Tossilo, pronto un nuovo ricorso contro l’inceneritore

Ribaltare la sentenza con cui lo scorso luglio il Consiglio di Stato aveva cassato la precedente decisione del Tar Sardegna, accogliendo le istanze del Consorzio Industriale di Macomer e della Regione. E sancendo così il via libera all’inceneritore di Tossilo. Sono queste le parole d’ordine emerse nel corso della partecipata assemblea promossa dal Comitato “Non Bruciamoci il futuro” di Macomer. Un’intenzione che ha già la forma di un atto concreto: come rivelato dal sindaco di Sarule Mariangela Barca nel corso dell’incontro, l’Unione dei Comuni della Barbagia ha già deliberato a favore del nuovo ricorso. Insomma, la querelle amministrativa è destinata ad andare avanti.

Le strade a questo punto sono due: comitato e comuni barbaricini – un tandem collaudato sin dai tempi del primo ricorso al Tar –  potranno, infatti, appellarsi nuovamente al Consiglio di Stato, chiedendo la revoca della sentenza oppure interpellare la Corte di Cassazione. “L’opzione più probabile – spiega Mauro Aresu del comitato di Macomer –  è quella di un nuovo passaggio presso il massimo grado della giustizia”. “La nostra tesi – continua Aresu – è che la decisione del Consiglio di Stato sia inficiata da un errore sostanziale: al contrario di quanto sentenziato, lo scenario a due poli d’incenerimento (Cagliari e Sassari) per cui ha optato la giunta regionale non prevede il potenziamento di Tossilo, ma la sua dismissione”. Il comitato intende dunque inchiodare la Regione alle sue scelte, ma questo non significa che Non Bruciamoci il futuro desideri un nuovo inceneritore a Sassari, tutt’altro.  “Il comitato, come l’associazione Zero Waste Sardegna, chiede a gran voce il superamento del sistema discariche – inceneritori attraverso una raccolta differenziata spinta e la valorizzazione del rifiuto attraverso tecnologie alternative come l’ estrusione a freddo per il secco”.

Intanto, il nuovo Rapporto Ispra sui rifiuti urbani rivela che in Sardegna l’indifferenziato, cioè la tipologia di rifiuto in parte destinata ai forni di Macchiareddu e Tossilo (finanto che il vecchio impianto era in funzione), si è sensibilmente ridotta tra il 2015 e il 2016, passando da 300mila a 277mila tonnellate. Frutto di una raccolta differenziata che ormai ‘intercetta’ il 60% dei rifiuti urbani e colloca la Sardegna al sesto posto tra le regioni italiane.

Nel corso dell’assemblea è intervenuto anche il presidente IsdeMedici per l’Ambiente Sardegna Domenico Scanu: “Siamo di fronte a un inceneritore di grossa taglia che avrà un notevole impatto sul territorio e la salute della popolazione residente, basti pensare che il carico di diossine aumenterà del 13% rispetto ad oggi. La ragione è semplice: mentre il legislatore norma, limitandole, le emissioni di inquinanti per normal metro cubo (nmc), non impone un limite al volume di fumi sprigionati nel corso dell’anno”. In pratica, dunque, non c’è un limite all’inquinamento prodotto dagli inceneritori. “A questo vulnus legislativo – continua Scanu – se ne aggiunge un altro: le soglie di rischio accettabile, infatti, vengono calcolate solo sugli adulti. Ne consegue che a pagare le possibili conseguenze del maggiore inquinamento saranno soprattutto i bambini”. “E per quanto lo Sva (Servizio Valutazioni Ambientali della Regione che ha rilasciato il via libera al nuovo inceneritore, ndr.) sostenga che gli indicatori dello stato di salute della popolazione del Marghine siano in linea con la media regionale, è chiaro, come messo in evidenza da diversi studi epidemiologici, seppur frammentari, che in questo territorio esistono delle criticità sui tassi di mortalità per tutte le cause, tumori e malattie cardiovascolari. Le criticità esistono nonostante l’interpretazione omissiva dei dati da parte del Sevizio Valutazioni Ambientali della Regione durante la fase di valutazione ambientale: un’altra occasione persa per applicare il principio di precauzione”.

P. L.

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