Seui e Ussassai, un medico per 2 paesi. Marcia di protesta di cittadini e sindaci

Una marcia in auto fino ad Arcuerì, il valico a mille metri a metà strada dei 18 chilometri che separano Ussassai e Seui, dove centinaia di persone hanno partecipato a una manifestazione di protesta per rivendicare la figura del medico condotto. Da tre anni i due paesi – Seui 1200 abitanti e Ussassai 500 – se ne contendono uno, con notevoli disagi per entrambe le comunità composte in maggioranza da anziani. In prima fila con la fascia tricolore i sindaci di Seui, Marcello Cannas, e di Ussassai, Francesco Usai, affiancati da una ventina di amministratori di altrettanti paesi ogliastrini. Presenti anche i consiglieri regionali Eugenio Lai e Salvatore Corrias, sindaci rispettivamente di Escolca e Baunei.

“L’Ats ha proposto un bando per un medico che operi in entrambi i paesi, visto che in due non raggiungiamo i duemila abitanti, ma è andato deserto – ha spiegato il sindaco Cannas – non è accettabile che ogni paese non abbia il suo medico condotto: qui la viabilità è difficile e moltissimi dei nostri anziani non possiedono un’auto. Bandi di questo tipo andranno deserti finché non si pensa a degli incentivi per il professionista che non raggiunge il numero minimo di pazienti e considerando che andranno a operare in un territorio difficile. Le nostre non sono sedi appetibili, si deve ragionare di conseguenza, per consentirci di avere un medico come lo abbiamo sempre avuto fino a tre anni fa”.

Un discorso che ha sposato in pieno il sindaco di Ussassai: “Non è accettabile che dal mio paese da tre anni si vada a Seui per raggiungere il medico – attacca Usai – non passa giorno che qualche anziano non bussi alla mia porta e mi chieda spiegazioni: una signora che ha conosciuto la guerra mi ha detto che era stata dura ma che almeno avevano il medico condotto. Si appronti immediatamente un bando con degli incentivi per i due medici condotti che verranno qui, esiste una disposizione del Consiglio regionale del 2015 che lo consente. Non ci possono negare il diritto alla salute per avere la colpa di vivere in un territorio disagiato, dopo esserci visti ridurre tanti altri servizi”.

 

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