Topi e scarafaggi nel reparto infettivi di Sassari: video choc del Movimento omosessuale

Semplice incuria o malati di serie B nella clinica dedicata alle malattie infettive dell’Università di Sassari? La sconcertante questione è stata sollevata pochi giorni fa dal Mos (Movimento Omosessuale Sardo) che ha presentato una denuncia ai carabinieri del Nas sassarese.

L’allarme ruota intorno al reparto dove si effettuano prelievi e visite e a quello dei ricoverati: gli utenti sono soprattutto persone sieropositive, ma la struttura è abbandonata e versa in uno stato di degrado estremo con cavi elettrici pericolosamente scoperti, infissi e soffitti distrutti, scarafaggi e ratti che passeggiano tra le corsie.

La Clinica universitaria sassarese, un tempo centro di eccellenza per la ricerca sull’Aids, dal 2007 occupa il Reparto Rosso del vecchio Ospedale Civile dopo il trasferimento dai locali di piazza Fiume. Si sarebbe dovuto trattare di una soluzione provvisoria, in attesa che fosse disponibile la nuova clinica. Tanto che già dal 1993 erano pronti 29 miliardi delle vecchie lire attraverso la legge del 1990, quella legata al “Piano degli interventi urgenti in materia di prevenzione e lotta all’Aids. Ma, a ben vedere, dal 2007 a oggi nulla è cambiato: il progetto, poi prorogato e finanziato ulteriormente, non è mai stato terminato, e a distanza di vent’anni si attende ancora l’apertura del nuovo centro di viale San Pietro.

Oggi la situazione si presenta drammatica, come denuncia Massimo Mele del Mos: «Le condizioni dei nostri ospedali sono da terzo mondo e la clinica delle malattie infettive è di sicuro quella messa peggio. Anni fa il laboratorio degli infettivi di Sassari – prosegue Mele – era rinomato per la sperimentazione a livello nazionale; oggi, invece, tra la fatiscenza della struttura e la mancanza di professionalità di una parte del personale, stando alle numerose denunce che riceviamo, la qualità dei servizi erogati è di gran lunga al di sotto degli standard minimi richiesti».

Alla guida della clinica sassarese c’è da anni la dottoressa Maristella Mura, «alla quale chiediamo di dare spiegazioni in merito alla terribile situazione della struttura che, ricordiamo, è il principale riferimento per la cura dell’Hiv e dell’Aids in tutto il nord Sardegna. Ma forse è proprio questa la causa: le persone sieropositive continuano ad essere discriminate persino nell’assistenza».

A testimonianza delle condizioni in cui versa l’ambulatorio ecco un video: insetti, sporcizia e strutture fatiscenti nelle immagini girate per il canale tv MosInforma.

Francesca Mulas

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