Sabbia rubata nell’Isola a Capodanno. Cinque quintali riportati nell’Oristanese

La vergogna dei furti di sabbia dalla spiaggia di Is Arutas, sulla costa oristanese, non si ferma neanche a Capodanno. A fare incetta dei preziosi chicchi di quarzo depositati qualche milione di anni fa sulle spiagge del litorale di Cabras, quel giorno era una donna di Oristano. D’estate invece a “rubare” la sabbia sono sopratutto i turisti e in particolare quelli tedeschi e quelli che arrivano con l’auto e con i camper. Che nella maggior parte dei casi la fanno franca, perché all’imbarco dei traghetti nessuno fa controlli specifici. Chi parte dall’aeroporto di Cagliari deve, invece, fare i conti con controlli rigorosi che, nel 2019, hanno permesso di recuperare ben 250 chili di sabbia, anche grazie al lavoro portato avanti dall’associazione Sardegna rubata e depredata.

Assieme ai 300 chili recuperati dal Comune di Cabras, dell’Area marina protetta Sinis Maldiventre, dal Corpo forestale e dalla Compagnia barracellare, fanno 5 quintali restituiti oggi alla spiaggia di Is Arutas. Assieme a quella sottratta ai predatori in vacanza c’era però anche quella restituita spontaneamente, anche via posta, da chi si è pentito di averla prelevata in passato. “Nel 2020 potenzieremo i servizi di prevenzione e di vigilanza in collaborazione con le forze del’ordine e con i volontari che ci vorranno dare una mano”, ha annunciato il sindaco di Cabras, Andrea Abis, ammettendo che però il progetto allo studio potrà decollare solo se la Regione concederà in tempo utile i soldi, necessari. Oltre al contrasto dei furti, il progetto allo studio si propone anche di combattere il fenomeno di quello che è stato definito il “trasporto passivo”. Numeri certificati non ce ne sono, ma la quantità di sabbia portata via involontariamente da migliaia di bagnanti con le scarpe, nei costumi da bagno, nelle borse e negli asciugamani è ingente.

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