscere chi ero”

Donatella Di Pietrantonio viene da un piccolo paese degli Abruzzi. “Una regione che mi ricorda la Sardegna, lo stesso isolamento, lo stesso mare. Ma solo da un lato, però, per il resto siamo circondati da una barriera di montagne capaci di isolare anche più del mare”. La scrittura le è venuta fuori come un grido, un’emergenza. “Dovevo scrivere per sapere chi ero, da dove arrivavo. Come ben ha detto Michela Murgia recensendo L’arminuta ‘Non puoi dire che sei se non sai di chi sei’. Mia madre mi è sempre mancata: certo, la potevo vedere. Ma il suo sguardo andava sempre oltre. Il lavoro, i campi, le ansie della famiglia, la vita che scorre”. Da quella assenza è nata la scrittura.

L’arminuta è stato un successo pazzesco. Premio Campiello nel 2017, ha incantato la casa editrice Einaudi e migliaia di lettori con la sua scrittura spigolosa ma piena di luce, capace di governare le sue storie con delicatezza e potenza. “Ho scritto perché avevo necessità di conoscere cosa c’era oltre il borgo dove vivevo, e alla fine ho scoperto che si conosce meglio proprio quello che ci manca. L’ho esplorata così tanta la mia assenza, il desiderio di ciò che avrei voluto, che alla fine mi sembrava di conoscere meglio tutto quello che non avevo. A 10 anni ci siamo trasferiti da Arsita a Penne, un paese che distava solo trenta chilometri dal luogo in cui ero nata, ma è come se all’improvviso  fosse cambiato il mondo: la differenza la leggevo nei volti e nei gesti dei miei compaesani”. La geografia come segno distintivo della vita delle persone: “I luoghi dove viviamo influenzano il nostro sguardo, il nostro modo di stare al mondo. Non potrei mai vivere lontana dall’Abruzzo”.

Sollecitata dalla giornalista del Corsera Elvira Serra che ha condotto l’incontro di Mezzogiorno Dal Balcone, la storia della piccola ragazza abruzzese orfana di due madri viventi dà modo all’autrice di tornare alla sua infanzia, all’afasia di parole di cui ha sempre sofferto. “I nostri genitori non potevano dirci ti voglio bene, i bambini non venivano baciati alla luce del giorno, e solo se si beveva qualche bicchiere di vino in più c’era il rischio di sentirsi dire ti amo. Eravamo intrisi di troppe colpe e vergogne, c’era troppo pudore per sentirsi liberi di amare”. E così la vita che scorre trova rifugio nella scrittura, una scrittura che cresce giorno per giorno, rubando il tempo allo studio e alla professione (oggi Di Pietrantonio è una dentista affermata, specializzata in pedodonzia). Ha scritto sempre:poesie, racconti e romanzi e nel 2011 ha esordito nella narrativa con Mia madre è un fiume. “I denti ancora oggi sono la mia ossessione: li sogno anche di notte, dei denti enormi, giganteschi, che devo riuscire a scavalcare con l’aiuto di grandi scale. Poi quando finalmente arrivo in cima e provo a curarli, la paura di cadere da quel precipizio, da quell’abisso, mi fa tremare di paura e mi sveglio di colpo”.

Donatella Percivale

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