Scuola, scompare la storia dell’arte. Proteste anche in Sardegna

Un suicidio culturale, un atto immorale: con queste parole il sociologo Giovanni Boccia Artieri condanna la scomparsa della storia dell’arte dalle scuole superiori italiane. La condanna oggi è diventata una petizione nazionale che in pochi mesi ha raggiunto le diecimila sottoscrizioni, firmato anche in Sardegna da tanti docenti, studiosi, esponenti del mondo culturale e artistico.
Le ore dedicate all’arte nelle scuole sono state falcidiate dalla criticatissima riforma avviata da Maria Stella Gelmini, ministro dell’Istruzione ai tempi del Governo Berlusconi: sparisce l’insegnamento artistico da tutti gli istituti, rimangono solo le due ore settimanali nel triennio dei licei classici. Per tutti gli altri studenti evidentemente la materia è considerata inutile e superflua, come se conoscere il patrimonio artistico e culturale del paese non servisse anche per senso civico, sensibilità e arricchimento personale. La salvezza per la storia dell’arte non è arrivata neanche dall’attuale ministro Maria Chiara Carrozza: il decreto legge sulla scuola, in discussione proprio in queste settimane dalla Commissione Cultura, parla di connessione wireless, libri digitali, divieto di fumo, laboratori scientifici ma sull’importanza di Leonardo e Michelangelo, di architettura romanica o classica neanche un cenno.

“La storia dell’arte parla di noi – dichiara Anna Pistuddi, storica dell’arte cagliaritana e firmataria della petizione che proprio oggi ha raggiunto l’obiettivo prefissato delle diecimila firme – di come guardiamo il mondo, di come lo percepiamo e di come nei secoli lo abbiamo rappresentato. Ricevere un’educazione all’espressione artistica è impossessarsi di un linguaggio che aiuta a capire chi siamo e a dire ciò che vogliamo”. E nella nostra isola perdere la conoscenza del patrimonio culturale, storico e artistico sarebbe disastroso: “Anche la Sardegna ha aspetti significativi nei quali ci riconosciamo e ci riconoscono nel mondo, come i nuraghi o l’architettura romanica. Queste e tante altre piccole e grandi cose ci differenziano dalla storia, anche artistica, delle altre regioni e ci legano però ad esse: educare nelle scuole a riconoscere in che modo la Sardegna ha recepito o creato proprie interpretazioni del mondo è importante anche per smettere di sentirci ghettizzati a prescindere. Anche noi – conclude la Pistuddi – abbiamo dato il nostro contributo alla storia delle arti, capire il valore di queste cose serve anche ad arginare i fenomeni di chi non si riconosce nella propria storia e per accreditarsi al mondo sente il bisogno di cercare in altri miti le proprie radici, trascurando la realtà storica che la ricerca ci restituisce sempre più interessante. Un esempio? Il mito di Atlantide”.

Sottoscrive l’appello nazionale anche Franco Masala, che per anni ha insegnato storia dell’arte al liceo classico cagliaritano “Dettori”: “Speravamo che il ministro Carrozza sarebbe stato più sensibile sull’argomento, e invece la nuova riforma non riporta l’arte nelle scuole superiori e sparisce anche la possibilità di progetti sperimentali. La scarsa conoscenza dei nostri beni culturali produce disinteresse e degrado. Questa assenza nell’insegnamento è un danno che non ha precedenti, una ferita enorme per la scuola pubblica”.

Francesca Mulas

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