Cagliari ricorda i bombardamenti del ’43. Accardo: “Occorre uno sguardo globale sulla nostra storia”

Un fine settimana per ricordare i bombardamenti anglo-americani su Cagliari, a settant’anni di distanza. La liberazione dal nazifascismo è ancora oggi un momento storico oggetto di una delicata disamina e contestualizzazione, qualcosa che troppo spesso si tende a mettere in secondo piano rispetto ad altri sanguinosi fatti della Seconda Guerra Mondiale. Eppure si tratta di un momento fondamentale nella storia dell’Europa. Il preludio del rosselliniano “Anno Zero”, che anche in Italia ha avuto il suo drastico impatto. Così, la redazione di Urban Center organizza il 17 febbraio, dalle 9 alle 23, una serie di appuntamenti che si susseguiranno nel quartiere di Castello per creare una struttura il più articolata possibile: mostre, escursioni, presentazioni di documentari e libri, reading letterari, musica dal vivo, dibattiti e proiezioni si intrecceranno tra i locali di Palazzo Siotto, quelli dell’Urban Center Cagliar in via Stretta 37, la sede dell’associazione Itzokor in via La Marmora 123, i locali dell’Accademia di Pittura Figurativa in via Bastione Santa Caterina 9, il tutto con l’aiuto di diversi soggetti promotori. Il tutto seguito da un’anticipazione il 16 febbraio.

«Ricordare la data in una prospettiva meno chiusa e provinciale è fondamentale» dice Aldo Accardo, storico e direttore del Conservatorio di Cagliari, che interverrà alle ore 17:30 per parlare proprio della contestualizzazione storica dei bombardamenti sul capoluogo, «bisogna scardinare l’idea che i bombardamenti su Cagliari siano stati un dramma incommensurabile. Lo sono stati, sia chiaro, ma rispetto ad altre situazioni, come il massacro di Milano, dove persero la vita 350 bambini, o il bombardamento su Tokio, noi in Sardegna abbiamo vissuto una situazione marginale. A Cagliari – continua lo storico – hanno perso la vita 500 persone, non più di un migliaio in tutta la Sardegna». Incastrare l’evento nel contesto della Seconda Guerra Mondiale, esorcizzandolo da provincialismi e facili demagogie, è dunque un obiettivo fondamentale da raggiungere per gli storici contemporanei che si occupano del tema. «Bisogna dare un quadro globale e ragionare sul rilievo delle nostre vicende. I bombardamenti sono stati vissuti come una sorta di catarsi dal popolo italiano, ma Cagliari ne è stata toccata in modo lieve» prosegue Accardo, «abbiamo scampato diversi orrori della guerra, che tuttavia altrove, per esempio nel nord Italia, hanno contribuito allo sviluppo di una coscienza civile che qua non c’è stata. In Sardegna per esempio non c’è stata la Resistenza – continua lo storico – e non c’è stato dunque lo sviluppo della cultura civile che di essa è figlia, dando spazio invece a quell’atteggiamento pseudosardista controproducente del “tutti ci devono qualcosa”, che anche Lussu detestava». Memoria sì, dunque, ma con coscienza critica e sapendo guardare al passato con ragionevolezza. «Ricordiamo i bombardamenti, ma cercando di collocarli in un quadro e valutando il vero dramma della Seconda Guerra Mondiale. E soprattutto», conclude Aldo Accardo, «cerchiamo di uscire da quel modo di pensare del “noi”, secondo il quale “tutti ci devono e nessuno ci paga”».

Giuseppe Novella

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