Era il primo aprile del 1871 quando Giuseppe Garibaldi, su invito della nobildonna inglese Lady Anna Winter, scrisse da Caprera una lettera al suo medico personale, Timoteo Riboli, per incaricarlo di costituire un ente per la tutela degli animali. “Nacque così la ‘Società Reale per la protezione degli animali contro i mali trattamenti che subiscono dai guardiani e dai conducenti’ – ricordano dal Compendio garibaldino di Caprera – con un ufficio provvisorio a Torino, dove risiedeva Riboli, al primo piano del numero 29 di via Accademia Albertina, della quale Garibaldi fu socio e la Winter presidente”. In occasione del 148esimo anniversario dal museo nell’arcipelago maddalenino (nella foto, una tartaruga nella casa di Garibaldi a Caprera), ricordano le parole di Giuseppe Garibaldi: “Proteggere gli animali contro la crudeltà degli uomini, dar loro da mangiare se hanno fame, da bere se hanno sete, correre in loro aiuto se estenuati da fatica o malattia, questa è la più bella virtù del forte verso il debole”.
Dall’archivio dell’Enpa, Ente nazionale per la protezione degli animali, ricordano quali fossero le prescrizioni per i primi soci. Gli effettivi, benemeriti e onorari dovevano portare “seco un distintivo per farsi conoscere e rispettare dai conduttori genti municipali e dalla forza pubblica, onde aver diritto di ammonire i trasgressori e mano forte contro di essi a denunziare alle rispettive autorità i trasgressori punibili con: a) multe; b) sequestri dei veicoli c) arresto personale”.
M.Z.