Cinema, ‘L’arbitro’ di Paolo Zucca sbarca a Londra e si prepara a conquistare l’America

Il cinema sardo sbarca a Londra e si prepara a conquistare l’America con “L’arbitro” di Paolo Zucca. Il film interpretato, tra gli altri, da Stefano Accorsi, Jacopo Cullin, Geppi Cucciari e Benito Urgu, è stato proiettato dall’istituto Luce Cinecittà in Francia, Spagna, Svezia, Norvegia, Estonia, Turchia, Corea del Sud e Dubai e prossimamente anche in Giappone e Stati Uniti.

Cullin è l’unico del cast a presenziare alla premiere britannica al Ciné Lumière di South Kensington, per la terza edizione del London’s Italian Film Festival. Davanti a un centinaio di spettatori, in prevalenza sardi, l’attore rivela alcuni retroscena del film. Come l’idea di interpretare il calciatore Matzutzi con accento argentino. “Inizialmente sarebbe dovuto essere sardo senza alcuna contaminazione – spiega Cullin – Ma una volta costruito il look con capelli lunghi e orecchino, abbiamo voluto dargli questo tocco esotico, in omaggio alla tradizione calcistica dell’Argentina. È anche una presa in giro bonaria verso quei sardi che vivono fuori e dopo due giorni hanno già l’accento del posto”.

Forte di undici anni di esperienza da calciatore, il suo Matzutzi dribbla e realizza gol con disinvoltura, senza ricorrere ad alcuna controfigura. “Tra l’altro sono mancino come Maradona e Messi”, scherza l’attore, che divide ormai la sua carriera artistica tra Cagliari e New York. In sala ci sono anche italiani “non sardi”, che domandano incuriositi se nel resto d’Italia il film sia stato proiettato con sottotitoli per via delle parti recitate in dialetto. E c’è pure qualche inglese, che resta ammaliato dalle atmosfere in stile western e dal bianco e nero. Un elemento, quest’ultimo, scelto appositamente dal regista per non cadere nella trappola dello stereotipo. “È un modo – spiega Cullin – per raccontare un luogo indefinito, senza alcun riferimento”.

L’attore individua ne “L’arbitro” anche elementi di autoironia e autocritica verso la sua isola. “È giusto che un film racconti tutti gli aspetti, anche quelli più oscuri. – dice – Non capisco ad esempio chi accusa ‘La grande bellezza’ di mettere in cattiva luce l’Italia. Se ragionassimo così, non dovrebbero esistere nemmeno capolavori come ‘Schindler’s List’ e ‘American History X’”.

Nel film, girato tra Bonarcado, Milis, Seneghe e Narbolia, si intrecciano le vicende dell’Atletico Pabarile, squadra di terza categoria sarda, sempre sconfitta dai rivali del Montecrastu, con quelle dell’arbitro corrotto, Cruciani. Per questo non è semplice definire chi sia il protagonista tra Accorsi e Cullin, il quale però taglia corto: “È la Sardegna ad avere un ruolo centrale. Una regione in realtà ricca di colori”, dice l’attore, interpretando così il sentimento dei sardi espatriati ma sempre orgogliosi della propria terra d’origine.

Alessandro Garau

 

 

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