Veleni e morte a Teulada, la palla al Gip. Il Pm vuole archiviare, avvocati contro

Una notte e un giorno separano Teulada dal verdetto del Gip di Cagliari, chiamato a decidere se archiviare o meno le posizioni dei cinque militari che hanno guidato la base dal 2008 al 2015 e sono finiti sotto accusa per omicidio colposo, lesioni gravi in concorso e disastro ambientale. Le indagini, in mano al pm Emanuele Secci sono andate avanti per anni. Lo stesso pubblico ministero ha inanellato una serie robusta di certezze, a cominciare dal fatto che in quel lembo di Sardegna che guarda a sud-ovest esiste “un’alterazione irreverbile della Penisola Delta”. Quattro chilometri di terra dove non si può nemmeno transitare, tanta è la contaminazione. Eppure per il magistrato inquirente non è colpa di nessuno.

A partire da qui, dalle responsabilità che sembra non vadano riconosciute, si incardina il lavoro dei legali. Ovvero di Giacomo Doglio, Roberto Peara, Gianfranco Sollai e Caterina Usala, che difendono malati e parenti delle vittime e si oppongono all’archiviazione sollecitando per contro “l’imputazione coatta” dei vertici militari o in alternativa “nuove indagini peritali”. Perché a Teulada non solo si è fatta davvero la guerra finta, ma realmente ci si è ammalati. Di due patologie prevalenti: il linfoma di Hodgkin negli uomini e cancro polmonare nei due sessi.

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Domani – venerdì 11 dicembre – sarà il Gip a dire se ha ragione il Pm oppure ci hanno visto giusto i legali. Dal canto suo, il pubblico ministero ha guistificato la richiesta di archiviazione per punti. Intanto: “A nessuno” dei militari sotto accusa si può “imputare il disastro ambientale a titolo di dolo o colpa” perché le esercitazioni vengono decise “dall’amministrazione della Difesa nel convincimento di adempiere al dovere in modo adeguato”. Quindi per il Pm “il compito di addestrarsi in modo adeguato ed efficace“ va venire meno le responsabilità penali. Il magistrato inquirente scrive ancora che le prove di guerra a Teulada “erano ritenute necessarie e imprescindibili per assicurare la corretta preparazione tecnica e psicologica del personale militare”.

Insomma, la Difesa – rappresentata dall’Esercito – prende la forma di un potere intoccabile, secondo un processo di autolegittimità che i quattro avvocati difensori vogliono scardinare. La decisione doveva essere presa già lo scorso 30 settembre. Poi un vizio di notifica a fatto slittare l’udienza a domani. Quando dal faldone consegnato al Gip verranno fuori anche i colpi sparati a Teulada. Nella sola Penisola perduta, che era la ‘zona bersaglio‘ del poligono, solo tra il 2009 e il 2014 se ne sono contati 860.624. Tra artiglieria pesante, missili e razzi. Ma la colpa dell’inquinamento non è di nessuno, sostiene il Pm che pure riconosce – è risultato dalle perezie – l’esistenza di enormi crateri. Un paesaggio lunare fatto di “bossoli, proiettili, bombe intere o in pezzi”.

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La malattia e la morte ai margini della base militare hanno avuto anche un nome: sindrome di Teulada. A significare non casi isolati, ma una costante. Non a caso è lunga lista delle persone che hanno firmato gli esposti. Li scriviamo tutti i nomi. Perché a loro la Procura di Cagliari deve giustizia. Si tratta di: Carolina Maria Bernardino, Ruben Bernardino, Enrico Cara, Gavino Fancellu, Tito Frau, Margherita Garau, Paolo Floris, Petronilla Ledda, Ada Madeddu, Graziella Alessandra Marongiu, Giuliana Martini, Onorio Meloni, Carla Maria Murgia, Chiarella Murgia, Maria Antonietta Murgia, Manolo Pinna, Piero Sechi, Franco Tiddia, Anna Maria Uccheddu, Antioco Uccheddu, Giovanni Zedda e Angelo Zucca. Questi, invece, i cinque militari che venerdì sapranno se dovranno andare o meno a processo: Giuseppe Valotto, Claudio Graziano, Danilo Errico, Domenico Rossi e Sandro Santroni. (al. car.)

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