Carbonia film festival, vincono ‘Amateurs’ e ‘Cops are actors’

Si è conclusa con una bella e densa serata gratificata dalla presenza di un folto pubblico la IX^ edizione del Carbonia Film Festival. Il vincitore per il Concorso Internazionale Lungometraggi proclamato dalla giuria principale, il cui presidente è stato Laurent Cantet (applauditissimo dagli spettatori che lo hanno ammirato e amato molto in questi giorni del Festival), è stato “Amateurs” di Gabriela Pilcher, un film che racconta con un punto di vista originale e acuto i giovani e il mondo del lavoro. “Black mother”, viaggio tra sacro e profano nella Giamaica odierna, è, invece, il preferito della giuria dei Circoli del Cinema, i quali, premiando l’opera del giovane newyorkese Khalik Allah, hanno sottolineato come la qualità dei film in concorso sia stata particolarmente alta e, perciò, sia stato difficile fare una scelta. Il premio del pubblico, il quale ha votato con le schedine dopo ogni proiezione, è andato a “Torna a casa Jimi. Dieci cose da non fare se perdi il tuo cane a Cipro” di Marios Piperides, un vero successo al Festival di Carbonia, un film che uscirà anche nelle sale italiane prossimamente distribuito dalla Tucker. Per quanto riguarda i cortometraggi, i riconoscimenti principali sono stati assegnati a “Cops are actors” di Tova Mozard – nella foto – (Concorso Internazionale Cortometraggi), a “Joy in people” di Oscar Hudson (Giuria Giovani composta dagli under 30 selezionati dal Bando Progetto Cinema Giovani), a “Untravel” di Ana Nedelijovic (Giuria scuole).
Ma la giornata conclusiva del Carbonia Film Festival è stata particolarmente ricca. Nella mattina si è svolta l’attesa master class di Laurent Cantet, omaggiato anche del film conclusivo del Festival: “L’atelier”, uscito in sala nel 2017. Nel pomeriggio, è stata la volta di un interessante forum sul cinema in Sardegna: “Fabbrichiamo sogni, raccontiamo la realtà . Formazione e produzione cinematografica per lo sviluppo del territorio”. Condotto e moderato da Andrea Contu del CSC della Società Umanitaria-Fabbrica del Cinema di Carbonia e Luigi Cabras della Cineteca Sarda-Società Umanitaria di Cagliari, presentando alcuni progetti ancora in corso di film girati nella nostra Isola, ha messo in evidenza le caratteristiche dell’impegno cinematografico in Sardegna. Denotato, rispetto ad altre regioni, da una profonda attenzione per la formazione, non solo tecnica, degli autori e di chi pensa e realizza il cinema nell’isola, il lavoro di “produzione di sogni e di realtà” sta crescendo in maniera esponenziale grazie a una paziente opera di rete tra le istituzioni, i privati, l’università , le associazioni.

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L’Isola come set. Nonostante i problemi economici non manchino, i progetti cinematografici crescono, sia quelli per lungometraggi sia per i corti di autori e produzioni non solo sarde, ma anche nazionali e internazionali, che vedono nella Sardegna un luogo ideale per girare. Non abbiamo esclusivamente location splendide, ma, ormai, possiamo proporre tecnici e organizzazioni di buon livello. In questo contesto, sembrano esemplari i film presentati, durante la serata, attaverso i teaser e le introduzioni degli autori. Così, “Fango rosso” di Alberto Diana racconta la Sardegna, secondo le parole dell’autore, “come uno sfondo nostalgico di riappropriazione, non necessariamente narrato in modo oggettivo”. Ancora in fase di montaggio, il film ha “una grande varietà di registri, perché comprende molti personaggi, ma anche tante sequenze di tipo osservativo”. Quasi completato il documentario di Manuela Tempesta, prodotto da Alessandro Bonifazi, “Ritratti di famiglia”, di cui sono stati proiettati 12 minuti. Il pubblico è rimasto incantato dall’uso dei filmati di famiglia, che la regista ha selezionato dal vasto archivio della Cineteca Sarda di Cagliari (il progetto che li raccoglie, “La tua memoria è la nostra storia”, comprende circa diecimila pellicole). Manuela Tempesta ha messo in evidenza come la sfida del suo documentario sia proprio “ricostruire una storia attraverso lo sguardo degli altri” e quanto l’uso di quei particolari materiali riesca a mostrarci “una sorta di epica culturale della Sardegna”. Piccola clip anche per “Ballata in minore” di Giuseppe Casu, un viaggio nella nostra isola da Carloforte a Bosa fondato sugli incontri tra un gruppo di bravissimi artisti di strada (musicisti, marionettisti, acrobati) e gli spettatori dei loro spettacoli, la gente incrociata nell’itinerario sardo. È stato anche presentato “Tre uomini e una troupe” saggio conclusivo del workshop di cinema “Filmare e comunicare per promuovere e sviluppare il territorio” promosso dalla Fabbrica del Cinema a cura di Alessandro Bonifazi.
Il regista Peter Marcias e Antioco Floris docente del CELCAM, Università di Cagliari, hanno introdotto, in seguito, “L’unica lezione”, cortometraggio già presentato all’ultima edizione del Festival di Venezia. Il film, che uscirà anche in sala abbinato a “Teatro al lavoro” di Massimiliano Pacifico, è stato realizzato dagli studenti sotto la direzione di Marcias.  È un omaggio al grande regista Abbas Kiarostami e si serve di materiale girato da Marcias durante la lezione-conferenza che l’autore iraniano fece all’università di Cagliari nel 2001.

Elisabetta Randaccio

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