ARCHIVIO. LO SCANDALO DELLA SCUOLA DIGITALE. Tablet et circenses

Ecco i tablet per gli studenti sardi. Ma non proprio per tutti: l’assessore regionale all’Istruzione Sergio Milia ne aveva promessi trentamila fin dall’inizio dell’anno, invece ne saranno distribuiti 820, in comodato d’uso. Andranno ad altrettanti studenti che frequentano il biennio nelle sette scuole selezionate per l’esperimento: gli Istituti di Istruzione Superiore di Bosa, Olbia e Bono, gli Istituti Professionali per l’Agricoltura di Muravera e Perfugas, l’Istituto Alberghiero di Desulo, l’Istituto Industriale di Iglesias.

Tutto comincia con la delibera che conferma l’acquisto dei dispositivi digitali: è la numero  37/36 approvata in Giunta regionale lo scorso 12 settembre “nell’ambito e in continuità con gli interventi previsti ed in fase di attuazione dal rimodulato progetto Scuola digitale“.

L’acquisto dei tablet è infatti uno dei punti inseriti nel programma regionale da 125 milioni di euro da spendere grazie a fondi europei FESR e FSE, insieme alla formazione dei docenti e all’acquisto di LIM e contenuti digitali. Per adesso non arriveranno tutti i trentamila tablet annunciati ma solo una piccola parte in via sperimentale, gli altri saranno acquistati in un secondo momento.

Scuole lontane dai grandi centri e in alcuni casi in comuni piccolissimi come Perfugas, poco più di duemila abitanti: tutte in aree, come si legge nella delibera della giunta, “in cui si riscontra corrispondenza tra povertà e dispersione scolastica, e che risultano caratterizzate da forte esclusione sociale e culturale”, nella convinzione che sia importante “proseguire nelle azioni intraprese volte a ridurre la dispersione scolastica ed in particolare di quelle basate su una didattica caratterizzata dall’uso di tecnologie e metodologie innovative”. Il progetto “Scuola Digitale” verrebbe così a integrarsi nella lotta alla dispersione scolastica, con l’idea che le nuove tecnologie potrebbero “elevare il grado di interesse e la motivazione degli studenti”.

La delibera si pone infatti “nell’ambito e in continuità con gli interventi previsti ed in fase di attuazione dal rimodulato progetto Scuola digitale”. E sull’aspetto dei contenuti digitali, la delibera tace.

Non è in effetti un bell’argomento. Richiama, infatti, vicende giudiziarie recenti un po’ imbarazzanti. I contenuti digitali si sarebbero dovuti acquistare dal mercato italiano: peccato che la società Interattiva srl, proprietaria dei mini video “Pillole del Sapere” in vendita su Consip all’incredibile costo di quaranta mila euro l’uno, sia finita al centro di un’indagine per bancarotta e truffa e la sua rappresentante, Ilaria Sbressa, sia stata arrestata insieme al marito Andrea Ambrogetti, manager di Mediaset. Il risultato è che oggi tutti i contenuti digitali scolastici prima disponibili sul mercato Consip sono spariti. E comunque, in assenza, dell’effettivo avvio del piano Scuola digitale, gli insegnanti continuano a portare avanti i programmi di studio sui libri tradizionali.

In che modo dunque la fornitura di questi 820 tablet potrà realmente motivare i ragazzi a frequentare la scuola e trovarla più interessante? Silvano Tagliagambe, direttore scientifico del progetto poi rimosso dall’incarico, non ha dubbi: “Le tecnologie senza contenuti e servizi sono solo gadget: un’operazione del genere, in aree che hanno già difficoltà, può creare ulteriori disastri”.

Qualche perplessità anche per Nicolò Migheli, sociologo, che comunque vede altrove la soluzione per i problemi della scuola: ““I tablet servono? Forse, perché sono un ingresso di modernità a scuola. Ma la dispersione scolastica ha molte ragioni, una non sufficientemente studiata è l’impatto dell’italiano standard sui ragazzi. Anche se sono stati educati in italiano, tendono a parlarlo in modo povero e con contenuti ed espressioni che derivano direttamente dal retroterra sardo. Il che ne fa degli emarginati. Un cambiamento potrebbe essere dato dall’uso del sardo come lingua veicolare. E comunque la scuola non è più strumento di promozione sociale, il che rende tutto più difficile”.

Quanto costa questa sperimentazione digitale senza contenuti per combattere la dispersione scolastica? Per ora duecento mila euro ma l’assessore Milia assicura che presto i tablet arriveranno in tutte le scuole. Spesa complessiva: oltre sette milioni di euro.

Francesca Mulas

 

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