ARCHIVIO. Rapine, sequestri e la grazia: ritratto di Mesina, “primula rossa” del banditismo

“Il più famoso bandito sardo del dopoguerra”. Graziano Mesina, 74 anni, orgolese, condannato ieri a trent’anni di carcere per associazione a delinquere finalizzata al traffico di droga e altri reati, ha conquistato pure una pagina di Wikipedia con la sua storia. Una triste fama, considerato che nelle cronache sarde e italiane il nome di ‘Grazianeddu’ è legato a rapine, sequestri di persona, omicidi e tentati omicidi.

L’ultimo processo che lo ha visto alla sbarra è quello che si è concluso ieri al tribunale di Cagliari: gli costerà altri trent’anni in galera e la revoca della grazia che il presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi firmò dodici anni fa. In quel periodo si discuteva sul fatto che Mesina aveva passato più di metà della sua vita in carcere e che forse anche per lui era giunto il momento della redenzione.

Penultimo degli undici figli di un pastore orgolese, “piccolo, robusto, agilissimo, vivace fin troppo, orgoglio smisurato e spiccatissimo senso della famiglia e della giustizia fai da te” – scriveva il giornalista Alberto Pinna sul Corriere della Sera – arrestato la prima volta a 14 anni per porto abusivo d’armi, per cinquant’anni è stato implicato a vario titolo in associazioni a delinquere e fatti criminali nell’Isola e oltremare; evaso più volte (ben 22, in 12 casi è stato però catturato prima della fuga; la più rocambolesca è stata quella dal carcere di San Sebastiano di Sassari nel settembre 1966, ma è scappato da treni in corsa, ospedali, celle di detenzione), arrestato ancora, ha girato le carceri di mezza Italia: Badu ‘e Carros, Volterra, Regina Coeli, Novara, Procida, Porto Azzurro, Voghera, Terni, Lecce, Vercelli.

Nel luglio 1992 è protagonista di un altro episodio che ha segnato la storia della Sardegna, il sequestro del piccolo Farouk Kassam: Mesina ha sostenuto di aver fatto da mediatore per la liberazione del bambino ma il suo ruolo non sarà mai del tutto chiaro. Il Governo ha sempre confermato che non è stato versato alcun riscatto ai rapitori, l’orgolese ha invece dichiarato che lo stato ha aiutato la famiglia di Farouk a pagare.

Poco tempo dopo, comunque, viene condannato per traffico d’armi e gli viene revocata la libertà condizionale ottenuta qualche anno prima: Mesina sostiene di essere stato incastrato dai servizi segreti a causa del suo coinvolgimento nel sequestro Kassam ma nessuno gli crede. La prospettiva è trascorrere la vita in ergastolo a causa del cumulo di condanne per omicidio e sequestro di persona ma il 25 novembre 2004 arriva la grazia e da Voghera torna nella sua Orgosolo.

Da quel momento, come uomo libero, partecipa a eventi dedicati alla legalità, va in giro per le scuole sarde a parlare di carcere e riabilitazione, si propone come guida per mostrare ai turisti i luoghi più impervi del Supramonte, gli stessi che lo avevano accolto da latitante.

Il 10 giugno 2013 la nuova svolta: viene arrestato in un maxi blitz della Direzione distrettuale antimafia per traffico di droga e altri reati con 24 complici. È considerato il capo della banda insieme a Corrado Altea, Gigino Milia e Vinicio Fois, gli altri, tra cui i suoi nipoti, vanno incontro al rito abbreviato e vengono condannati nel luglio 2015 a pene tra 2 e 11 anni.

Ieri è arrivata la sentenza: Graziano Mesina è tornato così in carcere, a Badu ‘e Carros, Nuoro, lo stesso che lo aveva ospitato nel 1961 ad appena 19 anni per un tentato omicidio; gli accusatori  gli contestano di non avere mai davvero tagliato i ponti con il mondo criminale. Dalle ultime indagini è spuntato anche un piano per un nuovo sequestro di persona: la microspia sistemata a bordo della Porsche che ‘Grazianeddu’ usava per muoversi nell’Isola ha svelato un progetto per rapire l’imprenditore di Uri Gavino Satta. I nuovi piani criminali di Mesina adesso resteranno solo nella sua mente: lo attendono altri trent’anni di carcere.

Alla storia di Grazianeddu, “il più famoso bandito sardo del dopoguerra”, recita Wikipedia, sono stati dedicati film (come ‘Pelle di bandito’ di Piero Livi del 1968 e ‘Barbagia, La società del malessere’ girato da Carlo Lizzani nel 1969 con Terence Hill nel ruolo di Mesina), musica, libri; la band rap sarda Sa Razza gli ha dedicato una canzone, ‘Vero sardo G’. Abbiamo rischiato, infine, di vederlo anche in tv, protagonista dell’Isola dei Famosi nell’edizione 2009, ma all’ultimo la sua partecipazione è stata annullata per “motivi di opportunità”.

Francesca Mulas

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