Volpe 132, un documentario sul mistero dell’elicottero scomparso

Sul Volpe 132 si è detto tanto e ancor di più è stato scritto. Ma la vicenda dell’elicottero della Guardia di Finanza scomparso il 2 marzo 1994 nelle coste sud orientali dell’Isola resta ancora avvolta da un impenetrabile mistero. La commissione militare istituita per far luce su quei tragici eventi concluse (frettolosamente) che si trattò di un incidente. Ma, sin da subito, più testimoni riferirono di un boato simile a un’esplosione in seguito al quale, per Giovanni Utzeri, l’elicottero sarebbe caduto in mare “avvolto da una palla di fuoco”. Ad alimentare il mistero c’è poi l’ora di registrazioni mancanti dai tracciati del radar di Monte Codi del Poligono Interforze di Quirra. E il fatto che, escluso qualche frammento, l’elicottero e i corpi dell’equipaggio composto dal maresciallo Gianfranco Deriu e dal brigadiere Fabrizio Sedda non furono mai ritrovati. Sulla vicenda indaga da oltre vent’anni la Procura di Cagliari, che nel 2011 ha abbandonato la pista del disastro aviatorio per quella dell’omicidio plurimo volontario in seguito ai risultati di una perizia arrivata sul tavolo del pm Guido Pani 6 anni dopo la sua richiesta.

Che di vero e proprio enigma si tratti lo confermano anche le parole di Vincenzo Guerrizio, autore insieme a Raffaele Manco del docufilm “Il grano e la volpe” dedicato a quella sera di ventidue anni fa “Neanche noi siamo riusciti a risolvere il rompicapo del Volpe 132”. Prova ne è quella tensione continua che accompagna i passi dell’inchiesta giornalistica che il documentario affida alla voce narrante, agli intervistati e alla poesia racchiusa nelle immagini del tratto di costa che corre da Capo Carbonara a Capo Ferrato, teatro naturale degli avvenimenti di quel 2 marzo. Una tensione che non si placa, dunque. Semplicemente perché è impossibile approdare a una conclusione, seppur provvisoria.

Il fatto, tuttavia, che in questo caso l’inchiesta giornalistica venga affidata ad immagini e parole proietta su questo enigma una nuova luce. Questa luce la si può scorgere nell’accorato racconto che il testimone Giovanni Utzeri fa dell’abbattimento dell’elicottero nei pressi di Capo Ferrato, nell’inquietudine che pervade i familiari dei finanzieri scomparsi quando ripercorrono i giorni immediatamente successivi alla scomparsa del Volpe 132. Insomma, oltre ad aver dato compiutezza al racconto di una vicenda davvero ingarbugliata, gli autori del documentario hanno il merito di aver rimosso alcuni di quei filtri connaturati alla ricostruzione dei fatti offerta dalla carta stampata.

L’inchiesta di Manco e Guerrizio è più di quanto si veda nel documentario recentemente prodotto. In due anni di lavoro, qualche nuovo elemento è venuto a galla. Ad esempio, gli autori sono venuti a conoscenza delle lettere anonime che denunciano il sabotaggio del Volpe. Ci sono anche altri elementi, come le testimonianze del personale del Tanka Village che parla di un batiscafo e di alcuni sub in un’area vicina a Capo Carbonara. Per quanto si tratti di “dettagli inquietanti, siamo di fronte a frammenti che per il momento non aiutano a ricomporre il quadro”, spiega Guerrizio. Vale lo stesso per le comunicazioni radio tra l’elicottero Volpe 132 e la stazione radio “Cagliari avvicinamento” di Decimomannu (che gestisce il traffico aereo civile e militare nella Sardegna del sud) acquisite dalla Procura di Cagliari lo scorso febbraio. “Qui di inquietante non c’è nulla – precisa l’autore. Anzi, abbiamo potuto appurare che quel nastro non è stato tagliato, dunque non manca niente: là dentro ci sono solo delle comunicazioni che non c’entrano nulla con il Volpe. Insomma, quello non è un silenzio significativo”.

Allora, non rimane che fare ordine. E ripartire, per l’ennesima volta, dai dati di cui si è in possesso.

“Ci dirigiamo verso sud e verso i bersagli”. È l’ultima comunicazione radio data dall’A109 della Finanza alla centrale operativa di Elmas il 2 marzo del 1994, quando si trovava tra Capo Carbonara e l’Isola dei Cavoli. Un’altra comunicazione viene stabilita alle 19.15 tra l’elicottero e la motovedetta Colombina 132, nome in codice “Daino”, che – stando a quanto affermato dal colonnello Antonio Bolacchi – “affiancava Deriu e Sedda sul Volpe 132 nella missione di routine”. Ma alle 19.18 l’elicottero sparisce dai radar di Cagliari Avvicinamento e le comunicazioni con la base di Elmas s’interrompono definitivamente. Alcuni frammenti del velivolo, compreso il casco del brigadiere di Ottana Fabrizio Sedda verranno ritrovati diversi giorni dopo nei pressi di Capo Ferrato. Ovvero a nord est rispetto all’ultima posizione comunicata dall’elicottero, in un’area, oltretutto, situata in una direzione opposta a quella che l’elicottero aveva detto di voler seguire.
“Tra le tante persone che abbiamo sentito durante i due anni di lavoro sul Volpe 132, c’è anche chi ha sostenuto che quella comunicazione fosse un diversivo. Insomma, ‘per non farmi scoprire do delle coordinate sbagliate’. Possibile, ma è solo un’ipotesi: allo stato attuale non è suffragata da elementi certi. Di per sé – continua Guerrizio – il termine bersaglio può dare adito a sospetti, specie in chi non conosce il linguaggio aeronautico, ma i piloti usano questo termine per riferirsi indistintamente a qualsiasi cosa abbiano visto o ai luoghi che devono raggiungere. Speriamo di acquisire qualche elemento in più dalle registrazioni radar di cui presto entreremo in possesso”. Quel che è certo è che l’elicottero sparisce dai radar di Decimomannu alle 19.18, mentre i tracciati radar di Monte Codi del Poligono di Quirra presentano un ‘buco’ a partire dalle ultime comunicazioni dell’elicottero.

Ci sono comunque le testimonianze di Utzeri, di Antonio Cuccu e Giuseppe Zuncheddu, tutti concordi nel collocare l’elicottero nella baia di Feraxi tra le 19 e le 19.30 e nell’affermare che l’elicottero è stato abbattuto. Utzeri, inoltre, mette in relazione l’elicottero con una nave mercantile ormeggiata da qualche giorno nella baia di Feraxi.
“Le testimonianze dicono abbastanza, sono lineari e tutte concordi nel tracciare la rotta dell’elicottero. Per il resto, è difficile stabilire se quella nave fosse la Lucina. Il fratello di Giovanni Utzeri, Antonio, ha anche detto di aver riconosciuto la nave vista nella baia di Feraxi nel mercantile Lucina mostrato dai giornali all’indomani della strage avvenuta a bordo di quella stessa nave il 7 luglio del 11994, quando era ormeggiata nel porto militare di Djen Djen, in Algeria. Ma non abbiamo trovato delle prove evidenti sulla presenza della Lucina a sud est della Sardegna, né i familiari dei membri dell’equipaggio che potevano trovarsi a bordo del mercantile a marzo del 1994 ci hanno parlato di attività illecite effettuate a bordo della nave. Sulla presenza della Lucina in Sardegna in quel periodo esistono comunque dei documenti: agli atti c’è un registro delle navi commerciali che facevano attività nel porto di Cagliari, ma non è un registro puntuale. E al momento non siamo ancora riusciti a ricostruire con precisione il traffico navale del marzo 1994″.

Il dubbio è che quella svolta dal Volpe 132 non fosse un’azione di routine. Ma attenzione: “Può anche essere che, nell’ambito di un’operazione di routine, tu veda una nave a luci spente e vada a controllare, ma la manovra sembra essere operativa: s’incuneano tra i monti per spuntare alle spalle della nave, si tratta chiaramente di una manovra effettuata per cogliere di sorpresa l’equipaggio della nave”, commenta Guerrizio.

Certo è che il piano di volo, stando a quanto detto dai vertici della Finanza, era diverso: l’elicottero avrebbe dovuto sorvolare Capo Carbonara per spostarsi poi a Capo Spartivento e far dunque ritorno a Cagliari. Ma anche in questo caso occorre ponderare bene i pochi elementi di cui si è in possesso: “Non è chiaro, infatti, fino a che punto dobbiamo tenere conto il piano di volo. Magari c’è una certa tolleranza e non si può escludere che Deriu abbia fatto provare una manovra a Sedda”. I dubbi rimangono, anche perché non si capisce se – date le ‘regole d’ingaggio’ per quell’operazione – i piloti avrebbero potuto effettuare quella manovra. “È chiaro che è quasi del tutto inutile che un elicottero faccia questa manovra, e addirittura sorvoli la nave ormeggiata a Feraxi, se non è in contatto con qualcuno, mi riferisco alla motovedetta. Insomma, se non arriva la motovedetta a fare i controlli, l’elicottero può fare ben poco. Ma a quanto pare elicottero e motovedetta in quel momento non erano in contatto. E il Colombina si trovava a diverse miglia di distanza tra le 19.20 e le 19.30, ora in cui Utzeri colloca l’arrivo dell’elicottero a Capo Feraxi”.

Ci sono poi alcune circostanze che potrebbero essere catalogate alla voce “mistero nei misteri”. Come la vicenda di Valente e Alessandro Leoni, padre e figlio a bordo della motonave Arborea della Tirrenia diretta a Civitavecchia la sera di quel due marzo. I due riferiscono, infatti, ai magistrati di aver intercettato le conversazioni radio in cui Volpe 132 – verso le 19.10 – avrebbe comunicato di far ritorno a Cagliari. A supporto di quanto ascoltato, i due sostengono che il velivolo si muovesse verso Cagliari. Ma il primo ufficiale dell’Arborea Nicola Corradino sostiene di aver visto l’elicottero andare nella stessa direzione della nave, seppur con volo orientato verso terra, verso nord, cioè, a differenza di quanto il Volpe avrebbe detto alla centrale operativa e di quanto sostenuto dal comandante della Colombina Luigi Atzori.
“Invitati a rilasciare un’intervista, i Leoni hanno rifiutato, ma il signor Valente ha riferito che per anni sono stati seguiti e spiati. In ogni caso, non saprei che spiegazioni darmi. I Leoni stanno andando a Pratica di Mare per la visita che Alessandro deve sostenere per entrare proprio in Guardia di finanza. Le coincidenze non finiscono qui, visto che il 4 marzo il Volpe sarebbe dovuto partire per Pratica di Mare per sostenere delle operazioni di manutenzione. Non c’è molto da aggiungere: c’è solo da prendere atto di quanto i Leoni sostengono di aver visto e udito”.

Dopo la commissione militare (quantomeno frettolosa nello stabilire che i due membri dell’equipaggio siano stati vittime di un incidente), anche il sostituto procuratore Guido Pani si è interessato del caso della Volpe 132. Finora, però, le indagini aperte nel 1994 non hanno portato a grossi risultati. Alcuni sussulti, in vent’anni, ci sono stati. Nel 2001, la polizia giudiziaria stabilisce che il giorno della scomparsa dell’elicottero erano in corso alcune esercitazioni militari. Nel 2011, invece, grazie alla perizia del professore del Politecnico di Torino Donato Firrao e dei Ris dei Carabinieri (richiesta nel 2005, ma arrivata sei anni dopo), la procura incomincia a indagare per omicidio plurimo volontario. Si può, allora, ritenere che le analisi abbiano rinvenuto tracce di esplosivo nei frammenti dell’elicottero rinvenuti a Capo Ferrato?

“Potremo avere quella perizia non appena Pani presenterà richiesta di archiviazione, l’idea che mi sono fatto è che neanche all’interno della perizia ci siano elementi sufficienti per dare una svolta all’inchiesta. Sembra evidente che Pani abbia incominciato a indagare sull’abbattimento del Volpe 132 perché sono state trovate tracce di esplosivo, ma negli ultimi anni non si è mosso niente comunque”.

Piero Loi

Twitter @piero_loi

foto per concessione di Vincenzo Guerrizio su autorizzazione della famiglia Deriu

Diventa anche tu sostenitore di SardiniaPost.it

Care lettrici e cari lettori,
Sardinia Post è sempre stato un giornale gratuito. E lo sarà anche in futuro. Non smetteremo di raccontare quello che gli altri non dicono e non scrivono. E lo faremo sempre sette giorni su sette, nella maniera più accurata possibile. Oggi più che mai il vostro supporto è prezioso per garantire un giornalismo di qualità, di inchiesta e di denuncia. Un giornalismo libero da censure.

Per ricevere gli aggiornamenti di Sardiniapost nella tua casella di posta inserisci la tua e-mail nel box qui sotto:

Related Posts
Total
0
Share