Un debito da 158 milioni, in carcere per bancarotta l’imprenditore del Geovillage

La Guardia di Finanza, su delega della Procura di Tempio Pausania, ha arrestato l’imprenditore olbiese Gavino Docche, amministratore del Geovillage, il mega resort sportivo del capoluogo gallurese. Docche è chiamato a rispondere di bancarotta.

Secondo le accuse, l’imprenditore – a capo di quattro società, tutte fallite e che nel tempo si sono occupate di progettare, realizzare e gestire il Geovillage, avrebbe realizzato un debito complessivo di oltre 158 milioni di euro, di cui circa 43 milioni a danno dell’Erario e degli enti previdenziali.

Le Fiamme Gialle, guidate dal capitano Carlo Lazzari, stanno sentendo Docche in caserma, prima di trasferirlo in carcere. Appena cinque mesi fa per Docche era arrivata una vittoria giudiziaria: il Tribunale del Riesame di Sassari aveva annullato l’ordinanza del Gip di Tempio Pausania che imputava a Docche la turbativa d’asta. La vicenda era emersa a maggio 2021: Docche finì ai domiciliari insieme al figlio. Un mese dopo la revoca del provvedimento.

Docche è stato trasferito nel carcere di Bancali, a Sassari. Le società coinvolte nel maxi fallimento, tutte guidate dallo stesso imprenditore, sono state operative dal 2001 al 2008. Si tratta di: Geocostruzioni Spa (già Geocenter e poi Geovillage Spa), dichiarata fallita nel 2016; la Geogramma srl, dichiarata fallita nel 2014; la Sviluppo Olbia spa (già Geocenter e poi Geovillage spa), dichiarata fallita nel 2016; la Real Effegi srl, dichiarata fallita nel 2021. I militari, guidati dal capitano Carlo Lazzari, hanno appurato che le quattro società erano strettamente collegate tra loro e detenevano partecipazioni reciproche.

Sempre secondo i riscontri delle indagini, le società erano caratterizzate da frequenti e diretti rapporti commerciali e finanziari incrociati: facevano capo a Docche o a persone a lui legate da vincoli familiari o di intima collaborazione. Il Geovillage, che già nel maggio dello scorso anno era stato sottoposto a sequestro immobiliare su disposizione dell’autorità giudiziaria, era rimasto chiuso per un periodo. Poi l’ingresso di una curatela fallimentare per consentire al giudice delegato una migliore gestione della struttura attraverso la conclusione di un contratto di affitto o di cessione.

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