La Procura distrettuale antiterrorismo di Cagliari indaga su un presunto traffico di petrolio che sarebbe arrivato nel Golfo degli Angeli in cambio di soldi finiti nelle casse dell’Isis. Da cinque anni circolano notizie su questi presunti collegamenti con l’Iraq, ma già nel 2015 il gruppo Saras aveva chiarito la sua posizione con una nota dove specificava che “i nostri fornitori di grezzo sono operatori internazionali legittimi e riconosciuti, che agiscono rispettando tutte le normative. Tali ricostruzioni sarebbero ridicole, se non fossero gravemente infamanti“. Ma secondo quanto riporta oggi Repubblica, ora sarebbero finiti formalmente sotto inchiesta i vertici della Saras e nei giorni scorsi ci sarebbero state perquisizioni nelle sedi di Cagliari e Milano, ma dalla società della famiglia Moratti assicurano che sarebbe tutto a posto e che è stata fornita tutta la documentazione necessaria alla Magistratura per fare luce sulla vicenda.
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Secondo la ricostruzione dell’antiterrorismo, riportata oggi sul quotidiano controllato dalla famiglia Agnelli, tutto partirebbe nel 2015 con l’arrivo davanti a Sarroch di decine di navi cariche di greggio partito dall’Iraq. Secondo gli inquirenti la materia prima sarebbe stata acquistata a prezzi molto vantaggiosi, con pagamenti sospetti e giri di società alle isole Vergini, frodando il Fisco per circa 130 milioni di euro e permettendo ai terroristi del Daesh di finanziarie la jihad. La documentazione che accompagnava quel petrolio arrivato alle porte di Cagliari dall’Iraq avrebbe fatto nascere sospetti, che avrebbero poi fatto scattare le indagini che, secondo quanto riporta Repubblica, coinvolgerebbero i vertici dell’azienda.
Immediata la reazione della Saras che, dopo la pubblicazione dell’articolo, “respinge fermamente ogni associazione del nome della società al contrabbando di petrolio e di carburante, in quanto del tutto priva di fondamento e lesiva della immagine propria e dei collaboratori del Gruppo”. La società della famiglia Moratti già nell’articolo di Repubblica aveva precisato di aver dato piena disponibilità alla collaborazione con gli inquirenti, e nella nota successiva ribadisce: “Nell’articolo si fa riferimento a un’inchiesta del Tribunale di Cagliari, rispetto la quale siamo a disposizione nella piena consapevolezza della bontà e della trasparenza delle operazioni effettuate dal Gruppo. Saras si riserverà di porre in essere ogni iniziativa a tutela del buon nome della società”.