Il documentario. Storia di Lia, che a 95 anni ha salvato la sua musica dall’oblio

Lia Origoni ha compiuto 95 anni il 20 ottobre. È una signora ancora bella, vivace e naturalmente elegante, che vive a La Maddalena dove è nata. La sua storia avventurosa è già stata raccontata da Gian Carlo Tusceri in un libro del 2012 (Lia Origoni, la Violetera della scala di Berlino tra i miti del palcoscenico del novecento europeo, Paolo Sorba Editore), quest’anno, invece, il video artista Salvatore Manca le ha dedicato un documentario originale, Lia: music non stop, dove Lia racconta se stessa, ma soprattutto ci mostra come da quindici anni, ovvero da quando ne aveva 80, ha investito il suo tempo, la sua intelligenza per salvare dall’oblio la sua arte, attraverso le nuove tecnologie. Lia, infatti, è stata una cantante di successo e, sin da giovanissima, è stata scritturata dalle compagnie e dai teatri lirici più importanti d’Italia.

Ha lavorato con maestri straordinari da   ad Anna Magnani, da Macario a Tito Schipa fino a Paolo Poli e Giorgio Strehler, che la volle in una edizione della Traviata da lui diretta nel 1947. Ha collaborato con i cantanti e gli interpreti che hanno segnato la storia dello spettacolo in Italia, ma soprattutto la sua bellissima voce veniva ascoltata alla radio, mezzo di comunicazione degli anni tormentati del secondo conflitto mondiale e della voglia di ricominciare del dopoguerra. Il suo repertorio era vastissimo: dalle canzoni popolari a quelle folkloristiche fino alla lirica. Lia non è stata una tipica vedette superficiale e svagata; intelligente, curiosa, meticolosa ha avuto sempre una passione particolare per la tecnologia.

Quando partiva per le tournée si portava bauli pesanti non solo d’abiti, ma di “marchingegni” all’avanguardia per quei tempi: registratori in cui incideva la sua voce, utili anche per le prove, allora, un metodo non comune nei cantanti professionisti. Le vicende avventurose della sua esistenza artistica sono tante, compresi una serie di esibizioni nella Germania nazista da cui tornò in Italia in maniera rocambolesca, ma a soli 43 anni prese la decisione di smettere di cantare e di ritornare a La Maddalena. Avendo contato sempre su se stessa, non avendo mai sopportato la figura del manager, Lia si ritirò dal mondo dello spettacolo in maniera brusca, senza rimpianti.

IL TRAILER DI LIA: MUSIC NON STOP

Un giorno, dopo tanto tempo da quella scelta definitiva, la contattò un funzionario Rai: aveva con sé tantissime bobine delle trasmissioni realizzate da Lia nei molti anni passati a cantare davanti ai microfoni della radio di stato, che erano destinate al macero: gradisce conservarle? Lia, a questo punto, si riprende, dunque, la sua memoria e, in un primo momento, cerca di sdoppiare le bobine in audiocassette. In seguito, arriva la tecnologia più affidabile del computer e, dunque, quando ha già 80 primavere, da autodidatta impara a lavorare per digitalizzare le sue interpretazioni.

È un’impresa complessa, ma Lia la affronta: cancella le imperfezioni e i fruscii delle registrazioni dovute al tempo, le salva in cd di cui idea e stampa, sempre autonomamente, le copertine, ma soprattutto regala al suo pubblico di nuovo la sua voce e le sue performance. Finora, ha “salvato” 250 interpretazioni, fruibili anche dal suo sito. Salvatore Manca nel film Lia: music non stop inquadra con ammirazione la cantante, lascia pure spazio alla sua ironia, alla sua acutezza, alla forza con cui la donna ribadisce le sue scelte, spesso sofferte. Nella piccola casa a La Maddalena si “nasconde” una grande artista, una donna esemplare senza rimpianti, semmai ancora protesa verso il futuro, che, grazie al suo impegno, porterà con sé la sua memoria. Ecco perché non sembra strano che il bel film di Salvatore Manca sia stato inserito nella rassegna del V-art dedicato alle Donne d’arte. Così, chi vuol vedere Lia Music: non stop può farlo sabato 25 ottobre all’ex Vetreria di Cagliari, alle 18.

Elisabetta Randaccio 

 

 

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