Seviziavano e torturavano tre disabili: condannati i ‘tutori’

Il giudici della Corte d’Appello di Sassari hanno condannato una coppia di un paese della provincia a nove anni di carcere per aver seviziato due fratelli, all’epoca minorenni, e la loro madre, tutti disabili, che avevano avuto in affidamento e che invece di curare adeguatamente fecero oggetto di perversioni: la ragazzina a 14 anni era stata costretta a congiungersi con il pastore tedesco di casa, il ragazzino di 11 ustionato con l’acqua bollente.

I giudici di secondo grado hanno confermato la sentenza di primo grado nei confronti di un ex pescatore del Sassarese di 77 anni e della compagna di 43, difesi dall’avvocato Ettore Licheri. Per il collegio, presieduto da Mariano Brianda, i due ‘tutori’ finti benefattori – ha riportato il quotidiano La Nuova Sardegna – non meritano alcuno sconto di pena rispetto alla condanna di primo grado inflitta ai due imputati a gennaio dello scorso anno: nove anni, uno in più rispetto alla richiesta che avanzò il pm. Il figlio dei due – all’epoca dei fatti minore, coetaneo dei ragazzini abusati – era già stato giudicato incapace: non punibile, sebbene colpevole.

Quella decisione era stata una sorta di primo riscontro al racconto delle vittime, adolescenti con problemi psichici che all’età di 14 e 11 anni, nel 2003, finirono a casa della coppia, assieme alla madre malata. In quella abitazione sarebbero state commesse violenze da film dell’orrore. Maltrattamenti fisici e psicologici su madre e figli, ma anche abusi sessuali sulla ragazza. Si è dovuto attendere un ricovero in ospedale per capire cosa accadeva in quella casa: a gennai 2004 il ragazzo finisce al pronto soccorso con ustioni sul collo e sulla coscia. Il “padre” acquisito spiega agli infermieri che è un po’ imbranato e si è scottato sotto la doccia aprendo il rubinetto dell’acqua calda. Ma gli infermieri capiscono che, la doccia non c’entra. “Sono loro che mi hanno ustionato con l’acqua”, ha poi raccontato l’ adolescente. Scatta l’inchiesta, vengono allontanati dall’ abitazione della coppia e la ragazza rivela: “Mi hanno costretto ad andare con un cane, in cortile”. Purtroppo è tutto vero e la conferma arriva durante l’incidente probatorio e poi in aula, durante il processo. .

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