Il cambiamento climatico fa bene al vino sardo. E gli imprenditori stranieri investono nell’Isola

L’Isola dei vini piace agli investitori stranieri. Grazie anche a un piccolo paradosso: gli effetti del cambiamento climatico hanno migliorato le condizioni per produrre ottime bottiglie e anche all’estero se ne sono accorti, al punto che molti imprenditori investono nei vigneti della costa. “Temperature in aumento, scarse precipitazioni, vini alcolici e concentrati. E ora si può parlare di un piccolo boom negli ultimi cinque anni”, spiega Andrea Pala, giovane enologo gallurese che lo scorso anno è stato eletto il migliore d’Italia.

“I prezzi per ettaro nell’Isola sono relativamente bassi e quindi investire qui ha dei vantaggi – spiega -. La maggior parte degli imprenditori non acquista vigneti esistenti, ma pianta nuove viti. Mentre in altre regioni le cantine si stanno spostando a quote più elevate con i nuovi impianti, in Sardegna si può osservare il contrario. Qui cercano la vicinanza del mare. E questa potrebbe essere la decisione giusta a lungo termine. I vigneti beneficiano della brezza costante, le uve sono sane e hanno proprio quella salsedine, il che li rende così interessanti”.

Il clima, però, ha modificato anche un prodotto che negli anni è diventato sempre più alcolico e concentrato. “L’anno scorso il raccolto è stato molto ridotto a causa delle gelate tardive – racconta l’enologo -. In generale, tuttavia, la qualità dei vini sardi, specie quelli delle piccole e medie imprese, è notevolmente aumentata”. Pala, malgrado la giovane età, vanta collaborazioni di prestigio, qualcuno parla già di un enologo dei vip perché dietro i suoi vini spesso ci sono cantine di proprietà di importanti gruppi, soprattutto quelli della moda. Lavora principalmente in Sardegna ma il suo nome è una garanzia anche in Lazio, Calabria, Campania, Franciacorta, Marche e Toscana. Le due isole maggiori, peraltro, oggi stanno guardando a sistemi di produzione alternative a quelle convenzionali.

“Sempre più viticoltori in Sardegna stanno passando al biologico – sottolinea l’esperto -. Anche perché è molto più facile fare a meno dei prodotti chimici rispetto ad altre regioni. Ci sono molte cantine che hanno anche la certificazione biologica, ma ce ne sono anche alcune che non vogliono un’etichetta biologica per motivi culturali. In particolare, le cantine più piccole temono la burocrazia che accompagna il processo di certificazione”. Pala è espressione di quella nuova generazione che sta modificando profondamente la viticoltura in Sardegna. “Molti vigneti che in precedenza erano coltivati a margine sono stati rilevati dai successori. I giovani non vendono più le loro uve alle cooperative vinicole, ma si stanno costruendo un futuro in proprio anche dal punto di vista commerciale. La nuova generazione di produttori di vino apprezza la qualità e la coltivazione sostenibile. Anche per questo motivo la Sardegna – ribadisce l’enologo – ha fatto passi da giganti in un contesto che fino a qualche decennio fa ci considerava arretrati dal punto di vista enologico”.

Diventa anche tu sostenitore di SardiniaPost.it

Care lettrici e cari lettori,
Sardinia Post è sempre stato un giornale gratuito. E lo sarà anche in futuro. Non smetteremo di raccontare quello che gli altri non dicono e non scrivono. E lo faremo sempre sette giorni su sette, nella maniera più accurata possibile. Oggi più che mai il vostro supporto è prezioso per garantire un giornalismo di qualità, di inchiesta e di denuncia. Un giornalismo libero da censure.

Per ricevere gli aggiornamenti di Sardiniapost nella tua casella di posta inserisci la tua e-mail nel box qui sotto:

Related Posts
Total
0
Share