Scarti industriali della Portovesme srl trattati illegalmente: cinque indagati

Un presunto traffico di rifiuti industriali o un prodotto di scarto che diventa materia prima per produrre gesso? La battaglia giuridica è già cominciata ma l’inchiesta che vede al centro l’attività della Portovesme srl, nel Sulcis e della Società Nuova materie prime mediterranea di Macchiareddu, è solo all’inizio.

La Procura di Cagliari l’ha chiusa nei giorni scorsi inviando gli avvisi di garanzia ai cinque indagati. Come rivela il quotidiano L’Unione Sarda le contestazioni riguardano il passaggio in cinque anni, dal 2015 al 2020, degli scarti della produzione industriale della Portovesme srl alla società Nuova materie prime mediterranea, che li avrebbe trasformati in gesso, Sotto sequestro è finito anche un capannone di quest’ultima società.

Gli indagati sono Carlo Lolliri, 71 anni, di Carbonia, precedente amministratore delegato di Portovesme srl e oggi consulente dell’assessorato regionale dell’Industria, Davide Garofalo, 53 anni, amministratore delegato della Portovesme srl e Marilena Moledda, 53 anni, responsabile della catena di approvvigionamento della Portovesme srl. Poi ancora Massimo Di Martino, 59 anni, socio al 40% della Società Nuova materie Prime Mediterranea e Giampaolo Diana, 61 anni, ex sindacalista Cgil ed ex consigliere regionale Pd, consulente della Portovesme srl sino al marzo 2015 e dall’ottobre 2016 proprietario del 20% della Società Nuova materie prime mediterranea.

Sono accusati di traffico illegale di rifiuti in concorso. Sentiti dal quotidiano gli avvocati, Leonardo Filippi e Andrea Chelo, legali di Garofalo, spiegano che “la contestazione riguarda quello che in realtà è un prodotto (il gesso) frutto delle regolari e autorizzate lavorazioni della società, prodotto che poi viene ceduto agli acquirenti interessati. Non si tratta, perciò, di un rifiuto ma di un prodotto legittimamente ceduto: circostanza che certamente emergerà nel prosieguo del giudizio”.

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