Seneghe, contro i tagli alla poesia l’ira della Gualtieri: “Vogliono tagliarci l’anima”

C’è un “fuoco centrale” che è rimasto acceso a Seneghe. Un fuoco che dà il titolo a uno dei testi più noti di Mariangela Gualtieri, nuovo direttore artistico del Cabudanne de sos poetas e scrittrice di esplosiva efficacia. Esplosiva come la polvere da sparo con cui giovedì sera ha caricato il discorso di apertura alla decima edizione della rassegna.

Uno sparo furioso contro gli ennesimi tagli che l’Assessorato alla cultura della Regione ha riservato a questa manifestazione di poesia così fragile e preziosa. Che vive di pochi contributi, di pochi sponsor, di pochi addetti ai lavori, ma che dribblando crisi e affanni è arrivata oggi al suo decimo anno di vita. “Sono indignata -ha detto Gualtieri- cosa vogliono ancora tagliare a questa gente, forse l’anima? Devo forse pensare che qualcuno ci abbia voluto punire? E per che cosa? Per voler far vivere una fiamma? Per volere abitare l’altezza delle parole, la bellezza della musica, la passione dei giovani?”.

Graffiano le parole della Gualtieri -poetessa di Cesena, fondatrice assieme a Cesare Ronconi del teatro Valdoca- e segnano la notte settembrina di Seneghe, capitale del Montiferru, con una Partza de sos ballos straripante di voci e sguardi: quelli di artisti giunti da Italia e Europa (tra i tanti il maestro genovese Franco Loi, Melina Mulas figlia del noto fotografo Ugo, lo scrittore John Vignola e i musicisti emiliani di Bevano est) ma anche quelli dei tanti bambini, anziani, contadini, pastori e disoccupati. Una brace rimasta accesa durante l’inverno e che non  ha smesso di soffiare sulla pelle di duemila abitanti, gente che si è tirata su le maniche, che si è autotassata, ha aperto le case a quei pochi giornalisti e ha tirato fuori l’abito suo più bello: un paese ordinato, strade che ci puoi apparecchiare sopra, anziani che ti salutano e ragazzi che studiano all’aperto coi banchi all’ombra dei fiori magnolia.

Quella del festival di Seneghe è una struttura delicata– spiega Gualtieri- delicata e forte come lo è la Natura. Dentro la vita di queste persone c’è ancora spazio per il silenzio, e forse per questo la capacità di ascolto qui è così alta”. Un paese discreto, ordinato, pulito dove sembra che non accada mai niente, e forse proprio per questo così capace di aprirsi all’altro, di condividerne parole e nutrimenti. Un paese che, fino a domenica, festeggia per quattro giorni l’incanto della poesia che sposa la musica, con le Letture della buonanotte, i Vini Di-versi, e i concerti-happeninig con decine di launeddas. Del resto come ha detto la poetessa: “Vestirsi a festa per andare di sera ad ascoltare i poeti, mi sembra un grande segno di civiltà”.

Donatella Percivale

(Foto di Melina Mulas)

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