Valentina Pitzalis racconta la sua verità: “Basta odio, so quanto sono bruciata”

“Io so quanto sono bruciata, so quello che ho vissuto, io ho combattuto sei mesi in ospedale con decine di operazioni. Io c’ero”. Valentina Pitzalis cerca di scacciare le ombre sulla sua vicenda dopo l’incidente probatorio di ieri in Tribunale a Cagliari. Cerca disperatamente di scrollarsi di dosso il passaggio da vittima a carnefice che le attribuisce la famiglia di Manuel Piredda. Il 17 aprile del 2011 carabinieri e vigili del fuoco intervenirono per un incendio in un’abitazione a Bacu Abis e trovarono il corpo senza vita di Manuel Piredda e la sua compagna Valentina Pitzalis in gravi condizioni. Lei accusò subito Piredda di averle lanciato addosso della benzina e di aver appiccato il fuoco. Nel tempo, però, la famiglia del giovane morto nel rogo ha cominciato a dubitare di questa versione dei fatti e sta cercando di dimostrare che sia stata proprio la donna a provocare la morte di Manuel. Tra esami e perizie, sono state aperte nuove indagini per appurare se Valentina Pitzalis sia responsabile di omicidio e ieri in Tribunale c’è stato l’incidente probatorio con i risultati delle perizie.

In aula è emerso che, secondo i periti nominati dal Gip, sul corpo del giovane non ci sarebbero fratture, danni al cranio, tracce di avvelenamento e non ci sarebbero neanche tracce di fumo nei polmoni. “In queste ore la mia persona, i miei familiari, le persone che mi aiutano e mi sostengono da anni nel percorso di recupero fisico e psicologico, sono sotto attacco mediatico senza precedenti – spiega Valentina Pitzalis -. Per mesi la signora Mamusa (Roberta, madre di Manuel, ndr.), e quello che lei definisce il suo team difensivo, hanno argomentato con convinzione le tante modalità con le quali avrei causato la morte di Manuel; hanno festeggiato quando è stata disposta l’autopsia che, a detta loro, avrebbe evidenziato quelle ferite mortali che mi avrebbero ‘incastrato’ e decine di persone hanno creduto a quelle ricostruzioni che oggi improvvisamente svaniscono senza che il ‘team’ dica una sola parola”.

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“Mi sarei aspettata almeno una parola di scusa rivolta alle tante persone che hanno, a mio modesto avviso,
preso in giro in tutto questo tempo. Invece no, non dicono nulla, si limitano a diffondere un’intervista fatta al loro consulente, lasciando cadere nell’errore chi (quasi tutti i loro sostenitori) ha pensato che a parlare fosse il perito del giudice – aggiunge la donna -. Non hanno corretto chi ha inteso che tutti i periti avessero concordato sulla versione esposta oggi dalla signora Mamusa, non hanno chiarito perché nessuno di quel team vuole realmente chiarezza.
Non hanno rispetto – se lo avessero almeno oggi avrebbero detto la verità – nemmeno per le persone
che, in nome della loro verità, non hanno esitato (e neanche oggi esitano) a ricoprirmi di odio e
minacce”.

“Senza attendere una mia risposta, una mia dichiarazione, pensiero, opinione, sono stata accusata di essere una ‘assassina’, ‘ladra’, ‘falsa’, ‘finta invalida’ e sono stati pubblicati il mio indirizzo di casa e minacciate le persone che mi aiutano e la onlus che da anni mi assiste per difendermi e continuare a trovare una ragione di vita quando mi sveglio la mattina e mi guardo allo specchio, cercando la forza per uscire di casa e continuare a lottare – aggiunge Valentina Pitzalis -. La mia pagina Facebook Un sorriso per Vale è nata per questo. Per cercare attraverso le parole delle persone che mi seguono, quelle che io chiamo i miei angeli, la forza di continuare a sorridere, senza più la mai faccia, una mano e la mia identità”.

“Ho preso tempo per scrivere perché sto male, perché non ho nulla da nascondere e perché dovevo ritrovare
la forza di combattere. Nessuno mai mi toglierà questo e, come dico nel mio libro, il sorriso, e condivido con l’opinione pubblica ciò che mi ha scritto il mio legale, perché solo questa è la MIA verità e solo questa per me è la modalità di scrivere e parlare – conclude -. Prove, perizie, dibattimento. Il resto non me lo posso permettere. Grazie a chi mi è stato e starà vicino. Arrivederci a chi non vorrà esserci”.

Valentina Pitzalis ha deciso di divulgare anche la lettera ricevuta dalla sua avvocata per spiegare ciò che è successo in Aula durante l’incidente probatorio. “I periti nominati dal Gip hanno esposto oralmente al giudice la relazione che  hanno depositato solo pochi giorni fa ed i risultati delle analisi che sono stati effettuate sui reperti istopatologici prelevati dal cadavere di Manuel – scrive l’avvocata Adriana Onorato -. La perizia depositata è stata però duramente contestata dal consulente della Procura (Tagliaro), che è sicuramente super partes tanto quanto quello del Gip.  Egli, infatti, ha parlato di errori metodologici clamorosi, dal momento che le conclusioni formulate dai
periti risultano fondate su esami immunoistochimici effettuati a mano da laboratori di Ferrara e di Firenze e
perciò privi di alcuna validità scientifica, su campioni per di più gravemente deteriorati ed esaminati a distanza
di ben sette anni dal fatto”. Esami che non sarebbero quindi attendibili:” Per tale motivo le conclusioni cui sono  pervenuti i periti (compresa quella inerente l’asfissia di Manuel precedente all’incendio) sono, a parere del consulente della Procura ed anche dei nostri consulenti, assolutamente inattendibili perché viziate dai predetti errori metodologici”.

Il difensore di Valentina Pitzalis ha deciso di fare chiarezza sul clamore suscitato da questo nuovo capitolo della vicenda. “Le ricordo che il consulente della Procura è colui che deve sostenere il Pubblico ministero nella formulazione dell’accusa nei suoi confronti e che, invece, ha sostenuto finora la totale inattendibilità delle conclusioni della perizia depositata alcuni giorni fa dai periti del Gip e discussa oggi in aula – scrive l’avvocata alla sua assistita – per le ragioni sopraesposte, oltre che per quelle illustrate dai nostri consulenti tecnici, il giudice ha ritenuto opportuno fissare la prossima udienza del 18 marzo 2019 per sentire gli ausiliari dei periti (Neri e Bertol) che hanno eseguito gli esami sopraindicati e verificare in tal modo l’attendibilità degli esami dagli stessi finora effettuati”.

L’avvocata Onorato ricorda l’esito della perizia che esclude trami e lesioni sul corpo di Manuel Piredda. “Una conclusione sulla quale, invece, concordano tutti, sia i periti che consulenti, è che dalla Tac effettuata su tutto il corpo di Manuel non sono risultate lesioni traumatiche di alcun genere – scrive – neppure dunque quelle ipotizzate dai consulenti dei Piredda-Mamusa (fori di proiettile nel cranio, ferite da armi da taglio o da fuoco sul corpo) che hanno costretto la Procura a riaprire l’indagine chiusa ormai da tempo (per morte del reo), per verificare, attraverso i suoi consulenti, la veridicità di quelle gravi affermazioni”.

“L’indagine del Pubblico ministero (perché solo di indagine finora si tratta e non di imputazione per omicidio) è pertanto ancora in corso e i risultati definitivi si conosceranno solo alla fine delle successive udienze, che non potranno essere inferiori a due, così come già anticipato dallo stesso Gip. Per il momento possiamo, quindi, ritenerci soddisfatti ed attendere con fiducia gli esisti finali dell’incidente probatorio che, siamo certi, saranno correttamente interpretati anche dalla Procura – conclude Adriana Onorato -. Continuiamo, quindi, a non prestare il fianco alle false illazioni e conclusioni finora avanzate dai genitori di Manuel e da tutto il loro staff. Perché purtroppo, Valentina, dovrà continuare a sopportare, speriamo ancora per poco, ciò che tante vittime di violenza sono costrette a subire per dimostrare di essere tali difronte ai loro carnefici ed a chi li sostiene”.

Marcello Zasso

 

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