Violenza sugli animali: i barbari della porta accanto

Cattiveria pura senza alcuna attenuante: è quanto sta dietro a una brutta storia accaduta a Barumini, 1500 anime nel cuore del Campidano. La protagonista è Lilly, una cagnetta di nove mesi, sepolta viva con un cappio al collo. Il suo aguzzino l’ha tumulata sotto un mucchio di pietre e l’ha lasciata ad agonizzare, convinto che sarebbe morta. E invece Lilly – lo ha raccontato il tg di Videolina – per tre giorni ha scavato, finché con una zampetta ha raggiunto la superficie: troppo poco per liberarsi, ma abbastanza per farsi notare da Stefano Serci, giovane di Barumini che mercoledì scorso cercava asparagi nelle campagne del vicino paese di Las Plassas.

La corsa in cerca di  aiuto, l’intervento della Forestale, le prime cure: “Credevamo che non sarebbe sopravvissuta, era in ipotermia e disidratata – racconta la veterinaria Stefania Garau,  – Ma ora, a parte il trauma, subito sembra in via di guarigione”. Il resto della storia è il lato buono di un’intera isola che ha risposto alla richiesta di aiuto lanciata in tv: coperte e materiale sanitario stanno arrivando in grande quantità, quelle che non serviranno a Lilly saranno donate ai canili della zona. Decine anche le richieste per adottare la cagnetta e farle dimenticare, per quanto possibile, questa disavventura.

I carabinieri di Barumini confermano che si sta indagando per individuare il responsabile. La legge italiana fissa pene severe per chi maltratta gli animali o ne causa la morte, sottolinea Federica Schivo, esperta in diritti degli animali: “Il codice penale prevede la reclusione da tre mesi a un anno, o una sanzione da 3.000 a 15.000 euro. Qualche anno fa un cagliaritano è stato condannato a pagare 3000 per aver ucciso un gattino con un calcio. E’ chiaro che la sanzione arriva solo se qualcuno ha il coraggio di fare denuncia”.

 L’avvocato Schivo, insieme all’associazione di volontari Vita da Gatti, fornisce assistenza legale in casi di violenza sugli animali. E se fino a qualche tempo fa notizie simili erano secondarie, oggi i responsabili finiscono in prima pagina. Nell’ottobre scorso tutti i quotidiani nazionali  parlarono dell’autista di scuolabus che a Capoterra aveva lanciato con violenza un cucciolo per poi investirlo davanti a decine di studenti terrorizzati. E tre mesi fa fini sulla stampa nazionale la vicenda dei due cani impiccati a Galtellì.

   Ma ci sono anche le violenze domestiche.  “Ci sono persone – racconta Raffaella Spanedda, veterinaria a Cagliari – che non fanno curare i propri animali per non affrontare le spese: ricordo un cane che doveva essere operato per problemi renali, i proprietari risposero che l’animale era vecchio: l’hanno lasciato morire in preda a dolori atroci”.

   Raccontano episodi analoghi le “gattare” di Cagliari: “Di recente – spiega la volontaria Silvia Saba –  abbiamo accolto un gatto traumatizzato. I padroni lo tenevano in balcone estate e inverno, gli davano cibo saltuariamente e lo picchiavano. Quando è arrivato da noi era in stato catatonico, ora lo stiamo curando e cerchiamo per lui una casa”.

Francesca Mulas

 

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