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Rapporto Crenos, l’economia in Sardegna sempre peggio: “Un’Isola in rovina”

La situazione economica della Sardegna è “particolarmente critica” e gli indicatori di crescita, reddito e consumi confermano la stagnazione. Cresce il numero di disoccupati (+16% del 2012 rispetto al 14% del 2011) anche se migliora l’accesso al mondo del lavoro da parte delle donne in settori come i servizi alle persone, ma non rallenta l’incremento del ricorso alla cassa integrazione (+600% rispetto al 2007), inoltre arranca anche il turismo che, pur aumentando la capacità ricettiva, sconta il decremento dei flussi nazionali. La fotografia è quella del 20/o Rapporto Economia della Sardegna del Crenos. “Al di là delle carenze infrastrutturali, che pure sono importanti – ha spiegato Giovanni Sulis del Crenos, uno dei curatori del Rapporto – in Sardegna esiste un problema di scarsa dotazione di capitale umano specializzato. Inoltre occorre fare ancora diversa strada sul campo della ricerca e innovazione, in questi settori è ancora troppo bassa la spesa pubblica rispetto al Pil: dallo 0,05% del 2007 allo 0,12% del 2012, mentre quella privata è quasi pari allo zero (0,06%)”. Riguardo le prospettive per la seconda metà del 2013 e per il 2014, la ripresa economica in Sardegna appare insignificante e quindi si prevede un altro periodo di stagnazione. In particolare, guardando ai fattori di crescita e sviluppo per il futuro, il Crenos registra “indicatori economici peggiori rispetto a quelli medi italiani che, a loro volta, risultano peggiori rispetto alle medie europee”.

Mentre la spesa pubblica resta tra le più alte d’Italia (1.076 euro pro capite per l’erogazione di servizi pubblici, in particolare sul fronte sociale che vale il 20% di quella complessiva) e nell’ultimo quinquennio la spesa sanitaria sia aumentata di circa il 2% (-0,4% la media italiana), sul fronte produttivo l’Isola perde ricchezza rispetto al 2007 (-2,7% del valore aggiunto pari a 27,2 mld di euro e +0,5% rispetto al 2011) a causa della crisi industriale e resta al palo sulla dotazione infrastrutturale. Fatto 100 la media italiana la Sardegna registra un valore di 86 per le infrastrutture portuali, 47 per quelle stradali, 37 per quelle bancarie e 17 per le ferroviarie. Secondo l’elaborazione del Crenos “gli investimenti pubblici rappresentanti dalla spesa in conto capitale in settori strategici e competitivi per il sistema economico isolano risultano ancora marginali: al 2010 la quota di questa spesa sul Pil è di appena il 7%, in diminuzione sia nell’ultimo anno (-2 punti) che rispetto all’ultimo quinquennio (-4) e la quota destinata a ricerca e sviluppo non raggiunge l’1% mentre il calo complessivo nel macro settore ambiente-produttivo (agricoltura, industria e servizi-turismo) è pari a -42% fra il 2009 ed il 2010, segnale di una progressiva riduzione degli investimenti su settori trainanti della nostra economia”. Resta forte l’export dei prodotti petroliferi (nel 2012 l’81% a fronte di 6 mld di euro), mentre quelli a più alto valore aggiunto (tecnologie e articoli farmaceutici) restano marginali (6%) e in calo di due punti rispetto al 2011. “La speranza – ha ribadito il Crenos – è che l’isola non si faccia trovare impreparata nel momento in cui l’Europa riuscirà ad agganciare una ripresa economica che ancora tarda ad arrivare. Per far questo sarà necessario riprendere ad investire e favorire, così come richiamato dalla strategia Europa 2020, l’emergere di un tessuto sociale imprenditoriale dinamico e innovativo, capace di creare sviluppo e valorizzare la forza lavoro presente sul territorio”.

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