Dai corti di Cullin alle musiche in Rai. Contis, una vita per le colonne sonore

Aveva appena dieci anni quando ha suonato per la prima volta in un contesto internazionale. “Ho avuto la fortuna di nascere in un paese, Samassi, dove c’era una Banda di altissimo livello”, racconta Emanuele Contis, musicista, compositore e sound designer sardo. “Ho iniziato a suonare il sassofono a sei anni e quando ero bambino partecipavo ai concorsi mondiali per Bande. Il primo l’ho fatto nell’’89, poi nel ’93. Ogni quattro anni, come i mondiali di calcio. Grazie alla musica ho iniziato a vedere cosa offriva il resto del mondo”. Quel mondo poi è diventato il suo mercato di riferimento: negli ultimi anni ha realizzato produzioni in Cina, Messico, Inghilterra, Spagna, Emirati Arabi. È partito a studiare nella più prestigiosa università privata dedicata alla musica contemporanea, il Berklee College of Music, ha vissuto qualche anno a Valencia e infine ha deciso di tornare a Cagliari, appena tre anni fa. “Lavoravo principalmente per progetti internazionali. Avrei potuto vivere dappertutto, e allora perché non tornare a casa, godendo dello stare in Sardegna?”, racconta Contis. Qui ha aperto una società, Indòru, “boutique del suono” che si occupa del rapporto tra immagini e musica e produce colonne sonore per cinema, pubblicità, videogame, tv. L’ultima l’ha realizzata per la Rai: un’intera serie, dalla sigla – in collaborazione con Paolo Fresu – ai tappeti sonori e ai commenti musicali durante il corso delle trenta puntate del programma.

Contis, 40enne cagliaritano, è letteralmente cresciuto con la musica. Dopo le prime esperienze nella Banda di paese ha continuato a girare le piazze facendo il turnista in numerose band. “Ho suonato davvero di tutto: jazz, pop, rock. Mi sono fatto le ossa per strada. Poi mi sono iscritto al Conservatorio e ho studiato jazz per due anni, ma senza laurearmi. La laurea l’ho presa in ingegneria civile. Perché sì, siamo la generazione del ‘non si sa mai’…Il problema è che il mercato della musica non è facile: o sei un nome, o entri nel canale giusto, oppure è difficile che possa diventare il tuo lavoro”. Dopo la laurea prova a lavorare come ingegnere ma la cosa non dura molto: ben presto si rende conto che quella non era la sua strada. Da sempre innamorato di colonne sonore e musica per immagini, in quel periodo inizia a collaborare con l’attore e regista cagliaritano Jacopo Cullin e compone le musiche di ‘Buio’ e ‘Grazie a te!’, i suoi primi cortometraggi. “In quel momento mi è scattata la scintilla. Ho capito di voler fare questo nella vita e ho tentato la carta del Berklee college, che ho frequentato per due anni”. Uscire da un college come quello ti spalanca subito numerose porte, anche perché garantisce una formazione di altissimo livello: il primo lavoro è per una serie della Fox messicana.

Una volta tornato nell’Isola, nel 2016, decide di aprire una sua società, Indòru, coinvolgendo i colleghi Andrea Granitzio e Alessandro Coronas. “Il college mi ha inculcato la mentalità del businessman”, dice Contis. “La musica non è solo arte, ma è un prodotto che va anche impacchettato e venduto. Abbiamo iniziato a lavorare facendo rete sul territorio. Con la Film Commission, con altre aziende sarde. Per poi cercare di entrare anche nel mercato italiano, che ancora ci mancava”. Il primo risultato di questo sforzo è stata la collaborazione con la Rai. ‘Nuovi eroi’ è un format andato in onda su Rai3 dal lunedì al venerdì alle 20:25 con la voce di Veronica Pivetti: trenta storie per raccontare la vita e il percorso dei cittadini insigniti da Sergio Mattarella con l’Ordine al Merito della Repubblica italiana. La serie ha raggiunto la media di quasi due milioni di spettatori ogni giorno, diventando uno dei programmi di maggior successo della terza rete Rai. “Scrivere le musiche per trenta puntate di un programma è stata un’impresa”, racconta Contis. Per questo lavoro ha potuto contare su un team largo grazie alla rete di collaboratori di Indòru sparsa per il mondo, composta principalmente dagli ex compagni di Contis alla Berklee: Michele Busdraghi, Adriano Aponte, Matteo Nahum, Alessandro Mastroianni, Jacopo Mazza e Dan O’Neill. Un lavoro svolto tra Cagliari, Londra, Valencia, Dublino, Torino e Milano. La sigla invece è stata realizzata in collaborazione con Paolo Fresu: “Lo considero uno dei miei eroi”, dice Contis. “Nutro una profonda stima nei suoi confronti, verso l’uomo, il musicista e il comunicatore. Ci siamo trovati quasi subito sul concept che poi è diventato la sigla ufficiale”.

Contis negli ultimi tempi ha continuato a lavorare anche con il cinema. Tra gli ultimi lavori c’è la nuova collaborazione con Cullin – il corto Deu ti amu! – e con Giovanni Columbu per Surbiles. Da poco ha partecipato alla Berlinale 2019 come parte del team di Lùgere – Sardinia Soundscapes. Si tratta di un progetto che mette insieme diverse professionalità del settore audiovisivo con l’obiettivo di proporre la Sardegna nel mercato europeo, in collaborazione con le istituzioni sarde, in primis la Film Commission. Lùgere è nato su impulso di Artevideo, Mommotty e Indòru, appunto, e ha proposto in anteprima a Berlino un cortometraggio, Male Fadàu, girato dal regista ogliastrino Matteo Incollu (classe ’81) e interpretato dall’attore cagliaritano 35enne Felice Montervino. “La storia è bellissima – anticipa Contis, che del corto ha curato la colonna sonora -. Parte da un fatto realmente accaduto negli anni Quaranta, quando un aereo si schiantò nelle montagne di Baunei. Dopo pochi giorni i pezzi di quell’aereo erano spariti dal luogo dello schianto. Ora li trovi ancora in qualche bar, o in qualche agriturismo… Il corto parla di due ragazzi che si muovono nella Sardegna di quegli anni. Una storia molto scura, molto blu. In cui mostriamo le meraviglie del territorio ogliastrino, come la voragine del Golgo a Baunei. Tutto recitato in sardo, coi sottotitoli in inglese”.

Per lavorare nel mondo delle colonne sonore bisogna essere un po’ liquidi, pur avendo una impronta e in definitiva uno stile. “Nelle produzioni, anche se molto diverse, cerchi di portare il tuo marchio”, racconta. “Anche la matrice sarda riesce a venire fuori, a pensarci bene. Non tanto nell’uso degli strumenti o nelle scale sarde, quanto nell’anima un po’ dura e spigolosa dei sardi. Poi ho voluto ribadire questo legame anche nel nome scelto per la mia società, Indòru, che significa “abbellimento”, “indorare”. Significa anche che quando produciamo musica andiamo ad aggiungere un layer emotivo a un prodotto basato sulle immagini. Noi “abbelliamo”, con le nostre musiche, i racconti per immagini”.

Andrea Tramonte

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