Un museo sull’esodo giuliano-dalmata. In mostra documenti storici e fotografie

Un ecomuseo per la comunità giuliano-dalmata di Fertilia. È il ‘Progetto Egea’, presentato a Casa Gioiosa, sede del parco naturale regionale di Porto Conte, nel giorno della posa della prima pietra del ‘Museo Egea – Una luce sulla memoria’ nelle ex officine della frazione di Alghero. L’ecomuseo accoglierà importanti testimonianze documentali e fotografiche sulla memoria dell’esodo giuliano-dalmata per ricostruire la storia della Città di Fondazione di Fertilia. “Mettiamo a disposizione un bene regionale per un museo che racconterà una pagina importante della nostra storia, con la Sardegna capace di accogliere migliaia di esuli cacciati dalla propria terra e privati dei loro beni”, ha detto il presidente della Regione, Christian Solinas, presente tra gli altri col presidente del Consiglio regionale, Michele Pais, l’assessore regionale degli Enti locali, Quirico Sanna, il sindaco di Alghero, Mario Conoci, e Egea Haffner, la bambina con la valigia, simbolo fotografico di quella pagina di storia.

L’esposizione accoglierà testimonianze documentali e fotografiche per ricostruire attraverso le vicende dei suoi abitanti la storia della nascita di Fertilia. Il museo sarà dedicato alla diaspora, all’esodo, al viaggio e al miraggio di una nuova vita. “Il progetto restituisce piena dignità e memoria a un popolo involontario protagonista di una vicenda storica che l’ha costretto a dividersi in tutto il mondo nell’indifferenza dei governanti di allora”, ha sottolineato l’assessore Sanna. “Ricordare quell’esodo significa commemorare una grande tragedia italiana, un capitolo doloroso della storia nazionale”, rimarca Michele Pais. Per il presidente del parlamento sardo. “Fertilia è un unicum in Sardegna, è l’incontro di quattro straordinarie culture come quella sarda, quella algherese, quella ferrarese e quella giuliano-dalmata – ha aggiunto – col museo rinnoviamo la memoria delle vittime dei massacri delle foibe e dell’esodo giuliano-dalmata, rimuovendo quel velo di omertà su questa tragedia che oggi non è più giustificabile”.

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