“Contaminazioni” tra cucina e riciclo. Scuola, corsi per stimolare la creatività

L’idea era quella di promuovere una serie di laboratori in grado di fornire agli studenti competenze nuove, punti di vista originali in grado di aprir loro la mente, indirizzarne la creatività e stimolarne la curiosità. Il progetto si chiama Contaminazioni e – spiegano gli organizzatori – è stato una specie di “viaggio per promuovere la bellezza di restare”. Finanziato dal Mibact, è stato promosso al Liceo Euclide di Cagliari a partire dal 2020 e coordinato da Paola Carrus, psicologa del lavoro. “L’obiettivo era quello di contaminare linguaggi diversi e di promuovere la cultura nel territorio, coinvolgendo studenti e famiglie”, spiega. “Una delle linee guide del ministero era quella di sfatare il mito che con la cultura non si mangia. Abbiamo provato a dare degli input che in futuro invece potrebbero diventare dei veri e propri lavori”. L’iniziativa ha puntato a coinvolgere i residenti dei quartieri di Pirri, Su Planu e Is Mirrionis con l’obiettivo di iniziare un percorso di cambiamento, inclusione e innovazione.

Il progetto è iniziato l’anno corso e la pandemia lo ha inevitabilmente trasformato. Le lezioni in presenza sono state trasferite online e le iniziative col pubblico rimandate a tempi migliori. Oltre al laboratorio di inglese, Contaminazioni ha promosso dei progetti legati a fotografia, poesia, cucina e riciclo creativo del legno. Nel caso della cucina, uno dei due corsi è stato dedicato alla panificazione e lo ha curato Mamadou Diallo, giovane rifugiato che nel corso degli ultimi anni ha iniziato un percorso importante in cucina, specializzandosi in particolare nell’arte del pane (leggi la nostra intervista). “Siamo molto contenti di questo laboratorio – spiega Giuseppe Carrus, giornalista enogastronomico e titolare di Cucina.Eat – perché Mamadou era stato allievo fino a pochi mesi prima e ora è stato in grado di insegnare a venti persone tutti i passaggi della panificazione del lievito madre”. Carrus invece ha tenuto un corso sul vino mettendo in rilievo in particolare il suo essere un “ambasciatore del territorio”. “Non un corso classico di degustazione – ha detto – ma un percorso di avvicinamento al vino attraverso il racconto di come i vitigni nel mondo si sono scambiati e mescolati”.

L’artista Davide Volponi ha provato a raccontare agli studenti come si possa trovare il bello anche dove il bello non c’è. “Ho raccontato come si possa riuscire a creare anche da “cose” che sembrano essere ormai finite – racconta -. Il riscatto degli ultimi: recuperare bellissime storie da quello che si ha. Abbiamo iniziato modificando un biliardino abbandonato. Le cose vecchie possono diventare uniche se dai loro un’anima. E i bambini si sono divertiti molto”. Durante il progetto è nata anche la “libreria persiana”, che è diventata un po’ il simbolo del percorso di Contaminazioni: “Un oggetto di condivisione, cura e scambio”, spiega Volponi. L’attrice Cristiana Cocco invece si è occupata di lettura creativa e scrittura espressiva. “In particolare – racconta – ho provato a insegnare forme di espressione diverse come quella della gestualità. Da quando è iniziata la pandemia siamo “mascherati” e la nostra comunicazione deve necessariamente orientarsi verso altre forme”.

A.T.

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