Cagliari set cinematografico, lo sguardo dell’Europa sulla città

Può la “città bianca” diventare un set cinematografico attraente per produzioni italiane e straniere? E ancora, possono queste immagini supportare il progetto di Cagliari come capitale della cultura 2019, a cui il nostro capoluogo è arrivato finalista insieme a luoghi straordinari come Matera, Perugia, Ravenna, Lecce, Siena? Se è vero che Cagliari è stata già lo scenario fascinoso di vari film, almeno dagli anni Sessanta (qualcuno ricorderà “La calda vita”, 1963, di Florestano Vancini e le scene ambientate al Bastione dove si poteva arrivare ancora con la macchina o quelle davanti alla Chiesa di Bonaria, in cui si svolge un melanconico matrimonio), capirne le potenzialità di forza delle immagini, in funzione anche di una percezione adeguata del nostro paesaggio artistico-naturale, diventa una riflessione importante per amministratori e operatori culturali.

Così, giovedì 10 aprile nei locali della Società Umanitaria-Cineteca Sarda di Cagliari, si è svolta l’iniziativa “Cagliari: voci sul set” promossa dalla Società Umanitaria, dalla Associazione “Todo Cambia” in collaborazione  con  l’Associazione Moviementu, patrocinata dal Comune di Cagliari e dal Consolato norvegese, manifestazione la quale ha voluto essere “un incontro dibattito con proiezioni cinematografiche tra Sardegna e Norvegia per Cagliari capitale della cultura 2019”.

La presenza e l’intervento dell’assessore alla Cultura del Comune di Cagliari Enrica Puggioni ha fornito chiarimenti sullo stato delle cose per quanto riguarda la “sfida”, che il nostro capoluogo, già però con la soddisfazione di essere stato scelto tra le città finaliste, sta tentando per un obiettivo, sicuramente importante, sotto svariati punti di vista. L’assessore Puggioni ha spiegato come l’8 settembre ci sarà un’ulteriore presentazione di un dossier, che, poi, la commissione ritornerà a Cagliari (pare anche in incognito…), mentre la città, nel futuro dovrà apparire come un progetto-processo policentrico, non spezzata monoliticamente in due tra centro e periferia. In questo senso, la funzione della cultura dovrebbe essere fondamentale, in tutte le sue declinazioni, compreso il supporto ai set cinematografici, capaci di attraversare le forme urbanistiche e i paesaggi naturali.

Per questo motivo, i tre cortometraggi presentati durante la serata hanno esplicitato le possibilità di Cagliari come nodo estetico e narratologico per un film. “Voci del mare” di Enrico Pau, risale al 2008 e, come ha affermato il regista presente all’iniziativa anche a nome di Moviementu (Marco Antonio Pani, presidente dell’Associazione, per gravi problemi personali, infatti non ha potuto partecipare), ritrae “una Cagliari onirica, che evoca un passato ormai perduto”, dove prevalgono suoni, “profumi”, immagini associate nella mente e nel cuore, un’interpretazione molto personale del luogo dove si è nati e cresciuti.

“Buio” di Jacopo Cullin e di Joe Bastardi, realizzato nel 2013 e presentato con successo a vari Festival, invece si incentra sul genere commedia, a cui gli spazi di Cagliari (le panchine davanti alla piazzetta San Sepolcro) e dei suoi territori limitrofi (la strada panoramica per Villasimius) sembrano adattarsi perfettamente in un gioco tra la battuta e la riflessione più profonda.

Sorprendente “Il ragazzo e l’abisso” di Petter Skafle Herikson, giovane regista norvegese, anche lui presente all’evento e il cui film è stato proiettato per la prima volta con i sottotitoli italiani, grazie all’ Associazione “Todo cambia”. Herikson era stato a Cagliari per partecipare al Festival  2013 “Skepto” – che, peraltro, si sta svolgendo con successo proprio in questi giorni nel quartiere della Marina – e ha avuto l’idea di “usare” Cagliari per un suo particolare cortometraggio. Il regista norvegese doveva tornare in Sardegna; si è fatto accompagnare dalla sua mini troupe e ha girato una sorta di breve thriller con echi di racconto di formazione tra la strade della nostra città. Lo ha affascinato la luce, ma anche l’urbanistica “ascensionale”, perfetta per il suo sintetico racconto. La proiezione del “Ragazzo e l’abisso” è stato anche il pretesto artistico per coinvolgere il consolato norvegese, assai attento alla collaborazione con le istituzioni sarde e rappresentato giovedì dalla figlia del console Plaisant, in futuri gemellaggi cinematografici tra il paese scandinavo e la Sardegna, per esempio, come ha sottolineato il direttore della Cineteca Antonello Zanda, portando i film del Festival “Babel” in Norvegia  e riuscendo, inversamente, a fruire a Cagliari della interessante produzione filmica norvegese.

Elisabetta Randaccio

 

 

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