Un ironico “grazie” a Comune e Regione da parte dell’organizzatore Saverio Gaeta. E il festival letterario “Leggendo metropolitano“, che si svolge nel capoluogo sardo, chiude i battenti dopo dieci anni. Nel mirino soprattutto la politica. “Gli ultimi due anni sono stati faticosissimi. Abbiamo dovuto lottare tra regolamenti, fideiussioni, telefonate con i dirigenti. Altro che Kafka. Ancora oggi non ho i soldi dell’anno scorso – ha spiegato Gaeta – non riesco a pagare i ragazzi. Io per ogni edizione mi sono indebitato di 50mila euro prendendo, come contributi, quanto gli altri. Ma spendendo meglio degli altri: in questi anni, giusto per citare un esempio, abbiamo portato sette premi Nobel. E i grandi della letteratura internazionale”.
E non è finita: “Noi non piacciamo molto agli intellettuali sardi – ha detto Gaeta in una conferenza stampa, ultimo monologo prima della chiusura del sipario – quando vado negli uffici e parlo di cultura si spaventano”. L’organizzatore non le ha mandate a dire: “La nostra forza sono le idee – ha spiegato – non il formaggio e il vino offerto nelle rassegne culturali. Noi siamo stati più avanti della Regione e del Comune nella rappresentazione della Sardegna”. L’apice di questi dieci anni è stato l’arrivo del premio
Nobel israeliani Amos Oz. “Ma per quella presenza – ha spiegato – abbiamo preso anche molti ceffoni”. Un bilancio, a parte il finale, con molti aspetti positivi: “Dieci anni favolosi – ha concluso – ho lavorato con meravigliosi ragazzi. Ho lavorato anche con bravi funzionari e politici, ma chissà perché questi
scompaiono”.