Festival delle Storie, così i “Paesani” di Daniela Zedda fanno sorridere i Gavoesi

I gavoesi li salutano come fossero loro compaesani, amici un poco stanchi che, all’improvviso, in un pomeriggio d’estate, hanno deciso di sedersi e riposare al fresco. Ma sono solo sagome, sagome in cartone a cui la gente del posto, giorno dopo giorno, si è davvero affezionata. “Una signora l’altro giorno mi ha ringraziato -racconta sorridendo Daniela Zedda- mi ha confessato che quando la mattina esce di casa e incontra il volto di quel bel giovanotto sorridente davanti alla sua porta, le viene il buonumore. Credo che, alla fine, loro rimarranno qui per sempre”.

Loro sono i “Paesani”, ovvero 41 personaggi tra scrittori e addetti ai lavori, fotografati da Daniela Zedda, e protagonisti dell’originale mostra in scena in questi giorni festivalieri per le vie di Gavoi. “Dopo aver ritratto per 10 anni gli ospiti del festival all’interno delle case, questa volta ho pensato di portarli fuori, farli sedere per le vie, in una sorta di allegro e colorato tributo al paese. Gavoi si trasforma così in una quinta fotografica e le sagome di cartone prendono vita dando vita a indimenticati e amati volti. Il senso è quello cha a Gavoi chiunque, anche gli stranieri, possono entrare a far parte della comunità, sentirsi come gente del posto, come se ci fossero sempre stati”.

Scatti che nascondono anche un’insolita chiave di lettura che ha aiutato Daniela Zedda nella scelta dello scatto giusto e dell’ambientazione perfetta: “Ho disposto 60-70 sedie diverse tutte in una stanza e invitato ognuno dei soggetti fotografati a sceglierne una. Una sorta di test, perché la sedia scelta, alla fine, svela e racconta qualcosa di intimo per ognuno di loro”.

Un progetto che dura oramai da anni e che sigilla il rapporto di fiducia e di amiciza che i gavoesi hanno stretto con la fotografa cagliaritana, da anni protagonista degli eventi culturali più importanti dentro e fuori l’Isola: “L’idea è che il paese possa essere ripopolato da tutti coloro che hanno frequentato il festival, presenze vive che assieme alla gente, alle case e alle pietre, fanno parte della storia di questa splendida realtà. Quest’anno sono particolarmente soddisfatta, mi piace l’idea che la fotografia trasmuti in un linguaggio diverso,  quasi una forma di vita parallela e reale. Secondo me chiederanno di adottarli, e quei sorrisi, d’inverno, faranno sentire meno soli”.

Donatella Percivale

(Galleria fotografica: Marmeladov)

 

 

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