Una pioggia di fuoco da 860.624 colpi: inquinamento a Teulada, ecco le prove

Sono le bombe, i razzi e i proiettili usati per i giochi di guerra. In gergo militare si chiamano, tutti insieme, munizionamento. Un totale di 860.624 colpi, tra lanci e spari. Quella pioggia di fuoco è caduta in otto anni, “dal 2008 al primo semestre del 2016” e “rappresenta solo un dato parziale”. Così ha scritto il pm di Cagliari, Emanuele Secci, nell’atto col quale il pubblico ministero ha però chiesto al Gip di far uscire dall’inchiesta su Teulada i cinque capi di Stato maggiore indagati. Di fatto i responsabili del poligono affacciato sulla costa sud-ovest della Sardegna. “Le esercitazioni”, sebbene siano la causa del disastro ambientale accertato, sono considerate dal magistrato inquirente “un dovere” professionale. Quindi a nessuno dei militari “si può imputare” il reato “per dolo o colpa”.

La posizione del Pm fa discutere da ieri, quando Sardinia Post ha reso pubblica la richiesta di archiviazione, a chiusura di sette anni di indagine su una trentina di esposti. Nel 2012 li hanno presentati gli stessi malati di cancro (o i parenti) che abitano a Teulada: una ventina di loro sono difesi dagli avvocati Roberto Peara  e Giacomo Doglio; gli altri da Caterina Usala, Gianfranco Sollai e Giuseppe Putzu. I legali hanno già confermato la decisione di opporsi alla richiesta del pubblico ministero: setterà poi al Gip, nei prossimi mesi, l’ultima parola in camera di consiglio.

Quegli 860.624 colpi equivalgono a 556 tonnellate di munizionamento, che hanno devastato la penisola Delta, lembo di poligono dove il troppo inquinamento ha reso l’area “non bonificiabile”. Sono in tutto quattro chilometri quadrati di terra contaminatissima. E infatti chiusa al transito di militari e civili. Blocco totale, deciso dal ministero della Difesa che a Teulada occupa in tutto sessantotto chilometri quadrati.

Le informazioni sul disastro della zona Delta non sono frutto di un’indagine parallela: si ricavano piuttosto dalla stessa richiesta di archiviazione firmata dal Pm. Un paradosso. Tuttavia interessante per delineare i contorni di un pezzo di Sardegna che mai più tornerà come prima. Il pubblico ministero ha certificato “l‘alterazione irreversibile riguardante i suoli e la componente floristico-vegetazionale. O, se reversibile – è il riferimento a diverse specie animali – per la sua eliminazione occorreranno mezzi e risorse eccezionali”.

Nella penisola Delta le esercitazioni sono andate avanti per “cinquant’anni”, è scritto ancora nell’atto del magistrato. Era quella la zona bersaglioper tutti i sistemi utilizzati dalle Forze armate italiane e straniere (nella foto di copertina di Contropiano.org)”. Il cuore delle prove di guerra. L’elenco è da brivido. E si tratta comunque delle sole informazioni a cui la magistratura ordinaria ha accesso, perché non coperte da segreto di Stato. Lì sono arrivati “colpi di mortaio e artiglierie; missili filo guidati; tiri navali contro costa; bombardamento e mitragliamento aereo; sganci di emergenza (sempre per gli aerei)”.

Per capire la portata dell’inquinamento nella zona Delta basta un dettaglio: lo stesso ministero della Difesa ritiene che “il ripristino ambientale non sia né possibile né conveniente“. Ancora: “Contrariamente a quanto accaduto” in altre parti del poligono, “nella penisola Delta non veniva effettuata alcuna operazione di bonifica dei residui bellici”. Eppure, per il pm Secci nessun capo di Stato maggiore è responsabile per l’inquinamento a Teulada, visto che “le esercitazioni rientrano tra i doveri militari”, è scritto nella richiesta di archiviazione.

Proprio il disastro ambientale sarà con molta probabilità il presupposto certo su cui gli avvocati costruiranno le opposizioni da consegnare entro la fine del mese, per restare nei tempi imposti dal Pm che ha depositato il proprio atto lo scorso 11 dicembre. Davanti al Gip si preannuncia una battaglia durissima. In gioco ci sono due pilastri della Costituzione: il diritto alla giustizia e quello alla salute.

Alessandra Carta
(@alessacart on Twitter)

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