Processo Dina Dore, in aula sfilano i “testimoni reticenti”

La sera del 26 marzo 2008, tra le 18,30 e le 19 – mentre Dina Dore veniva uccisa barbaramente nel suo garage e la figlioletta urlava come una disperata – molti dei residenti di via Sant’Antioco, dove si trova casa Rocca a Gavoi, rientravano a casa dopo una giornata di lavoro. In tanti sono passati di lì a quell’ora: sei dei vicini hanno deposto stasera di fronte ai giudici della Corte d’Assisi di Nuoro e tutti hanno confermato di essere passati in via Sant’Antioco a quell’ora, ma nessuno ha notato niente di strano nell’abitazione di Dina Dore. Eppure la moglie del dentista Francesco Rocca, accusato di essere il mandante dell’omicidio della moglie, ha lottato strenuamente contro gli assassini prima di morire. Non solo i vicini non hanno notato niente in casa Rocca, ma nessuno ha detto di aver visto nessun altro in quella via, proprio mentre quella sera, come loro stessi hanno confermato involontariamente, via Sant’Antioco era brulicanete di gente. Ma nessuno ha visto e sentito niente. Eccetto uno: Emiliano Cottu, 39 anni che intorno alle 18 e 40, dopo essere rincasato dal lavoro e poi uscito di nuovo, ha sentito “un urlo e un rumore, ma più che altro un lamento”.

“Ho pensato a un litigio familiare nulla di più – ha detto Cottu – quindi ho tirato dritto e sono entrato a casa”. Incalzato più volte dal Pm Danilo Tronci e dagli avvocati di parte civile e difesa, rispettivamente Mariano Delogu e Mario Lai, Emiliano Cottu non ha saputo spiegare nulla di più relativamente a quel “lamento”. Sul punto ha obiettato Mario Lai, legale di Rocca: “Un lamento di una persona in difficoltà e un urlo come se ci fosse un litigio familiare sono cose diverse molto diverse tra loro”. Il Pm ha invece contestato a Cottu il fatto che al sentire del lamento non sia seguito un intervento da parte sua e ancora ha chiesto il motivo per cui non sia andato dagli inquirenti a testimoniare ciò che aveva sentito, una volta appresa la notizia del delitto. Domande a cui Cottu non ha saputo rispondere, se non dicendo che “È stato avvisato in commissariato la mattina successiva”. E qui Cottu cade in contraddizione: in quella prima testimonianza resa agli inquirenti, la mattina del 27 marzo, poche ore dopo l’omicidio di Dina Dore, Cottu dice di non aver visto né sentito nulla, quella notte in casa Rocca.

In una seconda testimonianza, resa nel dicembre 2012 Cottu parla del “lamento e dell’urlo proveniente dalla casa di Dina Dore”. E lo fa, dopo che Francesco Rocca lo chiama in causa. Il dentista di Gavoi, mentre costruiva la propria difesa e raccontava le piste che aveva percorso per trovare l’assassino della moglie, aveva riferito agli inquirenti cià che aveva appreso dallo zio di Emiliano Cottu: e cioè che il nipote aveva sentito qualcosa. Incalzato dal Pm Emiliano Cottu racconta che Rocca lo ha avvicinato due mesi dopo la morte di Dina e gli ha raccontato ciò che sapeva. Ma nega che Rocca lo avrebbe invitato ad andare in commissariato a raccontare i fatti. Su questo punto Francesco Rocca rilascia una dichiarazione spontanea, la seconda dall’inizio del processo: “Lo dico per chi non crede che io mi stessi interessando alla morte di Dina: io mi sono mosso non appena il mio amico fraterno Tore Cottu mi ha detto che Emiliano gli aveva raccontato queste cose. Gli ho detto di andare dalla Polizia e raccontare tutto. Ho anche chiesto agli inquirenti di sentire Emiliano perché ritenevo che la sua testimonianza potesse esere utile alle indagini”.

La testimonianza di Emiliano Cottu e quella di Giorgio Cualbu, un giovane vicino di casa dei Rocca, sono state contestate più volte dal Pm che ha chiesto che gli atti dei due testimoni venissero trasmessi all’autorità giudiziaria. “Sono state raccontate bugie clamorose”, ha detto il Pm Danilo Tronci. Giorgio Cualbu è l’altro testimone reticente, secondo Tornic. All’epoca dei fatti Cualbu era uno studente di 19 anni e rientrava dagli allenamenti di calcio: “Tra le 18 e le 19 rientravo a casa dopo gli allenamenti. Non ricordo se sono passato in via Sant’Antioco in macchina o a piedi. La cosa che mi ha colpito è che la serranda in casa Rocca fosse aperta. Era una cosa insolita. Ma dentro non ho visto niente perché era buio”. Il Pm contesta duramente la dichiarazione di Cualbu perché contradditoria rispetto alla prima deposizione resa agli inquirenti in cui dice di essere passato a piedi proprio davanti a quella serranda aperta. E contesta ancora il fatto che avendo dato uno aguardo dentro non abbia visto niente. Davanti ai giudici hanno sfilato altri quattro vicini di casa dei Rocca che quella sera si sono trovati a passare a quell’ora davanti a casa Rocca. Ma non quelli che sono considerati i testimoni decisivi: i coniugi Porcu, dirimpettai di casa Rocca. Testimoni che finora non si sono presentati davanti alla Corte per motivi di salute, a cui hanno fatto seguire la certificazione medica. Oggi il presidente della Corte D’Assise di Nuoro Antonio Luigi Demuro ha deciso che manderà l’accertamento per verificare l’effettivo stato di salute dei testimoni. La prossima udienza è stata aggiornata a venerdì 13 dicembre.

Maria Giovanna Fossati

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