La Sardegna è la seconda Regione in Italia per dispersione dell’acqua potabile. Nelle case arriva solo il 53% dell’acqua immessa nelle reti idriche contro una media nazionale del 68%, mentre in Lombardia e Trentino Alto Adige arriva l’80%. La metà dell’acqua depurata e potabilizzata dal gestore del servizio idrico integrato viene dispersa. Il dato è stato reso noto a Oristano da Renzo Corveddu, segretario generale del sindacato edili Filca-Cisl, durante i lavori del congresso regionale di categoria.
“Negli ultimi cinque anni il 20% delle famiglie sarde ha denunciato irregolarità nell’erogazione dell’acqua. A confermare gli sprechi – ha aggiunto il sindacalista – è la stessa Abbanoa quando afferma che Cagliari perde ogni anno oltre 23 milioni di metri cubi di acqua potabile, stimata nella misura del 65% della risorsa immessa in rete. Sassari ne perde ‘solo’ 10 mln (pari al 50%), Olbia arriva a 9,5 mln (pari al 65% del potabilizzato). Ci sono comuni come Macomer e La Maddalena che perdono il 75% della risorsa disponibile”. Viene stimato che per rendere efficiente il sistema servirebbero 1.500 milioni di euro nei prossimi 18 anni. “Nonostante ciò – ha detto Corveddu, riconfermato alla guida della Filca regionale – la costruzione degli invasi, fra perizie di varianti e rivisitazioni progettuali, rallenta nel tempo con repentini stop and go che mettono a repentaglio i pochi posti di lavoro disponibili: testimonianza diretta, nel merito, sono la diga di Torpé e di Orgosolo”.