Si è spento a Roma Vittorio Taviani, regista di “Padre Padrone”

E’ morto nella notte Vittorio Taviani, tra i più grandi autori del cinema italiano. Nato a San Miniato, Pisa, il 20 settembre del 1929, ammalato da tempo, si è spento a Roma, all’età di 88 anni. Insieme al fratello, Paolo Taviani (nato nel 1931), ha formato una coppia di registi e sceneggiatori considerata tra le più autorevoli della scena internazionale, interpreti di un cinema civilmente impegnato, attenti in particolare soprattutto alla rievocazione del passato e alla trascrizione filmica di opere letterarie. Insieme, nel 1977, scrissero e diressero Padre e Padrone  interpretato da Omero Antonutti e tratto dall’omonimo romanzo autobiografico di Gavino Ledda che, nel 1977, in occasione del 30° Festival di Cannes vinse la Palma d’Oro. Il loro straordinario sodalizio artistico, che li ha visti lavorare insieme per oltre cinquanta anni, ha prodotto una lunga serie di film di successo, da Un uomo da bruciare (1962) con Gian Maria Volonté, che diventerà nel tempo il loro attore preferito, ai malinconici e suggestivi “La notte di San Lorenzo” (1982),  “Kaos” (1984), “Good morning Babilonia” (1987) “Fiorile” (1993). L’anno scorso in occasione del quarantennale di “Padre e Padrone”, Paolo e Vittorio Taviani incontrarono il giornalista e regista Sergio Naitza per un emozionante ritorno sul backstage del film. Il documentario intitolato “Dalla quercia alla palma. I 40 anni di Padre padrone” (Karel produzioni), fu presentato ai primi di novembre in anteprima alla Festa del Cinema di Roma, in occasione del debutto del loro ultimo loro film “Una questione privata“, tratto dal romanzo di Beppe Fenoglio.

Così ricordava Vittorio Taviani il suo primo incontro con la Sardegna: “Quando abbiamo cominciato a maturare l’idea di fare un film sulla storia di Gavino Ledda, naturalmente conoscevamo e avevamo amato il film di Vittorio De Seta su Orgosolo. Avevamo presente il De Seta realistico, al limite del naturalismo, che aveva raccontato la Sardegna. Noi, però, cercavamo una strada diversa che comprendeva l’elemento fantastico”. L’idea di “Padre padrone” non nacque dunque dalla lettura del libro di Gavino Ledda. Venne prima, dalla conoscenza della storia del pastore sardo che riesce a rompere il muro del silenzio: “Nel passaggio di Gavino dal silenzio alla comunicazione – ricordava Vittorio Taviani – vedevamo proiettata la nostra esperienza. Il nostro considerare la vita stessa comunicazione. In Sardegna abbiamo trascorso ore e giorni assieme a Gavino. Camminando con lui parlavamo delle nostre e della sua vita, non del film. Alla fine delle riprese ci ha portato a casa sua. C’erano dei fogli sul tavolo. Li ha subito coperti con un asciugamano. E ci ha detto: ‘Come voi avete avuto bisogno che non venissi sul set, così io non voglio che leggiate i miei appunti’. Ecco, questa è la coscienza dell’unicità dei linguaggi. E della libertà assoluta degli autori. Ed è uno dei ricordi più belli che conservo della vostra fantastica terra”.

Donatella Percivale

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