Anche il socio russo della Saras nella “black list” di Obama

Si allontana l’ipotesi cessione della raffineria di Sarroch: dagli States l’ordine di evitare affari con uomini vicini a Putin.

Wanted. Oligarchi russi e la Sardegna. Nella black list compilata dalle autorità statunitensi sui soggetti da sanzionare c’è anche un industriale di primo piano, sempre vicino a Putin, che ha interessi strategici in Sardegna: parliamo di Igor Sechin, presidente di Rosneft, la più grande compagnia petrolifera russa. Rosneft infatti è entrata di recente nel capitale della Saras di Moratti, la più grande raffineria d’Europa con sede a Sarroch. Perché l’obiettivo dell’intelligence americana rischia di costare cara alla Sardegna? Il problema è la Saras, dopo che voci ricorrenti davano i Moratti pronti a cedere ai russi la quota di maggioranza. Ed eventuali sanzioni nei confronti del boss di Rosneft sarebbero un grosso problema. Di mezzo non ci sono soltanto le ville a Porto Cervo di Arkadij Romanovich Rotenberg, l’ex compagno di judo di Putin e imprenditore che si era aggiudicato molti appalti per le ultime Olimpiadi invernali di Sochi in Russia. A Villasimius e Porto Cervo sono stati”sigillati” immobili che rientrano nell’operazione di congelamento dei beni all’interno del pacchetto di sanzioni contro il Cremlino. Ma uno degli uomini forti di Putin è proprio Sechin. Che effetti potranno avere queste sanzioni sull’attività economica della Saras, di cui Rosneft detiene il 21% del capitale?

Dagli States l’ordine di evitare affari con uomini vicini a Putin: si allontana l’ipotesi cessione della Saras

Dunque Sechin è insieme a Rotenberg e Gennadij Timchenko (patron di Gunvor, uno dei maggiori trader di petrolio russo nel mondo e socio forte di Novatek, alleato di Eni ed Enel) la figura più importante tra gli oligarchi russi messi nel mirino per la vicinanza all’uomo forte del Cremlino. L’obiettivo del congelamento dei beni è quello di impedire ogni tipo di affari con gli uomini vicini a Putin – per i quali si determina “la totale indisponibilità dei beni” – individuati anche come i suoi principali finanziatori, ma anche bloccare l’accesso delle banche russe ai capitali europei e vietare l’import/export di tecnologie ritenute strategiche. Sembra dunque allontanarsi la possibilità, paventata nei mesi scorsi, su una indiscrezione della banca d’affari francese Societè Générale, di un passaggio della Saras di Sarroch nella proprietà esclusiva dei russi della Rosneft.

Un affare complicato: ora la Saras potrebbe cercare nuovi partner

Se l’affare Saras-Rosneft era già complicato, la notizia di imminenti sanzioni contro il boss Sechin rischiano di renderlo praticamente impossibile. La Rosneft, infatti, non è una compagnia petrolifera privata, ma di proprietà del governo russo sotto l’influenza diretta dello stesso Vladimir Putin. I rapporti fra il gruppo storico della famiglia Moratti e la Rosneft sono sempre stati ottimi, tanto che di recente (il 9 giugno in una lezione magistrale all’Università di Cagliari) era stato lo stesso Massimo Moratti a definire la Rosneft “un partner ideale oggi e anche in futuro”. Che lo sia non ci sono dubbi, dal momento che è la prima società petrolifera al mondo quotata in Borsa, ma l’acquisto metterebbe anche al sicuro l’impianto di Sarroch dagli umori sempre più altalenanti del mercato internazionale della raffinazione. I margini operativi, come dimostrato dagli ultimi bilanci della Saras, sono diventati sempre meno remunerativi e la concentrazione fra società che raffinano petrolio è considerata una delle strade principali per non essere schiacciati dal crollo degli affari. Ma i dubbi riguardano ora la figura di Sechin e la possibilità di una simile operazione: Sechin è stato capo dello staff di Putin nell’agosto del 1999, capo della segreteria nei primi due governi Putin oltre che leader del movimento politico Siloviki, composta secondo indiscrezioni da ex agenti del KGB. Finché sarà al timone di Rosneft le trattative saranno congelate. Per questo nelle prossime settimane potrebbe farsi strada l’ipotesi della ricerca di un nuovo partner.

Nel mirino anche Tariko, re della vodka e patron dell’Olbia Calcio con residenza a Porto Rotondo.

Nella “rete di Mosca”, quel risiko di interessi economici e politici che gravitano intorno allo “zar” Vladimir Putin, c’è un’altra vecchia conoscenza dell’Isola. Parliamo di Tariko Roustam, l’ex importatore della Martini&Rossi diventato il re della vodka alla guida della Russian Standard, uno dei più grandi gruppi mondiali nella produzione di vino e liquori. E’ noto nel nostro Paese dopo l’acquisizione di Gancia, ma in Sardegna era già un habitué. Casa a Porto Rotondo, ma soprattutto nuovo patron dell’Olbia Calcio, squadra di serie D della quale è finanziatore e primo tifoso. Tariko nel 2007 sborsò 15 milioni per comprare Villa Minerva, a Punta Volpe, allora di Veronica Lario, la ex moglie di Silvio Berlusconi. Tariko frequenta da anni la Costa Smeralda. Fino al 2003 pagava un affitto salatissimo alla signora Miriam Bartolini, al secolo Veronica Lario, moglie di Silvio Berlusconi. Ma a lui, che il giornale economico spagnolo “El Economista” chiama “Il grande Gatsby russo” per la sua passione per le donne e per le grandi feste, un paradiso in affitto non poteva proprio bastare. E così, dopo infinite insistenze e pressioni, era riuscito ad acquistare Villa Minerva. Come è sua anche la Standard Bank, specializzata nel credito al consumo. Non basta: Tariko, grazie all’alleanza con la McKinsey & Co, ha messo su una gigantesca rete di market. L’ultimo colpo messo a segno dal miliardario è l’essere diventato il partner esclusivo per la Russia dell’American Express. Il suo patrimonio è attualmente stimato in 1,9 miliardi di dollari. Secondo il New York Post, sarebbe proprio Tariko il misterioso miliardario russo che, nell’aprile scorso, ha acquistato in un’asta da Sotheby’s il quadro di Picasso “Dora Maar au chat”. Prezzo battuto: 95,2 milioni di dollari, il secondo mai pagato nella storia. Ma ora le cose potrebbero complicarsi. Come anche tremano le casse dell’Olbia, che conta sui soldi di Tariko per spiccare il volo. Per questo l’estate scorsa erano circolate le prime voci su un possibile contributo del Qatar nella squadra di calcio della città che dovrebbe ospitare il futuro San Raffaele?

Occhi puntati anche si Aleksej Mordashov, dall’acciaio alla mega villa sul golfo di Cugnana

Un altro dei nomi del “cerchio magico” di Vladimir Putin che rischiano l’embargo dai mercati finanziari europei e il congelamento dei beni personali, è quello di Aleksej Mordashov. Il “re dell’acciaio” è a capo della Severstal, uno dei primi gruppi industriali russi a fare acquisizioni all’estero: nel 2005 acquistò l’azienda siderurgica Lucchini di Piombino. Ma tra le acquisizioni diciamo “personali” di Mordashov non può mancare una villa da “Mille e una Notte” in Sardegna. Il magnate russo aveva acquistato una mega villa da 13 milioni di euro sul Golfo di Cugnana, a pochi chilometri a sud di Porto Rotondo: 400 metri quadrati di superficie coperta e altri 10mila di terreni circostanti. E se la Lucchini, con le perdite di mercato, gli ha creato problemi, pare che Mordashov avesse l’intenzione di allargare gli appetiti immobiliari in Costa Smeralda. Il 50enne ingegnere nato nello sperduto centro di Cherepovets, città-satellite dell’immensa acciaieria di Stato che la sua Severstal si è poi comprata negli anni delle privatizzazioni selvagge della Russia post-comunista, era sbarcato in Italia nel 2005 in soccorso della traballante Lucchini. Di quegli investimenti immobiliari in Costa Smeralda, per i quali si parlava di un investimento da 100 milioni di euro per la creazione di una sorta di resort del lusso, non si è più sentito parlare. Ma la guerra in Ucraina e le sanzioni nei confronti della “rete di Mosca”, di oligarchi vicini a Vladimir Putin, rischia di far svanire anche gli ultimi sogni in salsa russa per la Costa Smeralda ora targata Qatar.

Giandomenico Mele

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