A Sant’Anna Arresi il jazz è accoglienza: i migranti ospiti per il concerto finale

Finale con sorpresa per il festival “Ai confini tra Sardegna e jazz” di Sant’Anna Arresi, nel Sulcis. Alla manifestazione di chiusura, sabato scorso, hanno partecipato anche cinquanta migranti ospiti al centro di accoglienza di Narcao, hanno seguito il concerto con interesse e coinvolgimento riempiendo la piazza tra danze e chiacchiericci con i presenti in un clima di inclusione e condivisione.

Sul palco due concerti magistralmente eseguiti con un inizio di serata esplosivo e la contrapposizione di stili dei Summit Quartet capeggiati dal fiatista Mats Gustafsson.

Un confronto acceso tra sax tenore (Gustafsson) e baritono (Ken Vandermark) in un’espressione di fusion jazz che ha proposto ritmi incalzanti sostenuti da un basso acustico profondo e vibrante (Luc Ex). Mentre l’inconfondibile batteria di Hamid Drake tra toni più cupi, rockeggianti e sfrenati, ha sovvertito la natura della performance più aderente al genere radicalizzando l’individualismo di ogni strumentista tra assoli ed intrusioni. Un’ottima chimica e un’ampia visione della musica e dell’improvvisazione che ha mantenuto il pubblico in una dimensione ipnotica sino all’ultimo brano.

In chiusura i Direction Zappa con un altro scatenato sassofonista, il napoletano Daniele Sepe, che ha presentato il suo ensemble con spiccato umorismo dando il benvenuto ai “cittadini di confine” presenti tra la folla. “Siamo qui per seppellire Frank Zappa” annuncia ridanciano, riuscendo a pieno nel suo intento quando dimostra di saper sfuggire da ogni categorizzazione ed etichetta che generalmente aderisce come una seconda pelle alle formazioni jazz.

Dean Bowman alla voce ha sfoderato le sue armi migliori attaccando con un brano dei Black Sabbath (War Pigs) in chiave funky anni ’70 giungendo allo scat e bebop declinati in versioni moderne e trascinanti. Alla batteria l’immancabile Drake, Davide Castigliola al basso, Tommy De Paola alle tastiere e piano e Gio Cristiano alla chitarra. Il sestetto è andato avanti per quasi due ore supportato dall’esultazione degli astanti che richiedono il bis a gran voce.

Per l’associazione Punta Giara, un altro anno si conclude in positivo e la dieci giorni ha dato prova di non sentire alcuna stanchezza, al contrario, questi trentun anni manifestano la volontà di rinvigorire il festival destinando ogni sforzo al rinnovamento di un genere capace di risorgere con una struttura sempre diversa. Si risveglia così la creatività degli artisti i quali sfidano e oltrepassano i limiti del jazz attingendo dalla realtà circostante e dai mutamenti storico-culturali, sempre grande fonte di ispirazione per una forma musicale che nasce dal basso come fenomeno sociale.

Martina Serusi

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