Stop al ‘non finito sardo’, gli architetti: “Dobbiamo costruire in modo etico”

Grigio cemento e mattoni a vista, edifici incompleti, case e palazzine intonacate a metà. Una costante in tantissimi paesi della Sardegna tanto da essere identificata da un’ironica pagina Facebook come vero stile architettonico. Ora contro il ‘non finito sardo’ si schiera l’Ordine degli architetti cagliaritani che traccia la rotta per la riqualificazione: “La frenesia costruttiva e senza regole iniziata negli anni ‘60 ha portato nei paesaggi delle nostre città un costruito dalla qualità scadente. Dobbiamo ritornare costruire in modo etico”.

Così la presidente Teresa De Montis al termine del corso di aggiornamento professionale ‘Piani di recupero e riqualificazione urbana – Piani del colore’ che ha preso come punto di partenza i Comuni di Pula, Capoterra e Sarroch. Obiettivo: studiare una strategia valida per tutti i 377 centri urbani dell’Isola. Gli architetti hanno elaborato nuove idee per ripensare spazi comuni, case, zone industriali e paesaggi. Persone al posto delle auto, alberi e verde nei vuoti urbani a Pula, una funivia per collegare i monti di Capoterra da una parte all’altra, l’arte per immaginare il futuro delle industrie di Sarroch. Queste alcune delle visioni presentate assieme a un piano per armonizzare i colori delle abitazioni partendo dalla natura e dal territorio circostante.

Di fatto un appello alla politica locale dopo che nella Finanziaria appena approvata dal Consiglio regionale sono stanziati 25 milioni di euro destinati ad agevolazioni per interventi di manutenzione, restauro, e ristrutturazione del patrimonio immobiliare privato, con premialità per gli interventi di efficientamento energetico e per quelli previsti nei territori a rischio di spopolamento. “Ecco, noi vorremmo che questi fondi venissero utilizzati bene, con un nuovo approccio che tenga conto di una visione progettuale attenta ai territori dove ogni intervento vada a coprire la casella giusta di un puzzle generale, che generi un effetto amplificatore sul territorio circostante”, è l’appello lanciato dagli architetti sardi.

Dalla qualità dei luoghi passa uno sviluppo economico e turistico. Ma anche lavorativo. “Il nostro obiettivo è promuovere una migliore qualità di vita, senza lasciare indietro nessuno e generare nuove opportunità di lavoro – commenta Paola Riviezzo, referente del corso – . Per farlo servono professionalità competenti e specificatamente formate, stiamo portando avanti un piano di formazione professionale dedicato ai nostri iscritti che possa consentire di ampliare sempre di più le proprie competenze, utili nel mercato del lavoro”. Per le nuove generazioni di architetti non troppo fortunato: secondo i dati dell’Ordine il 50 per cento degli iscritti alla cassa previdenziale ha un reddito al di sotto dei 15mila euro.

Andrea Deidda

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